venerdì 20 dicembre 2013

PROMETTO DI AMARTI



PROMETTO DI AMARTI

I diversi riti matrimoniali, siano essi cattolico- cristiano o protestante, oppure come nelle formule civili, senz'altro più aperte alla dissolubilità del matrimonio, laico appunto, comunque sia, infine, si somigliano tutti per l'impegno d'amore che viene reso pubblico dai due futuri sposi. L'impegno ad amarsi e ad impegnarsi per questo amore viene declamato da sé all'altro in un luogo pubblico, in presenza d' altri, oltre che ai propri cari: una formalità che sancisce il patto "prometto di amarti".
Ben guardando, in questo impegno espresso, sia nella formula" prometto di amarti fin che morte non ci separi", sia semplicemente nel passaggio anche simbolico di un  luogo civile, in presenza di un pubblico ufficiale, si attiva il paradosso "dell'amore promesso" che da quel momento in poi, può facilmente cedere e spesso cede, alle promesse reciproche.

Quando comincia questo cedimento? Quali sono le dure prove rispetto alle quali la promessa d'amore inizia a sgretolarsi? Alle sferzate del quotidiano: dell'economia, del differente sguardo ai problemi comuni che, per esempio, nascono alla nascita di un figlio o, al suo contrario, in assenza di un figlio. Nel rapporto con i soldi; o con le uscite scontate di uno dei due a discapito dell'altro o invece, nelle uscite della coppia con "i suoi amici". E si alimentano nello sforzo che uno dei due sente di fare più dell'altro! Ed oggi, da questa parte, non sembrano esserci differenze di genere: non vi sta capitando, sempre più frequentemente,  di vedere giovani papà spingere carrozzine con figli piccolissimi, quando non li si vede "portarseli nel marsupio in posizione "pancione"... cosa che ispira a pensare come attraverso questa neonata pancia, simbolica, la paternità "esposta" sembra volersi esprimere in  forme reclamate, (nelle separazioni) ed innovate, impensabilmente, rispetto solo a qualche anno fa. O invece, quando uomini insospettabili, chirurghi e professionisti, stiano muovendosi tra fornelli, alle prese con piatti sofisticati o alla ricerca di menù vegeta- vegano o a base di alimentazione naturale.

La promessa cede, piano piano, ai piccoli fatti giornalieri entro un'ordinaria amministrazione.
In presenza dei parenti, se ci sono e sono troppi o se mancano perché sono disinteressati e non fanno niente per aiutarli (tua madre potrebbe...; se tuo padre volesse...); oppure se sono proprio assenti, li si richiama come presenze (avrai preso da tuo padre...chissà come ti ha viziata tua madre...). E se un giorno, in quel racconto familiare doloroso o divertito, confidato, la tenerezza e l'affetto,  in fase di innamoramento, avevano palesato una profonda empatia, oggi, esso diviene territorio di accusa e di risentimento o implacabile giudizio "diagnostico"(sei proprio come tuo padre; tu assomigli a tua madre; tuo padre ti ha viziato; i tuoi non hanno fatto abbastanza per te!).

