lunedì 28 ottobre 2013

LA PSICOLOGIA DEL BEN...ESSERE



LA PSICOLOGIA DEL "BEN...ESSERE"

Cari amici che mi leggerete, voglio partire da lontano per arrivare molto vicino a ciascuno di Voi!
Domenica scorsa, dal Fatto Quotidiano, relativamente ad un articolo sulla libreria Bocca di Milano, veniva ripresa la fotografia della scritta che i librai, padre e i due figli, hanno apposto sulla vetrina
" La crisi rischia di farci chiudere. Sostieni la più antica libreria d'Italia regalandoti un libro".
La risposta delle persone è stata immediata: si sono sentite coinvolte e solidali. Al punto che, da allora e ogni giorno, la libreria sta realizzando acquisti per 2500 euro. "Così continuando -dice il libraio padre commosso-  non chiuderemo più!"
Questo messaggio per uno Psicologo positivo, rappresenta un invito a leggere qualcosa oltre alla risposta solidale delle persone, o alla emozione dei librai titolari che pensano di stare sognando!
Infatti, come accade allo scienziato che "mette una lente di ingrandimento" al suo oggetto di studio, allo stesso modo, la Psicologia Positiva rileverebbe in quell'evento di richiesta di solidarietà ben risposta la capacità di altruismo, di civiltà, di responsabilità da parte delle persone tutte che hanno aderito all'acquisto; della richiesta da parte dei librai, coglierebbe tratti individuali di coraggio (a rendere pubblica la grave difficoltà di chiudere la propria libreria); di abilità nel comunicare semplicemente ma in modo efficace, cogliendo nel segno del messaggio( invocare il sostegno alla più antica libreria d'Italia), di ottimismo e speranza( verso un'alternativa alla chiusura).
Chi vorrà approfondire , potrà leggere precedenti post: resilienza e leadership integrale © del 23/04/13 "destino o resilienza" del 30/04/13; "cambiamento ed emozioni" del 7/05/13.


Da dove siamo partiti
 Il 2° conflitto mondiale in America, in particolare a partire dallo studio del sociologo israeliano A. Antonovsky sugli ebrei prigionieri dei lager(1979), divenne un periodo interessante per la ricerca psicologica che studiò gli effetti della guerra e le risposte osservate (Seligman  e Csikszentmihalyi 2000): le persone sottoposte agli stessi eventi drammatici, con perdite subite (perdita del lavoro, della casa dei soldi e dei sostegni sociali, dello status),  reagivano in modi opposti. Chi finiva in depressione e sfiducia; chi, al contrario, manteneva uno stato di forza e di serenità! Dunque, si chiesero i ricercatori, cosa produceva queste opposte reazioni che la psicoanalisi e la psicologia non poterono spiegarsi data la loro "visione" patologica" e della cura: mentre la via aperta dagli studiosi li ri-orientava verso una psicologia positiva che trovasse risposte scientifiche dei tratti individuali e dei gruppi nelle diverse organizzazioni sociali e che facesse individuare i fattori predittivi e quindi conducesse ad una psicologia preventiva, in grado, ossia di prevenire la malattia. In questa visione, le persone erano attori capaci di scegliere ed essere efficaci, (A.Bandura, 1996) anche in condizioni estreme, utilizzando risorse e forze (coping, termine che già con A.Antonovsky venne usato per riferirsi  ai"modi" per affrontare lo stress) e che Seligman definì "forze cuscinetto", attraverso cui le persone riuscivano a resistere e contrastare gli eventi stressanti.

La psicologia positiva ha dunque l'obiettivo di studiare ed individuare i tratti della persona e del gruppo, inteso come aggregato di persone che in qualsiasi organizzazione sociale si costituisce, e di ampliare le competenze, proprio sviluppando i potenziali che ciascuna persona porta in sè come talenti da sviluppare. Il Dott. Martin Seligman sarà lo stesso autore di un testo molto interessante che vi suggerisco di leggere"Imparare l'ottimismo". Lo sviluppo della Psicologia positiva ci dà la visione dell'influenza di stili di sviluppo, di adattamenti, secondo cui ogni persona"costruisce" la propria realtà come una realtà soggettiva. Su di essa l'esperienza di qualsiasi evento, situazione, relazione, risulta una rappresentazione soggettiva, in base all'esperienza percettivo-sensoriale fatta di percezioni,  attribuzioni , cognizioni, sentimenti ed emozioni che agisce in ogni situazione alla quale"adattarsi".Pertanto, anche l'adattamento risponde a modi strettamente soggettivi, così come la risposta allo stress.


