martedì 30 aprile 2013

DESTINO o RESILIENZA

RIFLESSI DI PSICOLOGIA QUOTIDIANA

Destino o Resilienza? 

Quale interesse a sviluppare la Resilienza di sé nei luoghi di vita…

Tutti noi “umani” abbiamo  profondamente radicato il senso di perseguire uno scopo nella vitaCosì come certo è il sentimento di voler influenzare l’ambiente interno ed esterno a noi; oppure  di raggiungere i nostri obiettivi: primo tra tutti, quello di essere accolti, amati. Anche la coerenza è un senso che profondamente ricerchiamo, volendo comprendere e prevedere gli stimoli che ci portano richieste attraverso cui arricchirci ed impegnarci saldamente. Se consideriamo questi sensi così presenti nella esperienza che facciamo con noi stessi immersi nelle relazioni sociali, ciascuno può confermare che queste profonde condizioni della nostra esistenza costituiscono le motivazioni migliori a desiderare di coltivare la condizione di RESILIENZA.

Resiliens-Resilientis, deriva dal latino e significa rimbalzare. Per milioni di anni ci siamo adattati al nostro ambiente interno ed esterno (l' ambiente interno è riferito al nostro organismo), riuscendo a ritrovare attraverso la condizione di Stress la ripresa dell’ equilibrio (omeostasi), e siamo andati oltre:ci siamo  abilitati a ricercare proprio attraverso gli sforzi dello stress dell’ambiente il suo antidoto: LA RESILIENZA.

Questa condizione ci ha consentito di trasformarci, svilupparci anche nelle circostanze più disastrose e drammatiche che ci possano capitare:nella crisi l’opportunità di crescita (crisi "dal greco krisis’-  separare" ossia momento che separa una maniera di essere da un’altra). 
Nell’idea di crisi é inclusa, allo stesso tempo, la nozione di problema e quella di superamento del problema:la crisi è tale proprio in quanto avviene questo passaggio. Siamo dunque depositari di Potenzialità che aspettano di essere messe in azione nel contesto   sociale, attraverso l’intera rete sociale nella quale siamo inseriti sin dalla formazione in seno materno e per il resto della nostra intera vita sociale. E grazie alle relazioni che abbiamo sviluppato una forma di intelligenza sociale che ci ha consentito di evolvere il nostro cervello, aumentando il nostro benessere. 
Di recente un congresso internazionale sulle neuroscienze, tenutosi con un approccio multidisciplinare, ha evidenziato quanto la cultura influenzi lo sviluppo della intelligenza, accrescendo un’area nuova chiamata corteccia prefrontale:in altre parole, grazie ad essa siamo più capaci nel prendere decisioni! E tuttavia, le culture generano modelli  e dettami. Il nostro attuale modello dominante ha privilegiato la formazione di un iper-individualismo e costruito intorno ad esso credenze, stereotipi e cristallizzazioni: relativamente ai comportamenti umani, si sono costruite distorsioni e pregiudizi che oggi devono essere  superati. Uno  è quello per il quale le persone sarebbero per carattere pessimiste, oppure ottimiste: come per un tratto di personalità, un corredo genetico! L’approccio più recente della Psicologia positiva, unitamente a ricercatori di Psicologia sociale (approccio multidisciplinare), ha da lungo tempo  studiato il comportamento delle persone nei loro luoghi, più ristretti , sociali e lavorativi, definendo che l’ottimismo e pessimismo sono  caratteristiche che si costruiscono attraverso la formazione.  


Imparare ed insegnare l’ottimismo: non si nasce ottimisti, lo si diventa  in luoghi e climi formativi, entro modalità di approccio del linguaggio e delle relazioni. Sapevate che l’ottimismo favorisce l’utilizzo di azioni per fronteggiare le richieste che l’ambiente interno/esterno pone a ciascuno di noi? (strategie di coping è il termine psicologico). Ed inoltre, potenzia le nostre capacità a reperire risorse per fare fronte allo stress e contrastarlo!


Buone nuove anche dalla risposta della nostra biochimica. La condizione di disposizione all’ottimismo influenza e produce effetti positivi sul sistema immunitario, cioè aumenta le nostre difese; migliora il nostro sistema cardiovascolare e ci fa funzionare meglio nelle risposte di adattamento allo stress.

