giovedì 20 febbraio 2014

RAGIONE...VOL...MENTE




Uno spazio  che voglio dedicarVi
 In queste ore, "connettendomi connettendomi...ho trovato articoli che trovo molto interessanti e pertanto ve li voglio consigliare in questo spazio dedicato  "RAGIONE...VOL...MENTE"

Oggi a GENITORI  "profusi"magari dai sensi di disagio e di colpa... perché "confusi da troppe informazioni", talora! E' possibile confondersi con troppe informazioni... 

E' facile essere genitori oggi? Un bell'articolo illuminante!... Scritto dalla Collega Simona Lauri, Psicologa e mental Trainer che svolge a Milano la sua professione. 


E poi, al prossimo post... 




La Vostra 
AnnamariAgnano




Disclaimer
Le informazioni contenute in questo blog sono puramente divulgative.
Questo Blog non è da considerarsi una testata giornalistica in quanto non viene aggiornato con una frequenza costante e periodica non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n* 62
del 07 Marzo 2001. Inoltre le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e valutate di pubblico dominio. Qualora il loro utilizzo violasse diritti d’autore scrivete una mail al seguente indirizzo annamaria.agnano@gmail.com e le immagini in questione verranno immediatamente rimosse.


martedì 18 febbraio 2014

STORIE DI ANIMALI CHE RACCONTANO DI UMANI...




L'asino di Buridano che davanti a due mucchi di biada, non sapendo quale mangiare prima, morì di fame!


Se la filosofia, la letteratura e la poesia si sono avvalse delle storie sugli animali*, la psicologia classica trova il suo fondamento proprio da questo dilemma filosofico posto dal famoso filosofo G. Buridano. Infatti la domanda  sul comportamento "simbolico" dell'asino davanti  ai due mucchi di biada,  pone un dubbio sulla volontà: "Allora, la volontà è o non è libera?     


"Un uomo affamato che si trovasse dinanzi alla scelta 
tra due pietanze succulenti morirebbe anche lui di fame come l'asino? 

E' chiaro che mantenendo la mia posizione attualissima verso la moderna psicologia dello sviluppo del benessere (chi già mi segue nella lettura dei post pubblicati, mi ha individuata come psicologa di questo approccio!), io mi voglia occupare del dubbio in sè:infatti non è il suo contenuto ad interessarmi (la volontà è o non è libera?) quanto la forza del dubbio
Dante nel 3° canto del Paradiso (dinanzi a Beatrice che lui elegge a Maestra che scioglierà i suoi dubbi!)
              
               "Vedo bene che il nostro intelletto non si sazia mai, 
               se non è illuminato da quel vero al di fuori del quale 
               nessun'altra verità può sussistere...

              

               Per questo desiderio di conoscenza ai piedi della verità

               nasce il dubbio, come un germoglio la natura ci spinge

               di altura in altura alla vetta più alta(alla verità)

Di fatto il dilemma, il dubbio, è il porto al quale attracchiamo le nostre vite: solido ed affidabile; sicuro e prezioso. Il dubbio con le domande che ci apre, ci svela il "nuovo" e "l'oltre". E' indubbio: il dubbio ci fa crescere!
Si, ma fino al punto in cui non diventi dilemma che si trasforma in incubo. Chi di voi ricorda il dubbio di Amleto (Shakespeare è stato un autore-psicologo di grandissimo livello!)
                
" Essere o non essere...dormire o morire?

Dunque un dilemma può gettare nella disperazione...! Vi è successo? Ti è accaduto? O magari ti sta accadendo proprio ora, in questo momento della tua vita?

Può diventare una trappola, la forma dicotomica:questo o quello? Essere o non essere?...dormire o morire? Ragione o sentimento? Idealismo o materialismo?Unitarismo o conflitto??

Andare d'accordo con gli altri e non esprimere i propri sentimenti offesi o dichiararli e rischiare di offendere quelli dell'altro a cui teniamo?