L'amore desiderato deve fare i conti con le aspettative deluse: perché lui non è proprio come pensavo; e lei è sempre scontenta se non si fa come vuole. Lui e lei non sono più! E cosa restano, l'uno all'altro, rispetto a quell'impegno ad amarsi? Ma se non sono più, cosa sono ora? Se non costante e persistente assenza a qualcosa che potrebbe riportare la loro attenzione oltre al quotidiano. Che, tuttavia rimane invisibile e perciò non può esistere! Se non si vede, se non appare, allora non esiste...
Gli ammiccamenti e la ricerca dello sguardo, prima fonti dell'attrazione, possono arrivare lentamente a ridursi sino ad evitare di guardare l'altro, dopo che guardare quell'espressione di lui o ritrovarsi addosso lo sguardo accusatore di lei, inesorabilmente sospinge alla distanza; all'anestesia dell'incanto.
Si inizia così ad evitare di esplorare, esattamente all'opposto della esplorazione curiosa che aveva attratto all'amore i due. E più si evita, più ci si distanzia... Allora è in quegli istanti insospettabili che il declino della promessa d'amore avanza: il bacio distratto del mattino; le ripetute telefonate in cui liste di cose o azioni prendono il posto di quell'attesa che prima durava e che ora, non si spera altro finisca! Vedere cose l'uno dell'altro senza più sguardo: spegnersi nella mancanza dei brillori ricercati e sospirati; ascoltare nel tono dell'altro, quella nota così' riconoscibile e quindi, sempre pronta a ripetersi proprio perché riconoscibile; percepire i più piccoli fastidi motivati dai difetti, vizi
 o manchevolezze che ne giustificano la stessa insorgenza (se tu non facessi...se non usassi quel tono; quando mi guardi così so quello che stai pensando) Profezie auto-avverantesi incombenti, ahimè!

E trovarsi allo specchio dell'altro, denudati dall'astio, spegne il desiderio! E quella promessa d'amore, sempre più soffocata, passa al suo opposto: come poter continuare  ad impegnarsi a quell'amore se l'altro, con i suoi modi ed atteggiamenti, lo rende impossibile? Implacabile è la condanna e quindi, la pena stessa: autorizzarsi a volgere lo sguardo oltre all'altro; ricercare fuori, o sorprendersi a guardarsi attraverso altri sguardi, altre geografie emozionali.Altre perimetrie...

E' a questo punto che due sono le alternative: rendersi doppi e restare andando via! Quanti "prometto d'amarti" rimangono esangui e svuotati" di quell'impegno, autorizzati all'accanimento familiare o familistico?"Abituata", l'emozione della promessa cala, si rende indifferente e piccola. Asfittica.

E se invece si va via, non si resta con il frutto di quell'impegno. Orfana, quella promessa d'amore addolorata, infligge pene a chi resta: e chi resta, non è lo splendore dell'erba di quell'amore d'un tempo che è nello sguardo di un figlio, nella sua presenza che richiama una lucida presenza di "esistenza".  Ma, una rivendicazione attraverso i figli, per cui essi diventano invisibili! Quell'amore perpetuo attraverso una vita nata e che si rinnova, come le stagioni, viene obliato. Ed allora, altri,  l'autorità, devono ricordarglieli, questi figli, ammonendoli  per "dover essere genitori". 

Un certo detto provenzale recita che "l'amore è come un bicchiere d'acqua da sorseggiare nel deserto". Ogni giorno rinnovato. Ogni volta ricercato nel piccolo e semplice gesto, o parola o sguardo all'altro: non io, nè tu, quanto "tu per noi". Mai scontato. Intenzionale e per questo, tuttavia, mai artefatto o finto. L'amore non addizionato, perché l'amore moltiplica sé attraverso "te e me".
La promessa è, perciò, "nella promessa a ripeterla come nuova, ogni volta", convinti e speranzosi che così ripetendola, il virtuosismo la renda perfetta. E' solo così che la delusione per l' amore imperfetto potrà essere ristabilita dal virtuosismo della promessa perfetta, perchè ogni giorno ripetuta ed abilitata. Così,  è proprio così che diventa perfetta!
Rendendo credibile che l'amore imperfetto si perfezioni attraverso la promessa perfetta, ogni giorno...

Buon Natale a Tutti voi che avete letto e sostenuto queste considerazioni, condividendole oppure non ancora o forse mai... a pochi giorni dalle feste.

