domenica 20 luglio 2014

COME RICOMINCIARE DOPO UNA SEPARAZIONE?...RICOMINCIO DA ME...




COME RICOMINCIARE DOPO UNA SEPARAZIONE?...
RICOMINCIO DA ME...

Come ricominciare dopo una separazione? 
Quale fiducia può spingere a ricominciare quando si è ancora "ammaccati" dalle "botte emotive?"

Ritrovarsi "separati" può essere vissuta come esperienza contrastante: 
- da un lato ci si è liberati di un legame evidentemente doloroso, oppressivo ed indesiderato;
- dall'altra, ci si sente proprio come quando  presa una brutta botta il dolore   si risveglia dopo un naturale stato di "analgesia". E' in quel momento  che si sente male!
Questo è il momento in assoluto più critico dell'esperienza di separazione e saperla valutare, ma solo dopo averla ben percepita, può davvero fare la differenza per "concedersi" di aprirsi verso una nuova relazione, con fiducia. 
E soprattutto permettersi di riprovare fiducia di sè e della auto-percezione rispetto al fallimento relazionale. Un evento che se poi ci sono i figli di mezzo, diventa ulteriormente complicato da gestire.

Ci sono aspetti oggettivi che influenzano lo stato di sfiducia e di speranza di ricominciare.

Quanto è viva  la presenza dell'ex coniuge?                                              
E non mi riferisco unicamente alla presenza fisica per gli accordi sulla gestione dei figli, specie se piccoli o ancora poco autonomi. Quanto invece alla comunicazione e al tipo di relazione stabilita nel corso della vita coniugale. Non va sottovalutato, accade invece spesso, che all'interno della comunicazione e della interazione "tra me e l'altro" agiscono ancora indisturbati dei veri e propri copioni. E' come essere attori dentro alla scena e che ogni volta la propria parte si attiva in risposta o in richiesta della parte dell'altro! Proprio come quando si gioca a ping pong!
" Se sapessi quanto ancora mi infastidisce sentire come mi tratta, le cose che mi dice, il tono che usa anche quando le cose vanno bene tra noi e riusciamo a cavarcela con i figli" 
Queste le parole di una donna, professionista affermata, che attraverso il lavoro di elaborazione è riuscita a individuare il suo copione e quindi ha potuto modificare le sue reazioni soggettive, schemi, che interagiva con il suo ex. Prendendo consapevolezza di come si ponesse lei stessa tutte le volte in modo rigido.

Inevitabilmente intervengono aspetti soggettivi.
Aprire l'armadio per far uscire i fantasmi è un aforisma che in questa situazione può sostenere o facilitare una percezione mutevole delle cose.
Uno studioso e collega americano, il dott. Martin Seligman, ha compiuto studi sull'ottimismo rilevando come corrisponda ad uno stile di pensiero: una vera e propria disposizione appresa.In particolare lo studioso ha realizzato importanti ricerche che provano come possiamo re-imparare a liberare la mente e diventare produttori attivi di auto-benessere.
Reagiamo alle avversità, ci impegniamo nel superare gli ostacoli, cerchiamo tenacemente una soluzione, a seconda di come guardiamo alle cose. Infatti se abbiamo la sensazione di poter esercitare sugli eventi dolorosi e fallimentari un qualche controllo, allora le prove più dolorose possiamo affrontarle con uno spirito più combattivo.    
D'altra parte, la pragmatica della comunicazione umana, la profonda conoscenza sui modelli disfunzionali, difettosi,  della comunicazione, compresa quella personale, ci danno fiducia e sostengono come sia  possibile prendere consapevolezza di schemi personali, lo stile espressivo, come ci suggerisce M.Seligman, con il quale noi "interpretiamo". Possiamo anche parlare di rappresentazione:
 una modalità percettiva soggettiva attraverso cui crediamo, vediamo, sentiamo che le cose stanno così e non come gli altri ci suggeriscono o che pensano diversamente; sicuri che la differenza stia nel proprio carattere.


