domenica 29 giugno 2014

PSICOLOGIA PRATICA SAPER DIRE DI NO: UNA SCELTA DA FARE X APPRENDERE L'ASSERTIVITA'



 PSICOLOGIA PRATICA

SAPER DIRE DI NO: UNA SCELTA DA FARE
x apprendere l'assertività 


Kandinsky  Olio su tela 50x64.5 cm. Städtische Galerie in Lenbach, Monaco
Diffusamente, nel mondo delle relazioni umane, personali e lavorative, si pensa che la parola ASSERTIVITA' significhi essere servili, piegarsi agli altri e subire!
Per la psicologia sociale e la Comunicazione Pragmatica che si occupano delle Relazioni e dei processi che le regolano, l’ assertività è una modalità attraverso cui esprimere ciò che si sente e si pensa e quindi uscire dagli "schemi" e pregiudizi per i quali “essere educati e gentili", implica accettare ed aderire alle aspettative degli altri, soprattutto delle persone più importanti  Ancor peggio, alle proprie aspettative che mantengono rigidamente quelle altrui.


SAPER DIRE DIRE DI NO.
E' senz'altro la modalità centrale dell'essere assertivi. Di solito, nella nostra cultura, italiana ed anche di genere, se pensiamo alle donne in certi contesti relazionali e di ambienti, dire di no è molto difficile poiché le convinzioni e convenzioni sociali, le credenze culturali, ci portano a pensare che è giusto rendersi disponibili, anche se si sente intimamente di non aderire alle richieste che l'altro ci fa, perché si distanziano da ciò che sentiamo, crediamo in quel momento e situazione differente dalla risposta attesa.
D'altronde, non è diffuso pensare che rendersi disponibili sia segno di altruismo e di rispetto verso gli altri?
Cosa anche vera, nella misura in cui, tuttavia,la disponibilità non superi la misura e si finisca con il dire di si in modo patologico, ossia annullando i propri spazi e bisogni.

Eppure dire di no è proprio dura! 

SAPER DIRE DIRE DI NO.
E' senz'altro la modalità centrale dell'essere assertivi. Di solito, nella nostra cultura italiana ed anche di genere, se pensiamo alle donne in certi contesti relazionali e di ambienti, dire di no è molto difficile poiché le convinzioni e convenzioni sociali, le credenze culturali, ci portano a pensare che è meglio rendersi disponibili anche se si sente intimamente di non aderire alle richieste che l'altro ci fa.
D'altronde, non è diffuso pensare che rendersi disponibili sia segno di altruismo e di rispetto verso gli altri?
Cosa anche vera, nella misura in cui, tuttavia,la disponibilità non superi la misura e si finisca con il dire di si in modo patologico, ossia annullando i propri spazi e bisogni.
Eppure dire di no è proprio dura

Molte volte, nel corso dei miei colloqui con le persone che si trovano in questa situazione, seppure esse manifestano un forte bisogno di cambiamento, sento che d'altra parte mi segnalano l'angoscia come conseguenza dal loro bisogno soddisfatto!Sanno che vorrebbero farlo; sono consapevoli che è un bisogno più o meno impellente...ma è una terribile prova a cui non riescono proprio a sottoporsi.
Una delle cose che prima di tutte faccio rilevare è che in generale dire di no è costoso: comporta infatti un grande stress. A questo punto la persona è perfettamente d'accordo: vorrebbe dire di no tutte le volte che dice di si!

CIO' CHE CI INFLUENZA
E' così che procedo: se non mi concedo, allora rischio di non rispettare l' idea che ho di me di persona rispettosa degli altri; oppure che l'altro si offenda e che dunque io mi debba sentire colpevole dei sentimenti che prova. Questa è la posta in gioco costosa che mantiene lo schema: se dico di no starò male comunque, o per me stesso o per l'altro!

E però, se ci pensassi bene, scoprirei che lo stress della rinuncia ai miei bisogni mi comporta uno stress rinnovabile: infatti, la rinuncia provoca rabbia e rivendicazione, con un conseguente sentimento di impotenza, dal momento che qualsiasi indignazione non seguita da un'azione fa sentire impotenti!
E' a questo punto che faccio una domanda"Se tu sapessi di affrontare un piccolo stress subito per poi smettere di subirne uno più grande, sapendo anche come affrontarlo, saresti disponibile a farlo?

Di solito, alla mia domanda la persona dà chiari segnali di interesse: l'espressione del viso è decisamente di chi  sta considerando le cose da un altro punto di vista! Cosa che rientra nel mio obiettivo: darle un diverso punto di vista da cui considerare ciò che di solito "fa nella sua testa" e che le porta disagio! 


"COME FARE"...FA LA DIFFERENZA!

Prova ad immaginare la situazione nella quale ti trovi di solito. Quel no è lì, chiaro e preciso, ma fermo, bloccato perché non ha nessun'altra via di accesso!E come potrebbe se lo scenario che ti fai è catastrofico? 
Quanto stress in ciò che immagini, nelle conseguenze negative che pensi accadrebbero se tu dovessi farlo passare, quel NO?

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Se si, scrivimi una mail al mio ind.  annamaria.agnano@gmail.com
 e ti invierò la seconda parte di approfondimento. 


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