A presto 
La vostra Annamaria

venerdì 22 novembre 2013

NON C'E' NOTTE CHE NON VEDA GIORNO (W.Shakespeare)



NON C'E' NOTTE CHE NON VEDA GIORNO
                                                                                     (W.Shakespeare)
Cari Amici,
oggi ritorno con una bella storia "terapeutica"che vi racconto. Una storia di quelle con un lieto fine, soprattutto con un sogno che si realizza. Come amo dire, un sogno a cui il suo protagonista sta mettendo le gambe...
Prima di raccontarla, gli ho chiesto di poterlo fare e, devo dirvi, non solo perché mi autorizzasse, ma, soprattutto perché mi desse l' opportunità di trasmetterla a tutti voi, perché è una bella storia.
Comincia da un pò di dolore fa, quando risentimento e rabbia all'interno di un conflitto coniugale, condussero Roberto (il nome è inventato per ragioni di privacy), a chiedere il mio aiuto terapeutico. Quello che stava accadendo nella sua vita non corrispondeva a quanto si aspettassero i suoi sentimenti e le sue domande su sé stesso e sulla sua vita! Doveva esserci dell'altro...



Cominciammo a lavorare con i suoi schemi interazionali  verso una condizione innovativa di consapevolezza relazionale. Tralascio dei particolari perché adesso non sono utili a quello che, invece, lo è qui: arrivati ad un buon punto del suo percorso personale nella sua relazione, in quella che definisco "postura" relazionale", un evento lavorativo problematico intervenne bruscamente nella sua vita, proprio in un momento in cui aveva cominciato a provare una certa serenità. 

Lo spostamento in altra sede e con una mansione diversa, subito non precisata, arrivarono inesorabili e come un" fulmine a ciel sereno":un trasferimento in una sede nuova, una diversa mansione motivata, opportunamente, dal suo dirigente capo per ragioni: di resa inefficace, obiettivi mancati e, quindi, da una valutazione critica, per nulla condivisa. A quel punto, l'Obiettivo terapeutico dovemmo proprio riformularlo: quella poteva diventare la classica situazione di mobbing lavorativo con una escalation di azioni che dentro a schemi relazionali, possono assumere spessori drammatici per la persona che subisce il mobbing.Una bomba ad orologeria: con alto rischio di reazioni di forte disagio psicosomatico, o depressivo quali suoi effetti; dove anche gli effetti possono diventare fonti di disagio ulteriore.

Uno psicoterapeuta  di formazione psicologica e specialistica, dispone di conoscenze di strumenti che affida alla persona per fare avanzare i suoi coping, ossia le sue risorse( con le quali fronteggiare le situazioni) che non sono ancora nè emerse, nè riconoscibili: è questa la sua abilità, quando comincia  a praticarle . La persona, quindi, si scopre abile mentre lavora ed usa strumenti e modalità per  "cambiare" il suo percorso mentale-emotivo e geografico affettivo, ossia una percezione mutata dei luoghi affettivi in cui collocarsi nuovamente e diversamente rispetto agli altri. Lavorammo con dimensioni che noi psicologi della psicologia positiva definiamo come aree dimensionali emozionali e relazionali potenziali, ossia che possono crescere e svilupparsi in attività e competenze relazionali e comunicazionali(  dalla gestione dello stress e dei conflitti, all'autocontrollo emotivo, allo sviluppo di empatia; dall'adattabilità alla sicurezza di sè, alla consapevolezza di sé e a quella organizzativa).    

In altre parole, quell'evento "potenzialmente drammatico"venne riformulato attraverso una specifica Tecnica di ristrutturazione che consentì a me, di iniziare un livello di interventi"formativi"; a Roberto, di "iniziare a frequentare una palestra mentale ed emotiva calata nel quotidiano delle interazioni-relazioni sia del lavoro, sia personali.