Abbiamo bisogno di sviluppare una psicologia positiva nel nostro quotidiano che sviluppi il benessere
Mi capita sempre più frequentemente di ascoltare le persone nel corso del quotidiano; il loro modo di pensare accompagnato dall'enfasi delle loro emozioni.; nel lamento o giudizio, nell'intolleranza con cui si condisce un evento letto dal giornale o sentito per televisione. Oppure, nel racconto che si fa mentre si fa la fila in farmacia o alla cassa di un qualsiasi negozio; nei commenti o nel silenzio. E non si immagina la portata del linguaggio nella costruzione del senso con cui poi si attribuisce a cose, eventi e a persone la propria opinione che si basa puramente su quella esperienza (che prima dicevo essere soggettiva). Quanto spesso le sensazioni momentanee "globalizzano" l'attenzione che così seleziona ed esclude; così come i sentimenti, a cui viene assegnata una parte sempre più urgente e totalizzante: quanto spesso le relazioni vengono bruciate in questo modo? Certo, nessuna di queste conversazioni (intime o con gli altri), modi di esprimersi, di dire o riportare nei luoghi dove ci si incontra, al lavoro o con gli amici, è "patologica; non c'è in esse un disagio che debba richiedere una consulenza  con lo psicologo e nemmeno richiede un intervento di "cura" così come si pensa debba esserci in presenza di ansia o panico( e spesso anche con timore e senza essere ben informati più completamente sulle figure a cui affidarsi  !) ( puoi approfondire leggendo mio post "Quando affidarsi ad una buona psicoterapia" dell'11/06/13)
Possono proprio essere le quotidiane, quelle situazioni e condizioni in cui la Psicologia avanzata ed applicativa, dispone il suo intervento nell'incrementare le risorse positive, latenti e potenziali di cui siamo portatori: la nostra resilienza!

Imparare a conoscere quanto l'applicazione della psicologia positiva si riversi nel proprio quotidiano di vita, sostituendo modalità ormai ripetitive e poco efficaci dentro alle relazioni  con gli altri, con se stessi; apprendendo a mettere in atto nuove modalità per farle avanzare nella loro accresciuta abilità ad arricchirsi, dare un senso più ampio e profondo della vita.
Cosa che ci tiene sulla nostra rotta, motivati dallo scopo che ci ispira.Consapevoli del come non farci sorprendere dalla tempesta, attenti, invece, ad usarne la forza!

Alcune applicazioni, come la *Programmazione neuro-linguistica, dispongono di queste modalità: attraverso la presa di consapevolezza del linguaggio; del suo contenuto e della relazione che nei messaggi si trasmettono; nell'empatia che si sprigiona nell'avvicinarsi all'altro, sapendo cogliere il suo modo e stile mentale; nel gestire un conflitto e soprattutto, abilitandosi ad una ricerca più semplice e diretta, lasciando le zavorre del giudizio e pregiudizio.
Il *Modello Strategico favorisce la scoperta e comprensione delle tentate soluzioni che irrigidiscono schemi disfunzionali. Interessante è scoprire come funzionano gli schemi mentali con cui elaboriamo la nostra esperienza percettiva.
*Il Modello Leadership Integrale©supporta e favorisce lo sviluppo di abilità di comunicazione strategica con se stessi e gli altri; con attenzione al linguaggio"emozionale" integrato alla parola; la crescita creativa attraverso il gruppo. 





A presto! La vostra Annamaria


Per approfondimenti cui sei interessato, puoi scrivermi al mio indirizzo mail
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del 07 Marzo 2001. Inoltre le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e valutate di pubblico dominio. Qualora il loro utilizzo violasse diritti d’autore scrivete una mail al seguente indirizzo annamaria.agnano@gmail.com e le immagini in questione verranno immediatamente rimosse.
                                                                                                                        





lunedì 21 ottobre 2013

CINEMA E TERAPIA:COL FIATO SOSPESO



CINEMA e TERAPIA
CON IL FIATO SOSPESO "VERTIGO"- LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE-