Un altro potente pregiudizio è relativo all’Auto-stima. Sentiamo spesso dire “non ho auto-stima”. Oppure se ne parla troppo, senza cogliere effettivamente quale condizione essa rappresenti.La parola auto- stima è scomponibile in” stima di sé” e significa proprio “valorizzazione”; è uno stato dinamico. Si costruisce con elementi cognitivi che sostengono la valorizzazione di sé, con l’accettazione delle proprie caratteristiche e la conseguente conoscenza dei propri punti di forza/debolezza.

L’Auto-stima è  ha anch’essa una caratteristica che correda la RESILIENZA: ha una buona influenza sulla regolazione di sé e favorisce l’utilizzo di strategie di coping, potenziando le capacità di reperire risorse per controllare lo Stress.

Il pensiero positivo Un pregiudizio consistente  riguarda questa caratteristica: l’errore di fondo è la dicotomia del pensare buono, pensare cattivo: siamo noi, e la nostra cultura, a determinare ciò che viene rappresentato come bene e ciò che, invece, corrisponde a male.Di fatto, con il nostro cervello abilitato ed evoluto siamo “strutturati” a pensare di pensare. Cambiare percorso mentale è possibile .Se affermo ”non riesco”, prima di non riuscire ”devo pensare prima a riuscire!”

Il pensiero positivo conviene, unitamente all’auto-stima allottimismo e alla soddisfazione di vita: la predisposizione positiva di se stessi, della propria vita e futuro, sono risorse efficaci di resilienza, svolgendo, così, una funzione protettiva dallo sviluppo di sintomi depressivi.
















Il vigore, l’intraprendenza ed il coraggio,
costituiscono lHARDINESS, ovverosia, altro gruppo di caratteristiche resilienti. Una bella notizia? In natura non esiste il coraggio: esiste, invece, la paura. Quante volte vi sarà capitato di avere paura? E pensate quanto spesso la si eviti, la paura! Infatti, l’evitamento  è l’atteggiamento/modalità dominante della nostra cultura, che tipicamente la mantiene ed aumenta, proprio evitandola; sviluppando come suo effetto l'ansia. Esporsi a ciò che fa paura o a quanto si teme, aiuta a sviluppare coraggio e a diventare Audaci”.

Questa triplice modalità di resilienza, lHARDINESS , contiene anche l’impegno a promuoverci, ad andare verso le cose/situazioni, così come a saper decodificare il cambiamento in termini di minaccia/opportunità. Nell’HARDINESS troviamo la componente dei valori, legata alla nostra ricerca di senso o dimensione di senso, che agisce da moderatore degli effetti dello stress, sia sulla nostra salute, sia sulla promozione del nostro benessere psico-fisico.

Nel senso di coerenza, altra risorsa di RESILIENZA,  ciò che emerge è un sentimento di confidenza diffusa, duratura, ma anche dinamica, nella percezione che gli stimoli interni/esterni siano comprensibili; che le  risorse per fronteggiare efficacemente le richieste dell’ambiente siano accessibili e, che queste richieste pongano sfide importanti ed impegnative.



Un’ultima riflessione è sulla GIOIA: spessissimo, quasi sempre ed in tutte le epoche, la felicità e la sua ricerca sono diventate paradossali, se per esse si è immaginato o sperato una vita in assenza di dolori, piena di ricchezza; privilegi; bellezza  e perfezione!
La parola felicità va “riformulata” e ripensata: forse, sarebbe più semplice invertire l’espressione ”la ricerca della felicità con la felicità della ricerca!”. (Molti ricercatori sono giunti a tale conclusione).
Io preferisco parlare di gioia e di curiosità: infatti, è così che ’l’esercizio alla gioia può diventare una semplice azione, che ci attiva una risorsa efficace di resilienza.La gioia e curiosità le ritroviamo in natura nei colori, negli odori, nell’ascolto di ogni elemento presente (piante, animali); nello spettacolo che il nostro sguardo è in grado di trovarvi! Al costo di fermarsi.  FERMARSI!...anche questa è una caratteristica di RESILIENZA.
E a chi di voi mi legge pensasse Non posso fermarmi”, “Ma come posso fermarmi?” oppure “Non è possibile…”, chiederei  soltanto  di considerare che è possibile perché possiamo cambiare e perché nulla che ci riguardi è assoluto: cambia il contesto nel quale ci troviamo e siamo immediatamente pronti a cambiare! Perché siamo stati evolutivamente allenati a cambiare. Sappiamo cambiare! Quando affermate  che non è possibile cambiare, è semplicemente perché avete fermato le vostre idee su voi, sugli altri, sul mondo (come una diapositiva, oppure un’immagine prevalente che cattura la vostra attenzione). Eppure, immaginare è una condizione che ben conosciamo: siamo l’unico essere in natura che “Immagina” e quindi costruisce ciò che ha immaginato.Anche soltanto nella mente...