Gli allenamenti avevano la finalità di favorire e  sviluppare       allineamenti:Roberto, praticando tecniche e modalità di comunicazione e di relazione apprese, si allenava per arrivare ad integrare 
parti di sè, emozionali, psico-fisiche, logiche, verso una consapevolezza della sua Identità e delle sue aspirazioni e desideri, oltre ai bisogni fondamentali.
Nell'arco di un inverno e con la ripresa dopo la pausa estiva, passo dopo passo e mentre si allenava,   gli venne assegnata una mansione mai svolta, che avrebbe svolto affiancato da esperti del settore. Dopo i primi momenti di rodaggio, cominciò a muoversi"imparando" come fa uno studente dai suoi insegnanti.Soprattutto, egli prese ad utilizzare modalità di comunicazione e di interazione con il suo capo, una donna del tutto impreparata a gestire collaboratori; con il ricorso agli strumenti appresi, di volta in volta, usciva dalle trappole personali e rigide che, inevitabilmente, gli avrebbero impedito alcuna possibilità di azione con il conseguente sentimento di inermità ed impotenza.

Roberto frequentava la mia "palestra"delle emozioni due volte al mese:lo affiancavo;modellavo;gli confrontavo le sue esperienze praticate mostrandogli tecniche e strumenti per "rivedersi"; e tutto il resto del tempo, si allenava nei luoghi della sua giornata e della sua vita, anche con gli amici, con i suoi figli. In particolare, aumentò la sua consapevolezza di ruolo genitoriale, di padre. Allargò anche il campo dei suoi interessi artistici;iniziò pure un'attività fisica camminando in mezzo alla natura, per amplificare la sua consapevolezza sul suo rapporto con l'ambiente intorno a sé.

In un anno, la sua vita sul lavoro è del tutto cambiata. 

Oggi gestisce una collega di lavoro nell'ufficio che occupano; relazionando con gli altri professionisti colleghi che lo stimano e gli esprimono soddisfazione per le sue abilitate conoscenze con cui svolge le pratiche che gli vengono affidate. Un lavoro in sè complesso, entro cui partecipano più persone ed è Roberto che "coordina" queste diverse presenze nella gestione della sua mansione. Tutt'altro che semplice!
Fino a qui, come dire, tutto è bene ciò che finisce bene... Ciò che poteva andare storto, invece è andato dritto. Ma, come spesso accade, anche stavolta arriva un nuovo evento che può avere la forza di un cataclisma professionale e personale. Gli viene comunicato, a lui e colleghi, che l'intera organizzazione dovrà fare sacrifici, un cosiddetto piano di solidarietà (per cui nessuno a casa, tutti a casa!), comporterà una riduzione del suo lavoro, con relativa riduzione dello stipendio. Sconvolgente, oppure normale... in quest' "epoca" di totale annientamento del valore del lavoro,in cui, tuttavia, è quotidiano un agire analogo, poiché fortemente diffuso come comportamento aziendale e delle organizzazioni. 

E Roberto, tuttavia, non perde quota, stavolta prende il volo, invece!
E sogna il suo sogno di sempre, di dedicarsi alla terra: ha una formazione universitaria in agronomia e un pezzo di terra che i genitori, ancora vivi e vegeti, gli hanno  intestato in parti uguali a lui e suo fratello. Decide di coltivare questo pezzo di terra a vigneto, una passione coltivata da sempre. La madre ne è sconvolta, il padre, vecchio gli chiede come pensa di procedere e lo supporta, quando capisce che il figlio ha le idee chiare. Così lo appoggia. Anche il fratello, che ha avuto un iniziale atteggiamento rigido, poi, quando Roberto lo coinvolge e lo informa, dandogli la visione che nel futuro potranno collaborare (anche suo fratello lavora la terra, ma si dedica ad altre colture), lo segue e partecipa.

Non hanno mai dialogato come in un questo momento, mi dice Roberto. Siamo stati due ore sotto il portico di casa dei genitori a pensare al futuro in modi concreti e palpabili.Sì, non abbiamo mai parlato così tanto!
Sa, ho poi pensato al nome che gli voglio dare. Lo chiamo "Vigna del dosso" perché lì, poco appresso alla mia terra dove verrà la vigna, c' è un dosso tra la terra e l'argine del fiume. Mi piace. La vigna del dosso me  la vedo, è reale. Comincio con poca produzione, farò un rosso della zona, un autoctono.