Conciliare la vita familiare e dedicare tempo a colui o coloro che amiamo, o dedicarsi alla propria professione che richiede sforzi e sacrifici? 


E se quella scelta fosse sbagliata...se cambiare significasse rischiare? E cosa accadrebbe a non farla?


Quando poi le domande oppositive divengono fonte di gelosia, di paura...di insicurezza! Quanto spesso accade? Sia nella vita affettiva, sia in quella lavorativa...

Quante sono le domande dilemmatiche della vita? E quanto possono influenzare la nostra serenità...? E se poi diventano ossessive e prepotenti, possono davvero trasformarsi in trappole che catturano la concentrazione, l'attenzione a ciò che è più vitale. Veri e propri auto-inganni...fonti di angoscia... 

E a questo punto, pensereste mai (?) che spostando la nostra attenzione dal PERCHE' ci si trovi in quella condizione...al COME...si sveli una straordinaria scoperta... dal dilemma...alla scommessa!  


Vivamente da AnnamariA

                                        








*Puoi approfondire quanto l'uso della favolistica animale, a partire dal favolista greco Esopo, vissuto nel VII o VI sec a. C. sia divenuta una forma di metafora sull'agire umano per letterati e poeti; e di allegoria per i filosofi. 
Ricordiamo:la furberia della volpe;la laboriosità della formica;la fedeltà del cane; la forza del leone; la vista acuta della lince... la filosofia di vita del gatto.  

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domenica 16 febbraio 2014

VEDERE LA PAGLIUZZA NELL'OCCHIO ALTRUI E NON ACCORGERSI DELLA TRAVE NEL PROPRIO



Vedere la pagliuzza nell'occhio altrui e non accorgersi della  trave nel proprio...
Un proverbio che permane nella nostra cultura occidentale. Il suo pari nella cultura libanese cita"quando il cammello riuscirà a vedere la propria bossa cadrà a terra  sotto il peso della vergogna".



 Nel senso comune il significato di questo detto è quello di "giudicare l'altro, incapaci di farlo con se stessi". Per tradurlo dal punto di vista della psicologia e della comunicazione emozionale e sociale, percorrerò un approccio relativo sia agli aspetti della nostra neurologia, sia della comunicazione, sia del linguaggio: dall' esperienza percettiva che noi umani facciamo in relazione a noi stessi, agli altri e al mondo ed  attraverso cui produciamo senso. 

Perché sembra più semplice scovare o cogliere il difetto e l' imperfezione, nell'altra persona rispetto a quanto non si faccia con se stessi?L'esperienza percettiva avviene attraverso i sensi  che ci permettono di entrare in contatto con il mondo, gli altri e l'ambiente in cui viviamo sin dal primo momento di vita. Gli organi di senso: vista, udito,  gusto, olfatto e tatto ci fanno collegare con l'ambiente e ci permettono di apprenderlo e di rispondergli, adattandoci ad esso.  Nel corso della nostra formazione e sviluppo, tuttavia, seppure tutti attivi, in relazione all'ambiente nel quale siamo ed ai suoi stimoli, di fatto si verifica una predominanza di un senso rispetto agli altri e comunque più degli altri che pure usiamo! La vista più che l'udito; il tatto più che gli altri sensi. Questo processo viene definito Sistema rappresentazionale primario.
L'auto percezione(come ci percepiamo) e la percezione degli altri ci porta a vedere gli altri, ma non noi stessi; al massimo ci ritroviamo negli altri, ci rispecchiamo in essi: infatti, la primisssima forma di empatia nel bambino  avviene proprio come un'imitazione, il cosiddetto"mimetismo motorio"che gli permette, attraverso l'imitazione, di sentire le sue emozioni ; dal mimetismo poi egli passa alla sintonizzazione emozionale con cui è  in grado di differenziare i suoi sentimenti provando anche empatia , sentendo dentro, ossia riconoscendo le emozioni dell'altro: è così che imparerà ad entrare in relazione.