Nelle sale cinematografiche, dal 21 al 23 Ottobre, verrà ripresentato in hd la famosa pellicola Vertigo o "La donna che visse due volte" di Alfred Hitchcock, un thriller psicologico e drammatico che voglio rivisitare con voi perché in questo film, tratto dal racconto di Pierre Boileau e Thomas Narcejac, sono trattati alcuni temi della psicologia e psicoterapia che mi interessa molto esplorare con voi, sperando di suscitare anche il vostro interesse. Vi devo subito confidare che ho una vera passione per A.Hitchcock e ritengo che le sue regie siano dei capolavori psicologici, con le sue raffinatissime abilità nel costruire vortici ed escalation di totale presa sullo spettatore. 
Lasciandovi la bella opportunità di andare a vedervi questo appassionante film, e o anche di leggervi la bella recenzione a cura di FRANCESCA DRUIDI, io passo subito alla mia lettura psicologica più ampia.
L'avvocato e poliziotto John Ferguson, Scottie per gli amici, soffre di vertigini (durante un inseguimento sui tetti dei grattacieli di San Francisco, aggrappato ad una grondaia, sospeso nel vuoto, aveva visto un collega precipitare al suolo nel tentativo di salvarlo). 

Siamo già in una condizione di risposta traumatica per lo stress subito, che lo conduce alle manifestazioni che lo accompagneranno nella trama del film a fare i conti con le sue vertigini. Nel nostro mondo terapeutico, le vertigini prendono il nome di acrofobia: da  ákron, "cima, sommità" e , phóbos, "paura", ossia avere paura delle altezze. 
La paura delle altezze è una delle più arcaiche forme di adattamento  presenti in quasi tutti gli esseri viventi. Tuttavia,  quando la soglia di adattamento viene superata, si apre un problema invalidante. Infatti, chi soffre di questa fobia teme le altezze e precisamente ciò che si verifica è  un'alterazione percettiva che porta la persona a sovrastimare le misure ; quindi, a viverlo come problema che limita la sua vita con i sintomi estremamente ansiosi che la percezione del vuoto determina – tremore, tachicardia, sudorazione, “testa vuota”, disorientamento; l’apparente “dissociazione” mentale obbligandola ,così, a rinunciare, evitando situazioni desiderate o importanti e necessarie della sua vita.
Nel film vediamo il protagonista, Scottie F. quando, smesso l'abito di poliziotto, per evitare di tornare al suo passato traumatico (questa è già una soluzione di "evitamento" rispetto all'angoscia che sente per la morte del collega), accetta di indagare per conto di un suo ex compagno di scuola, Elster; che lo incarica di pedinare sua moglie per la grave crisi di identità cui è sottoposta.L'uomo gli svelerà che la donna, Madeleine, sembra completamente prigioniera di una reincarnazione nello spirito della bisnonna, morta a 26 anni, suicida. S.F. comincerà quindi a seguirla e le vedrà fare azioni insolite e strane, come per esempio sostare davanti al quadro della bisnonna, esposto in un museo, completamente ipnotizzata. Come anche vestirsi come lei, indossarne i gioielli; pettinarsi come lei, sino a identificarsi completamente: tanto che, dopo un primo tentativo di suicidio, una seconda volta si lancerà nel vuoto da un campanile di una chiesa.

La scena che vediamo, quella della tromba delle scale su cui la donna sale per gettarsi nel vuoto, è strepitosa (l'effetto tecnico molto sofisticato, crea una suspense altissima che vi suggerisco di provare !) Quello cui però vediamo che accade al protagonista, con il fiato sospeso, è che proprio per le vertigini di cui soffre, pur inseguendola, non potrà salire con lei sino al campanile: colto dai sintomi "vertiginosi", infatti, non potrà impedire alla donna amata (  tra i due è scoppiata la passione), di fare il gesto definitivo.
Questo secondo evento traumatico lo condurrà ad una profonda crisi depressiva: stavolta il senso di colpa lo schiaccia e  la risposta depressiva lo conduce a fermare la sua esistenza per un anno. 