Vedo il suo viso mentre ne parla:gli occhi chiari lampeggiano di mille bagliori.
Confermo che l'entusiasmo è contagioso... mi dice anche che in ufficio i colleghi gli dimostrano stima ed ammirazione:Roberto li fa sognare, forse, mentre aspettano di vedersi ridotti e ristretti. E lo guardano, mentre lui sta realizzando il suo sogno e chissà che, per breve, non sia anche il loro sogno. Come se  lo fosse.
E lui, invece, gli ha messo le gambe al suo che, preso il passo, adesso viaggia, giovane e audace!

Un caro saluto e a presto.
AnnamariA



Puoi lasciare tuo contributo e se meglio, puoi scrivermi all' indirizzo mail
annamaria.agnano@gmail.com
 iscriviti ( se non sei già iscritto) a google + clicca su commenti
inserisci semplicemente user name e una password

Disclaimer
Le informazioni contenute in questo blog sono puramente divulgative.
Questo Blog non è da considerarsi una testata giornalistica in quanto non viene aggiornato con una frequenza costante e periodica non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n* 62
del 07 Marzo 2001. Inoltre le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e valutate di pubblico dominio. Qualora il loro utilizzo violasse diritti d’autore scrivete una mail al seguente indirizzo annamaria.agnano@gmail.com e le immagini in questione verranno immediatamente rimosse.


venerdì 8 novembre 2013

OLTRE IL DOLORE...

OLTRE IL DOLORE ...

Ben ritrovati, cari Amici, 
quelli che mi seguite e quelli nuovi che mi state leggendo per la prima volta.
Oggi voglio prendere spunto per questo mio nuovo post da una riflessione su un dato che, da quando ho iniziato la scrittura del blog "Perché no?", mai si era verificato. Premetto che le mie osservazioni sono basate sulle statistiche con cui un blog viene visitato. Pertanto, partendo dalle mie statistiche mi limito ad osservare, nella attuale esperienza di blogger- specialista di psicologia, le risposte ricevute dalle letture dei temi che ho trattato ad oggi. 

Rimango, quindi, coerente con il titolo scelto per il mio blog "PERCHE' NO?", aderendo allo scopo di "trasmettere per condividere" con ciascuna persona interessata e o incuriosita dal tema o argomento scelto, di volta in volta, per tecnicismo, conoscenza ed anche ispirata dagli eventi e fenomeni che tutti ci riguardano, sia direttamente, ma anche indirettamente; e che prima di recepire e considerare da un punto di vista specialistico e specifico, passano alla mia attenzione e sensibilità personali (credo di non potermi astenere da un personale riconoscimento che sottende tutti i temi che tratto, relativo all'interesse ed amore che nutro per le persone). 

Inevitabilmente, in questi mesi ho misurato l'attenzione dei lettori sui temi in oggetto ai miei post: avevo già osservato che alcuni di essi(destino e resilienza; menzogna e verità;cambiamento ed emozioni;l'amore estremo; un post sui miei sentimenti svelati di "neo-blogger"...) avevano avuto un evidente maggiore riscontro rispetto a tutti gli altri. Poi, è successo che il dolore fibromialgico, del 10 Ottobre, sia balzato letteralmente nella "lista" delle visualizzazioni: nel giro di brevissimo, questo valore si è alzato repentinamente! Ed allora mi sono chiesta quanto il dolore era stato all'attenzione di chi mi aveva letto, magari rispetto a quanti altri temi, per esempio a quello del benessere che, pure, è così tanto diffuso.