Chi vuole approfondire il tema "Resilienza” mi contatti al:
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e-mail info@atsproblemsolving.it


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del 07 Marzo 2001. Inoltre le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e valutate di pubblico dominio. Qualora il loro utilizzo violasse diritti d’autore scrivete una mail al seguente indirizzo annamaria.agnano@gmail.com e le immagini in questione verranno immediatamente rimosse.
                                             

mercoledì 24 aprile 2013

QUANDO L'AMORE DIVENTA ESTREMO




RIFLESSI DI PSICOLOGIA QUOTIDIANA

Ti adoro, ma poi ti disintegro! Quando l’amore diventa estremo...                                               
Istantanea di una patologia amorosa.

Cosa succede al rapporto d’amore quando comincia con un uomo che adora la sua donna? L’innamoramento è uno stato di grazia! Il cuore batte accelerato, l’adrenalina viaggia forte, i feromoni attivano il desiderio! I due innamorati sono presi e vivono una condizione davvero esclusiva: da sempre questo è l’amore!
Ma cosa succede quando l’amore si manifesta come adorazione da parte di un uomo per la sua donna e che, poi, finisce con il tradursi in violenza psicologica e o fisica?
L’esclusività è un fenomeno della vita amorosa: i due innamorati vogliono godere dello spazio e del tempo dell’altro. Tuttavia, può accadere che questa esclusività si protragga oltre al suo tempo diciamo pure fisiologico, ossia tipico della prima fase di innamoramento! Quando diventa gelosia e  possesso, si apre ad una “dinamica di controllo” nella quale lui chiede che lei si impegni e dimostri che tiene al suo amore! E lei aderisce a questa richiesta, adulata dal desiderio dell’amato; orgogliosa  di essere oggetto di passione. E pertanto pronta a “sacrificare” cose  e parti di sè! 
“Mi chiese di rinunciare allo sport che per me era molto importante. Mi disse che il nostro amore veniva prima di ogni altra cosa…! Ed io rinunciai perché pensavo che era ora di fare altre scelte e sì, certo, anche di dargli la prova d’amore!” Così racconta una giovane donna che in terapia ha portato una storia amara e traumatica di violenza domestica.
"Mi adorava letteralmente, mi inviava messaggi  continui in cui mi diceva che ero soltanto sua e lui mio. E che il nostro amore sarebbe stato eterno!”
L’adorazione fa pensare alla sacralità del gesto adorante: si adora nella dimensione religiosa, ove il rapporto con la presenza adorante è giustificato dalla fede che l’altro sia un essere superiore, divino!
Ma agli umani cosa succede se si innesca una dinamica simile? Uno dei meccanismi può essere la proiezione di una immagine femminile ideale cui la persona rivolge la sua attenzione e che diventa riferimento rispetto alla donna in carne ed ossa, che quindi finisce con l’essere identificata con il suo modello. Perciò nel rapporto che si stabilisce tra i due, l'idealizzazione di lei entra nella relazione amorosa con-fondendola, sottraendole spazio ed energia, ossidandola.
“Mi voleva tutta per sé , mi chiedeva di non mettermi quel certo abito perché sarei stata appariscente e lui voleva che lo fossi solo per lui! All’inizio ne ero veramente fiera, sentivo di essere unica per lui! Poi pian piano cominciai a sentirmene infastidita. Sentivo che reggevo al confronto con qualcosa che non ero io” Questo mi diceva una donna  che ha dovuto riformulare il suo vissuto di un amore violento.
Tu sei la cosa più importante per me, senza di te non valgo niente, non sono nessuno! Tu sei la mia vita! ...Tu sei meravigliosa, non cambiare mai!Poi questa preghiera cominciò a diventare una specie di comando. ”Se mi ami me lo devi dimostrare così”  E così mi resi conto che mi chiedeva di confermare i miei sentimenti continuamente, come se solo aderendo alle sue richieste, questi stessi potessero esistere! Ed io  diventavo sempre più brava a rispondere ai suoi bisogni continui…più vi aderivo, più mi avanzava richieste. Finii veramente con
l’ andare oltre ai miei limiti…E sentivo che questo non era giusto per me e intuivo anche che così non poteva essere amore!