Alcuni Modelli Psicologici della depressione

Nel Modello Psicodinamico, Freud, concepiva la "depressione come rabbia rivolta verso se stessi" e ne associava l'origine al lutto non elaborato per le perdite subite nell'infanzia(rifiuto da parte del genitore, o reale morte di uno o di entrambi). Nel modello cognitivista, di Aaron T.Beck, la terapia cognitivista vede nel depresso distorsioni cognitive ( cognizione è un pensiero) in aree specifiche, con errori di pensiero. La distorsione cognitiva ed il pensiero acritico sono alla base della depressione: il dott. Martin Seligman, parla di "impotenza appresa" un modello importante da lui sviluppato e portato avanti con la ricerca.
Un altro modello variante di quello cognititvo, riguarda lo "stile di attribuzione": i significati che attribuiamo ai comportamenti degli altri, ed il modo in cui spieghiamo gli eventi della vita. Nell'attribuzione di significato vi è un potenziale depressogeno(se attribuiamo significati negativi!) 
Per il Modello Comportamentale  il concetto base è che si tende a ripetere ciò che conduce a ricompense ed a evitare ciò che porta punizioni: il nostro comportamento determina le esperienze che perseguiamo e quelle che evitiamo, la qualità delle interazioni con gli altri, il corso che daremo alle azioni e la possibiltà di riuscita.
Secondo il Modello Interpersonale, la depressione è spesso causata da problemi relazionali, anche se è vero  che problemi relazionali possono essere cause della depressione: la morte di un coniuge; abusi ed abbandoni; divorzi e separazioni; sfiducia e risentimenti,isolamento; sono fenomeni che  accadono dentro alle relazioni affettive ed è questo il territorio di intervento di questo modello.
Infine voglio citare il Modello Costruttivista,ed il Modello di Terapia breve strategica ( quello a cui io stessa mi sono formata) che considerano il feedback e le tentate soluzioni che le persone trovano o con cui rispondono ai problemi che si trovano a fronteggiare: per noi terapeuti di questo modello, indagare la depressione significa cercare le tentate soluzioni personali di chi è depresso e di quelle dei loro familiari. 

AUTO-PROFEZIE VERIFICANTESI E L'EFFETTO PIGMALIONE*

Una seconda, interessante attenzione alla trama del film "Vertigo" , io la pongo all'interno di una particolare lettura che Il professore rumeno, Victor I.Stoichita, autore di un saggio sul “simulacro”, componente fondamentale dell’immaginario occidentale, ha esaminato del film La donna che visse due volte, come esempio di assunzione cinematografica del mito di Pigmalione, il mito fondatore del simulacro.
«Ti ha forse istruita? Ti ha fatto provare» chiede rabbiosamente Scottie a Judy riferendosi a Elster, che avrebbe ingaggiato la donna in quanto sosia di sua moglie Madleine, proprio per poterla uccidere. In Vertigo, Elster e lo stesso Scottie si costituiscono in due momenti diversi del film i "pigmalioni" di Judy e nel finale, sarà lo stesso Scottie, nel tentativo di riportare in vita la donna amata, a farle assumere le medesime sembianze: colore dei capelli, modo di vestire, le tinte da lei usate, gli stessi gioielli: il miracolo di Judy che rinasce, si ricrea nelle sembianze dell'altra!
Rinnovando la proposta di guardarvi il film perché così potrete entrare voi stessi" nelle trame avvincenti della trama "(e credo che se anche lo avete visto, rivederlo in hd deve essere molto coinvolgente!), passo al mio compito di svelarvi il mito di Pigmalione.  
Nella Psicologia sociale, dove viene detto anche Effetto" Rosenthal"  dall'autore che lo studiò (Robert Rosenthal) nel 1966 o Auto-profezia verificantesi( Paul Watzlawick), 
Semplificando, la nostra aspettativa relativa al comportamento (di un altro) può diventare predizione: se ci aspettiamo una persona simpatica,il modo in cui la trattiamo può contribuire a renderla piacevole; se ci aspettiamo una antipatica,il nostro modo di accostarci può contribuire a renderla sgradevole. E' questa sorta di previsione attiva, che viene detta profezia autoverificantesi(P.Watzlawick).