Quanto mai, oggi,si parla di benessere? Riviste, centri, esperti (anche noi facciamo bene la nostra parte!) scrivono e parlano di benessere e, senz'altro, credo che effettivamente moltissime persone sentano l'importanza di "conoscere" sempre più e meglio, per apprendere a fare gesti consapevoli finalizzati al loro benessere. Il benessere sembra essere più diffusamente anche una forte leva al cambiamento all'interno dei conflitti sentimentali e coniugali. "Non ti riconosco più...sei cambiata/o...mi fai star male!" O anche ai conflitti tra persone nei luoghi lavorativi.
Sembrerebbe un bisogno emergente per ricercare il benessere rispetto a quanto si prova.

Eppure, appare anche evidente che più si parla di benessere da una parte, inevitabilmente, dall'altra affiora  il malessere: attraverso lo stress, nelle sue multiformi variegazioni, esito di un disadattamento della persona, delle sue risposte alle richieste che l'ambiente(fisico, emotivo, economico, relazionale ed uso queste dimensioni che stratificano la nostra esperienza da sempre, pur nella complessità attuale che viviamo oggi) sollecita? Quante ne sono e quanto pressano?

E' pensabile, dunque, che a partire da una specifica sindrome "da dolore" (come quella che definiamo "fibromialgia"), il dolore sia una presenza, più o meno forte, più o meno acuta; quando non anche persistente:ora fisica, ora psichica, dell'anima. Spesso anche consigliera, talora buona:chi di voi non si è recato finalmente dal dentista per un dolore lancinante ad un dente? Quanti di voi avete associato il vostro mal di testa all'essere stati in un ambiente viziato, o perchè sotto pressione lavorativa? O perché state trascurando la vostra alimentazione, o ancora perché avete fatto un lungo viaggio senza permettervi delle soste?
Cattiva, invece, quando lancinante e limitante (una cefalea; dolore allo stomaco o alla pancia; ma anche oltre: sorda e profonda, compagna di tristezza o d'angoscia)!

Ed ancora mi chiedo, dunque, ma qual' è il confine tra un dolore fisico (della schiena, della testa, in risposta allo stress) e quello di un disagio psicologico che si avverte nella propria esistenza, nella propria relazione o che arriva da quel cambiamento che dovrebbe avvenire, ma che non avviene!
E dunque, quanto il dolore fisico è correlabile con tutto quello che accade? Oppure con ciò che non accade?

Che cos'è dunque il dolore oltre a quel disagio che tormenta, dà da fare, fa star male? Ve lo siete mai chiesti? Magari anche solo attraverso una intuizione, vi è mai balenato?
Se sì, scrivetemi. Partecipate con un vostro contributo diretto oppure che riguardi qualcuno vicino a voi a cui volete molto bene.

A presto. dalla Vostra Annamaria

Per approfondimenti cui sei interessato, puoi scrivermi all'indirizzo mail
annamaria.agnano@gmail.com
altrimenti, lascia un tuo commento
 iscriviti ( se non sei già iscritto) a google + clicca su commenti
inserisci semplicemente user name e una password

Disclaimer
Le informazioni contenute in questo blog sono puramente divulgative.
Questo Blog non è da considerarsi una testata giornalistica in quanto non viene aggiornato con una frequenza costante e periodica non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n* 62
del 07 Marzo 2001. Inoltre le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e valutate di pubblico dominio. Qualora il loro utilizzo violasse diritti d’autore scrivete una mail al seguente indirizzo annamaria.agnano@gmail.com e le immagini in questione verranno immediatamente rimosse.




lunedì 28 ottobre 2013

LA PSICOLOGIA DEL BEN...ESSERE



LA PSICOLOGIA DEL "BEN...ESSERE"