L’amore è diventato estremo e le donne lo sentono in tutto il dramma che si apre alla loro vita. La richiesta è essa stessa estrema, dal momento che siamo già pienamente in una dinamica di controllo.  
“Io ho bisogno che tu mi confermi i tuoi sentimenti e ti pongo ad un bivio: se tu mi ami devi fare questo per me…altrimenti vuol dire che non mi ami abbastanza”. Se lei lo farà allora si sarà innescata una richiesta ad escalation: “più fai più ti chiederò di fare; se non lo fai non mi ami abbastanza” Questo è un tipico legame paradossale.E siamo ben lontani da un sentimento semplice di un rapporto autentico di scambi, nel quale attraverso il gesto, l’empatia del dare piacere all’amato/amata, si realizza l’amore che riempie la vita come energia pura.
Il legame è già diventato complesso e siamo dunque ad un livello di conflitto che presto, quando questo legame dovesse formalizzarsi con un matrimonio, piuttosto che con una convivenza, solcherà affetto e desiderio, snaturandoli del tutto. Sviluppando dinamiche pesanti e crescenti, verso una spirale drammatica!
Il controllo nella coppia amorosa altera la relazione: “Se aderisci e ti controllo, tu sarai anche una risposta alle mie ansie e quindi, nella tua risposta, troverò aiuto e conforto. Perciò "da che sono io che esercito il controllo, poi divento legato a doppio filo: tu mi rassicuri, mi togli le ansie”. L'’altra è diventata esattamente come accade quando un adulto si pone verso un bambino: ossia si stabilisce una dinamica di uno che sta sopra ed uno che sta sotto ("one up and one down" ); in altre parole si stabilisce una dipendenza. 
Solo che in una coppia amorosa, questa dinamica prende il posto della relazione. Ormai l’amore non esiste: vi è posto solo per il passo successivo di un gioco che si fa infinito !
Poiché non sei divina, poiché non potrai rispondere a tutte le mie ansie, ed anche ”Più rispondi, più mi apro alle ansie”…comincerò a demolire la tua perfezione. Sei fallibile, sei imperfetta…sino a che un giorno scopro che sei fonte stessa della mia ansia!"   
Siamo ormai a livelli complessi. Le scene quotidiane relazionali, i legami parentali, la convivenza ed i cambiamenti (per esempio la nascita di un figlio), diventano “alimento e nutrimento” della dinamica conflittuale nella coppia.
Già! "Perché inevitabilmente appena potevo, cercavo di sottrarmi a quel legame asfissiante ormai!  Se prima volentieri non mettevo un capo particolare, poi cominciai a farlo volontariamente. Cominciai a pensare non mi puoi chiedere di abbruttirmi. Allora sei un egoista…C’ è qualcosa che non va!" In questo caso, lei dunque non è più disposta ad aderire ai bisogni assoluti di lui e negandoli, diventa fonte di ansia. Ella non è più in grado di confermare nulla!  
 Il conflitto ormai è in atto e potrà prendere una volta  ad escalation: esattamente come prima ” Se lei non aderisce più… allora avevo ragione a pensare che non mi amava”. L’amore così disintegrato, percepito come disintegrante, quindi deve disintegrare l’amata -adorata; il proprio "oggetto appagante" prima, che ora è divenuto fonte d’angoscia. E se prima lui poteva esercitare controllo, adesso si sente controllato e quindi, perde il controllo! E questo, drammaticamente, lo pone dall'altro estremo dell'adorazione, la disintegrazione!   
Questa è solo un’istantanea di una situazione che degenererà in violenza. L’amore estremo si apre verso un vortice di violenza.

Dott. Annamaria Agnano
Sociologa, Psicologa e Psicoterapeuta 
Esperta di conflitti relazionali e Comunicazione strategica


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martedì 23 aprile 2013

RESILIENZA e LEADERSHIP INTEGRALE©



VITA PRATICA IN AZIENDA


LEADERSHIP INTEGRALE©
Contro lo stress Aziendale… il suo antidoto: la RESILIENZA, per cavalcare i mutamenti di un processo inevitabile.