La Ricerca del Dott.Robert Rosenthal sull'autorealizzazione delle previsioni 
interpersonali.*
"Nel 1966, negli Stati Uniti, Robert Rosenthal e la psicologa, Leonore Jacobson fecero una ricerca sul "fenomeno delle aspettative degli insegnanti verso i loro alunni".
I due studiosi vollero valutare l'effetto delle aspettative del docente, conducendo una ricerca in cui i docenti erano portati a credere, all'inizio dell'anno scolastico, che da alcuni dei loro allievi potevano aspettarsi un forte miglioramento durante l'anno, basandosi su test cui gli allievi erano stati sottoposti alla fine del corso precedente: in realtà, gli studenti che erano stati definiti come «allievi da cui ci si poteva aspettare un forte miglioramento», erano stati scelti sulla base della semplice casualità.I due studiosi volevano validare la tesi che "all’interno di una classe scolastica i bambini che hanno un profitto più alto sono quelli da cui l’insegnante si aspetta un maggiore sviluppo intellettuale".
 "A distanza di alcuni mesi dall’inizio dell'esperimento, gli insegnanti  indicarono che  lo sviluppo cognitivo di quegli allievi fosse progredito in misura maggiore rispetto agli altri alunni. Di fatto, la differenza tra i bambini del gruppo sperimentale e il gruppo di controllo esisteva soltanto nella mente dell’insegnante".
Il concetto principale della ricerca è quello di «profezia che si auto-adempie» e cioè: la predizione fatta da una persona sul comportamento di un'altra persona finisce, in un modo o nell'altro, per realizzarsi.

Quando è successo anche a voi di trovarvi in una situazione di una vostra auto-profezia verificantesi? Eravate in una situazione nuova, oppure vi avevano parlato di una persona  che ancora non conoscevate e voi vi siete fatti quella certa aspettativa che poi, nella realtà, è avvenuta per davvero. Oppure voi stessi siete stati designati da un'autoprofezia di altri...?

Me lo raccontate? Vi aspetto! 
Attendo un tuo contributo anche sulle emozioni provate attraverso "VERTIGO"!

A presto. La Vostra AnnamariA
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Bibliografie che vi suggerisco; siti e fonti da cui  da cui ho tratto spunti ed informazioni: 
Michael D.Yapko- Rompere gli schemi della depressione-  (ed Ponte alle Grazie)
L'effetto Pigmalione  di Emanuela Bagetto
www.movieplayer.it

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giovedì 10 ottobre 2013

IL DOLORE FIBROMIALGICO




IL DOLORE FIBROMIALGICO


L'approccio multimodale nella diagnosi di fibromialgia appare, oggi, una scelta strategica, dal momento che aumenta le possibilità di interventi terapeutici interessanti e promettenti per questa patologia che, negli ultimi 10 anni, è stata meglio osservata e per questo è più conosciuta.

 Gli studi sulle cause molteplici di questa patologia evidenziano per lo più cause legate ad eventi stressanti (traumi psicologici e fisici, lutti, malattia). 

* Una parte di studi considera le alterazioni dei mediatori chimici  (neurotrasmettitori e sostanze ormonali);
* studi diversi, invece, pongono attenzione alle alterazioni del sonno e quindi della muscolatura (infatti la fibromialgia interessa i muscoli e le loro  inserzioni sulle strutture articolari, provocando dolore diffuso, affaticamento  ed alterazione del sonno), in seguito a ripetuti microtraumi  per i quali si  verificherebbe una diminuzione di sopportazione del dolore. 
   
Dal punto di vista dello psicologo, 
si apre sia la via del supporto psicologico, sia quella della psicoterapia, due soluzioni che possono contribuire positivamente ed in modi diversi, ad affrontare il dolore fibromialgico.  E' proprio in questa visione specialistica che, in particolare, ho voluto approfondire l'aspetto del dolore specifico.

Infatti, per noi diventa interessante la reazione della persona al dolore e nel momento in cui le viene fatta la diagnosi : per i meccanismi di autopercezione degli eventi traumatici, infatti,si possono produrre risposte circolari, per cui la risposta al dolore potrebbe aumentare il dolore stesso. Come pure, provocare risposte depressive quali effetti della propria percezione di sé rispetto alla malattia; relativamente agli altri con cui si relaziona ( che a loro volta reagiscono, stabilendo così intrecci tra reazioni diverse). 

Perché, come spesso accade in qualsiasi situazione-evento che possa provocare un impatto sulla percezione di se stessi, come lo è una diagnosi fibromialgica, l'effetto sulla persona diventa circolare e quindi, può diventare causa; dentro ad una sorta di circuito reattivo che tende a stabilire risposte di aumentato dolore e di disagio, se non di conflitto con gli altri quando chi le sta intorno, tende a sottovalutare o a sdrammatizzare il dolore comunicato.

Gli interventi psicologici sono orientati 
al supporto alla persona in rapporto al cambiamento di vita percepito rispetto alla malattia (in rapporto al proprio corpo, alle persone con cui essa vive; al proprio lavoro, alle relazioni nei luoghi e spazi lavorativi). Lo scopo è di rafforzare i coping cognititvi, ossia modalità innovative per affrontare la condizione  di malattia percepita.