#Faccio fatica ad uscire. Le mie amiche mi invitano, ma penso che sia ancora troppo presto, non me la sento! 
 #Ho rinunciato ad un importante congresso. Non posso farcela, provo sentimenti così forti e penso che gli altri pensano male di me... mi vergogno di quello che mi è successo!
#Come posso dimenticare quello che mi è successo? Non so da dove cominciare... 

Elaborare il fallimento
In relazione a questa modalità percettiva e strettamente ad essa collegata, vi è la propria parte di responsabilità giocata nel fallimento coniugale così come viene sentita.

Quanto posso essere io attivo e  protagonista nell'aver concorso a far fallire le cose tra me e lui/lei o tra noi?

Il fallimento viene elaborato in chiave costruttiva oppure distruttiva sulla base della auto-percezione di fallire:
 ho fallito e non sono fallito; oppure è finita, sono fallito!   
Due diverse facce di una medaglia. Se lo sono, è chiaro che l'auto-percezione tocca profondamente la persona che penso di essere, la mia identità e l'auto-riconoscimento. Se fallisco perché IO fallisco, allora è la mia identità che ne viene colpita.

Se invece riporti la tua esperienza dolorosa a fatti che riguardano una relazione che non ha funzionato perchè:

1) tu e il/la ex  non siete riusciti a trovare soluzioni al vostro problema; 
2) se sei in grado di fare un punto della situazione, facendo auto-critica; 
3) se riesci a scoprire i tuoi punti deboli nella relazione oltre ai punti deboli dell'altro,

riesci a valutare che il fallimento non è della tua persona ma dei comportamenti, atteggiamenti e modalità, comprese le tue e quelle dell'altro che sono state fallimentari!


Dai nostri studi evoluti emerge che una buona prassi di auto-valutazione è da collegarsi alla intelligenza emotiva,  vale a dire che la persona è potenzialmente in grado di valutare il fallimento della relazione coniugale, ricercando le responsabilità e quindi attuando una presa di coscienza di quanta parte abbia avuto nel fallimento stesso!

E' da qui che si deve ricominciare" dalle cadute ci si può rialzare"!
Sviluppando un sano sentimento di fiducia e di speranza in una relazione sentimentale possibile, ma solo a patto che in questo possibile ci sia la visione degli errori fatti e da superare.

Per finire, leggendo le parole di Lao Tzu ( che non è nome proprio, ma sta per "il vecchio" alludendo alle antiche radici della sua conoscenza)


"flettiti e resterai integro, piegati e ti raddrizzerai,
svuotati e sarai colmo,consumati e ti rinnoverai".


Ti interessa particolarmente questo tema? Vuoi approfondirlo?
Puoi inviarmi una mail al mio ind:
annamaria.agnano@gmail.com
oppure entrare nel mio sito www.studioagnano.com per contattarmi direttamente.

AnnamariAgnano



Disclaimer
Le informazioni contenute in questo blog sono puramente divulgative.
Questo Blog non è da considerarsi una testata giornalistica in quanto non viene aggiornato con una frequenza costante e periodica non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n* 62
del 07 Marzo 2001. Inoltre le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e valutate di pubblico dominio. Qualora il loro utilizzo violasse diritti d’autore scrivete una mail al seguente indirizzo annamaria.agnano@gmail.com e le immagini in questione verranno immediatamente rimosse.





martedì 8 luglio 2014

AIUTO! IL MIO PARTNER SOFFRE D' ANSIA






















Aiuto! Il mio partner soffre d'ansia!
  
Diffusamente, l'ansia è diventata una condizione problematica che non solo vincola e riduce la vita di chi ne soffre, circoscrivendo i suoi spazi di decisionalità; di impegni ed uscite;influendo sulle relazioni con gli altri. L'ansia vissuta dalla parte di chi vive accanto a chi ne soffre è un' altra faccia del problema e non per questo è meno complicata!
Quello di cui voglio parlarvi in questo articolo, e in modo molto concreto, è come considerare non tanto gli aspetti psicologici di chi l'ansia la" subisce", quanto di che cosa di solito fa la persona il cui partner ne soffre.