Oggi chi si occupa di management, impresa, business; di competitività e sviluppo del prodotto, nella condizione di stress generatasi dagli scenari degli ultimi anni “globali”, deve “conoscere” e sapere che dentro alla sua organizzazione (fatta da persone entro relazioni interpersonali), è potenziale una risorsa, la RESILIENZA.


La RESILIENZA é uno stato di risorse potenzialmente presente nelle organizzazioni, tuttavia essa viene ignorata perché é sconosciuta.

La parola, dal latino “resilire” ossia rimbalzare,  nel vocabolario psicologico viene indicata come condizione antidoto allo stress. La parola stress, mutuata dal linguaggio tecnologico, si riferisce all’azione di una forza che deforma un corpo; invece dalla fisica, resilienza di un materiale ne indica la capacità di resistenza ad urti improvvisi e capace di non spezzarsi, senza riceverne incrinature. In quanto antidoto allo stress, la condizione di resilienza la riferiamo a capacità non solo di adattarsi allo stress senza ammalarsi, quanto anche a promuovere lo sviluppo della persona pur in situazioni drammatiche e disperate. 

Ricordiamo che gli studi sulla resilienza iniziano per opera di Aaron Antonovsky nel dopoguerra, in particolare con studi sui sopravvissuti ai lager. Il suo lavoro oggi trova continuità di senso nella Positivy Psychology, un movimento di studiosi che ricercano ed indagano le caratteristiche di un buon funzionamento psicologico, ossia delle risorse  di cui le persone dispongono nel rispondere alle sfide della vita. L’applicazione di questi studi ha fornito diversi contributi interessanti alle organizzazioni. 
Su questi presupposti emerge che le aziende oggi più che mai interessate a scoprire nuove risorse per la loro competitività, hanno un forte interesse ed utilità ad identificare le azioni dirette a rilevare e rafforzare le risorse di resilienza al proprio interno, al fine di incrementarne il benessere.  Infatti i tanti studi ci rilevano che:

i Capi resilienti hanno maggiore efficacia professionale e personale; esprimono una leadership più convincente; sono capi e persone più serene ed in salute;
i dipendenti collaboratori resilienti, partecipano più attivamente; si ammalano poco e quindi si assentano meno; sono più abili ed efficaci a ricoprire il loro ruolo e si impegnano maggiormente nel perseguire gli obiettivi loro dati.Sono più abili a risolvere problemi.
La selezione di figure responsabili resilienti è una strategia aziendale alta per l’intera organizzazione, perché esse saranno in grado di arricchire  e produrre benessere per l’azienda e per le persone che vi collaborano. 
Lo Studio AGNANO da lunghi anni si occupa di sviluppo motivazionale* e dei potenziali (resilienza, intelligenza emotiva, hardiness), ossia di risorse poco conosciute o da pochi conosciute,, e che tuttavia oggi rappresentano risorse innovative, in quanto attraverso la ricerca di lunga data della Positive Psychology, e più ancora, dei modelli di Positive Organizational Scholarship, che in particolare sono orientati a valorizzare i fenomeni positivi nelle organizzazioni, conosciamo la relazione positiva che vi è tra tali risorse e la riduzione di stress presente in  qualsiasi cambiamento tecnologico innovativo, o riorganizzativo (di riduzione/taglio dei costi aziendali).



La metodologia* LEADERSHIP INTEGRALE© viene applicata ai processi di sviluppo organizzativo nella finalità di ridurre lo stress; ridurne i suoi costi; sviluppare benessere organizzativo; aumentare la competitività;valorizzare esperienze positive individuate.
Misurare la propria leadership ed intelligenza emotiva è un obiettivo semplice dal quale partire per:

* definire il proprio profilo aziendale;                                         
* stabilire una performance desiderata                                      
* acquisire strumenti utili per raggiungere gli obiettivi definiti 
* dare supporti per un percorso individuale e o aziendale verso ulteriori performances richieste o che emergano come desiderabili.  

Attraverso un questionario validato, di agile somministrazione, lo Studio Agnano che pratica la psicologia positiva, guida Aziendalisti e Managers, interessati a scoprire profili organizzativi, verso la ricerca di NUOVE RISORSE AZIENDALI per la propria organizzazione.   

Per informazioni Vi invitiamo a rivolgerVi alla nostra sede a Campogalliano (Modena), oppure a scriverci. 
Tel. 3357112814 -3488017093 
www.annamariagnano.blogspot.com

Da Vita pratica in azienda.


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