La psicoterapia affronta più direttamente il dolore e gli aspetti depressivi della sindrome fibromialgica.
Sulla base dell'approccio che lo psicoterapeuta segue, il dolore può diventare una risorsa. La persona viene guidata a riformularlo, a prenderne conoscenza e ad entrarvi in contatto, per ricercare, attraverso un'elaborazione precisa, risorse resilienti, ossia una trasformazione dell'esperienza dolorosa.
La terapia breve strategica si apre come uno spazio immediatamente interessante per fornire strumenti di rapido cambiamento, intervenendo sulla percezione stessa dell'esperienza dolorosa e sulle dinamiche relazionali in gioco.
Si possono praticare Tecniche guidate di rilassamento (training autogeno) e di gestione del dolore  attraverso interventi di visualizzazione creativa ( supportate da Tecniche di Programmazione neuro-linguistica) che in altra fase ed anche sui casi specifici, costituiscono interventi guidati di modalità innovative. L' obiettivo terapeutico da definire e condividere con la persona in tali situazioni è la pratica delle tecniche apprese in AUTO-GESTIONE.

Questa soluzione può avere due effetti positivi: l'apprendimento di uno strumento che interviene efficacemente sul dolore, ma al tempo stesso, l'invio di un secondo messaggio che può modificare la percezione di poter reagire e prendersi cura di sé, riprendendo le redini della propria condizione di vita. 
Questa risposta attiva può influire positivamente ed indirettamente sugli effetti depressivi possibili; ed influenzare in generale lo stato di benessere.
Nel caso, tuttavia, in cui siano presenti aspetti depressivi, essi possono essere affrontati anche in relazione ai contesti e situazioni familiari, con interventi mirati.

L'attuale visione multimodale, infine, propone altre 
misure integrative che prevedono unitamente alla modificazione dello stile di vita, con attenzione allo stile alimentare, lo stretching; il movimento fisico quotidiano (la semplice camminata all'aperto è quello più economico e va incontro anche alle persone che più faticano a praticarlo!), combinati in un mix ed opportunamente integrati che potranno così approdare ad una terapia strategica più strutturata ed orientata a migliorare e ridurre la patologia, per aumentare la qualità della vita della persona.



Ti interessa un approfondimento personale? Scrivimi al mio ind.mail
annamaria.agnano@gmail.com e riceverai mia risposta.

 Dott. AnnamariAgnano





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martedì 8 ottobre 2013

CONSAPEVOLEZZA EMOTIVA,... RISCOPRIRE LA FELICITA' (VIDEO)

CONSAPEVOLEZZA EMOTIVA
Riscoprire la Felicità...


Siete interessati a scoprire di più sulla Consapevolezza Emotiva e Riscoperta della Felicità? 
Vuoi saperne di più? Seguimi cliccando il video 

La consapevolezza emotiva è la capacità di riconoscere i sentimenti quando essi si presentano; e  quindi implica anche che riconoscendo sentimenti ed emozioni, siamo in grado di gestirli e governarli(che non vuol dire affatto "controllarli evitandoli!"). E questa autoconsapevolezza, diventa anche mantenere la propria rotta, la motivazione, rispetto a ciò che desideriamo. Saper conoscere e riconoscere, rispettare e ben utilizzare queste risorse emozionali, ci mette anche in grado di saperlo fare con quelle degli altri con cui relazioniamo. 
Infine, cosa ci aspettiamo dalla felicità? Che ci baci sulla fronte o diventa interessante e possibile disporsi ad essa? Mettersi felici...alla ricerca?



Sei soddisfatto di questo argomento? E ti piacerebbe approfondirlo?
Ti aspetto al prossimo video 
A presto dalla

Vostra AnnamariAgnano 

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domenica 6 ottobre 2013

NELLA PAURA IL CORAGGIO (VIDEO)

NELLA PAURA... IL CORAGGIO


Un micro spazio, quello delle "Libere risorse in corso", dedicato 
e ben informato, con riferimenti scientifici della psicologia dell'azione e dello sviluppo; della psicologia della comunicazione e delle relazioni che possono farti conoscere e sapere tanto di più!

Se questo Ti incuriosisce ed interessa,

seguimi con il video in cui presento ...


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Vostra AnnamariAgnano 

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