Dunque io posso riconoscere nell'altro qualcosa che so di aver provato ai miei sensi: sono i miei sensi che mi orientano e mi portano verso l'esterno e a quello che succede intorno rispondo con quello che succede dentro, in una relazione continua di scambio.

Non potrò mai, in assoluto, vedere l'altro se non con il mio sguardo. E d'altra parte, non vedrò mai me stesso allo specchio se non attraverso ciò che attribuisco a quello che vedo riflesso: ciò che sento relativamente a quanto vedo ( mi piaccio, non mi piaccio...mi vado bene/non mi vado bene...etcetc). Comunque sia, il mio sguardo è distorto dall'impatto che ricevo rispetto a quanto io attribuisco: all'altro che criticherò immediatamente, più direttamente al mio sguardo ( e vedo la pagliuzza nell'occhio altrui); a me stesso ( non vedere la trave nel proprio) evitando di trovare nel mio gesto/parola una critica, se non attraverso un malessere/senso di colpa: che solitamente "sento"come giudizio e che perciò non vedo.Ed ecco, dunque, che non vedrò la trave nel mio occhio, perché io la sento questa trave. Che non vuol dire non giudicarsi. Tutt'altro!





Nota: tutti i riferimenti scientifici sono relativi allo studio sull' intelligenza emotiva e sull'empatia di R. Rosenthal; D:Stern; D.Goleman; Bo); I riferimenti alla Pragmatica della Comunicazione umana P.Watzlawick. Studi sulla Comunicazione di J.Grinder e R.Bandler.

Studi sul mimetismo motorio e sintonizzazione emozionale: E.B.Titchener; M.L.Hoffman; M.R.Yarrow e C.Z.Waxler.



Vivamente 

Vostra AnnamariAgnano



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martedì 4 febbraio 2014

CIO' CHE IL MIO OCCHIO VEDE ESISTE



CIO' CHE IL MIO OCCHIO VEDE...ESISTE?...SINTESI DI SGUARDI SUL MONDO



Tutte le volte che occupo il mio posto a tavola, al momento del pasto, inevitabilmente il mio sguardo corre fuori oltre alla finestra , sul cespuglio di forsizia gialla nel giardino davanti al mio. Proprio in questi giorni di un insolito e relativo inverno,  sebbene siamo in pieno febbraio, la pianta è nella pienezza della sua fioritura. Senza soffermarmi sulle condizioni che le permettono di comportarsi come se fosse all'inizio di primavera, ad annunciarne il risveglio, trovo invece interessante che ogni giorno ed ogni volta che il mio sguardo si pone su essa, essa si pone al mio sguardo: in tutta la sua bellezza, nei volumi prima ordinati e circolari e poi sempre più irregolari e strepitosi. Ed ogni volta è come se crescesse sotto ai miei occhi. E puntualmente il mio sguardo la trova cresciuta :più grande, più larga ed intensa;più luminosa e più voluminosa di quanto lo fosse allo sguardo dell'ultima volta.
Più la guardo più essa si lascia guardare e cresce; più la cerca il mio sguardo più lei esiste e si definisce con dettagli e finimenti che al mio occhio arrivano, puntuali e precisi. E cresce fiduciosamente rigogliosa e col giallo intenso canarino  che la colora. Ed io non posso che continuare a cercare e a trovarla;più la trovo e più la cerco ed essa più esiste al mio sguardo . Sempre.
Ogni volta che sono in quella posizione da cui mi arriva, in quella particolare angolazione, oltre alla finestra.Al mio sguardo lei continua ad esserci, sempre più cresciuta alla mia attenzione!
Non mi chiedo che cosa accadrebbe se non la guardassi e cosa farebbe senza il mio sguardo...
Io so con certezza che da lì, dalla mia posizione, la trovo al mio sguardo che continua a sapere che esiste. E lei esiste!


Puoi commentare se gradisci. E' gradito da parte mia un tuo contributo...
AnnamariA


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