Di solito se ne parla... perché "se ti confidi è bene"...
Questa è una delle principali soluzioni che la persona attiva e che agisce all'interno della coppia. 
"Se me ne parli, poi stai meglio" è il messaggio che circola tra i due; "se mi vuoi bene mi devi ascoltare" perché è questo che mi aiuta ad affrontare l'ansia...
La convinzione diffusa nella relazione d'amore è che confidenza ed ascolto siano i criteri di base dell'amore: solo così l'amore si manifesterebbe nella sua pienezza. Certo, in generale, il momento di intimità degli amanti è espressione del loro amore! Non quando però c'è un disturbo d'ansia che, inevitabilmente, influenza la coppia.

Più me ne parli, più l'ansia si socializza.
A ben pensarci, il meccanismo dell'ansia funziona in modo esattamente paradossale. Il parlarne serve proprio a socializzarla:verbalizzarla, trovare le ragioni, spiegare e rassicurare, sono i modi che servono proprio a socializzarla. E questo, paradossalmente la rafforza l'ansia, fissandola.

Se ti ascolto...ti aiuto e se ti aiuto non ce la puoi fare da solo!
Nella situazione di ansia, la persona che ascolta aiuta il proprio partner ed in tal caso, il messaggio immediato che passa è " ti voglio bene, ti amo e quindi puoi sempre contare su di me"
Ma più sottilmente ne passa un altro: tu senza di me non ce la puoi fare. Senza il mio aiuto non potrai mai farcela! 

 Se tu eviti...io sono tuo complice!                               
Chi soffre d'ansia di solito attua una soluzione che serve proprio a controllare le spiacevoli manifestazioni dell'ansia: evitare tutte le situazioni in cui essa si manifesta.Per chi gli vive accanto diventa immediato appoggiare completamente questi momenti e quindi, in tal senso, diventarne complice.Arrivando a proteggere del tutto il partner nei suoi evitamenti!

L'ansia diventa un tratto della relazione
L'ansia definisce due posizioni chiare e rigide: uno sta male e l'altro gli deve aiuto.Ciò implica che queste posizioni li obbliga a ripetere se stessi come gli attori che interpretano la stessa parte sul palcoscenico.
Ma, a ben pensarci, questo ha come effetto che la relazione perda i suoi tratti di luogo-spazio esplorativo di sé all'altro, in cui ciascuno può e deve crescere e la relazione di conseguenza!
Per assumere invece, attraverso la ripetizione dei copioni, la forma di una relazione disfunzionale e rigida.


Alcuni tratti-effetto di tali soluzioni che finiscono con il ripetere schemi ed irrigidire il rapporto, sono: una forma di dipendenza che intreccia questo tipo di legame; il sentimento di rivendicazione e risentimento che la persona, sentendosi intrappolata, trattiene internamente con un'aggressività passiva; o esternalizzata ed attiva, quando può sfociare in conflitto. In tal caso, accusando l'altro apertamente.

La consulenza qualificata di uno psicologo di formazione strategica è in grado di intervenire in questo tipo di soluzioni attuate nel tentativo di risolvere il disturbo di chi si ama e che finisce con l'intrappolare  la loro relazione, facendo anche da amplificatore e causa dell'ansia...


Dr.ssa Annamaria Agnano

Se ti interessa personalmente e tieni ad approfondire l'argomento, manda una mail al mio ind. 
annamaria.agnano@gmail.com e ti risponderò.


"Elenco Blog" linkato a  http://www.elencoblog.net


Disclaimer
Le informazioni contenute in questo blog sono puramente divulgative.
Questo Blog non è da considerarsi una testata giornalistica in quanto non viene aggiornato con una frequenza costante e periodica non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n* 62
del 07 Marzo 2001. Inoltre le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e valutate di pubblico dominio. Qualora il loro utilizzo violasse diritti d’autore scrivete una mail al seguente indirizzo annamaria.agnano@gmail.com e le immagini in questione verranno immediatamente rimosse.