Cari amici che mi leggerete, voglio partire da lontano per arrivare molto vicino a ciascuno di Voi!
Domenica scorsa, dal Fatto Quotidiano, relativamente ad un articolo sulla libreria Bocca di Milano, veniva ripresa la fotografia della scritta che i librai, padre e i due figli, hanno apposto sulla vetrina
" La crisi rischia di farci chiudere. Sostieni la più antica libreria d'Italia regalandoti un libro".
La risposta delle persone è stata immediata: si sono sentite coinvolte e solidali. Al punto che, da allora e ogni giorno, la libreria sta realizzando acquisti per 2500 euro. "Così continuando -dice il libraio padre commosso-  non chiuderemo più!"
Questo messaggio per uno Psicologo positivo, rappresenta un invito a leggere qualcosa oltre alla risposta solidale delle persone, o alla emozione dei librai titolari che pensano di stare sognando!
Infatti, come accade allo scienziato che "mette una lente di ingrandimento" al suo oggetto di studio, allo stesso modo, la Psicologia Positiva rileverebbe in quell'evento di richiesta di solidarietà ben risposta la capacità di altruismo, di civiltà, di responsabilità da parte delle persone tutte che hanno aderito all'acquisto; della richiesta da parte dei librai, coglierebbe tratti individuali di coraggio (a rendere pubblica la grave difficoltà di chiudere la propria libreria); di abilità nel comunicare semplicemente ma in modo efficace, cogliendo nel segno del messaggio( invocare il sostegno alla più antica libreria d'Italia), di ottimismo e speranza( verso un'alternativa alla chiusura).
Chi vorrà approfondire , potrà leggere precedenti post: resilienza e leadership integrale © del 23/04/13 "destino o resilienza" del 30/04/13; "cambiamento ed emozioni" del 7/05/13.


Da dove siamo partiti
 Il 2° conflitto mondiale in America, in particolare a partire dallo studio del sociologo israeliano A. Antonovsky sugli ebrei prigionieri dei lager(1979), divenne un periodo interessante per la ricerca psicologica che studiò gli effetti della guerra e le risposte osservate (Seligman  e Csikszentmihalyi 2000): le persone sottoposte agli stessi eventi drammatici, con perdite subite (perdita del lavoro, della casa dei soldi e dei sostegni sociali, dello status),  reagivano in modi opposti. Chi finiva in depressione e sfiducia; chi, al contrario, manteneva uno stato di forza e di serenità! Dunque, si chiesero i ricercatori, cosa produceva queste opposte reazioni che la psicoanalisi e la psicologia non poterono spiegarsi data la loro "visione" patologica" e della cura: mentre la via aperta dagli studiosi li ri-orientava verso una psicologia positiva che trovasse risposte scientifiche dei tratti individuali e dei gruppi nelle diverse organizzazioni sociali e che facesse individuare i fattori predittivi e quindi conducesse ad una psicologia preventiva, in grado, ossia di prevenire la malattia. In questa visione, le persone erano attori capaci di scegliere ed essere efficaci, (A.Bandura, 1996) anche in condizioni estreme, utilizzando risorse e forze (coping, termine che già con A.Antonovsky venne usato per riferirsi  ai"modi" per affrontare lo stress) e che Seligman definì "forze cuscinetto", attraverso cui le persone riuscivano a resistere e contrastare gli eventi stressanti.

La psicologia positiva ha dunque l'obiettivo di studiare ed individuare i tratti della persona e del gruppo, inteso come aggregato di persone che in qualsiasi organizzazione sociale si costituisce, e di ampliare le competenze, proprio sviluppando i potenziali che ciascuna persona porta in sè come talenti da sviluppare. Il Dott. Martin Seligman sarà lo stesso autore di un testo molto interessante che vi suggerisco di leggere"Imparare l'ottimismo". Lo sviluppo della Psicologia positiva ci dà la visione dell'influenza di stili di sviluppo, di adattamenti, secondo cui ogni persona"costruisce" la propria realtà come una realtà soggettiva. Su di essa l'esperienza di qualsiasi evento, situazione, relazione, risulta una rappresentazione soggettiva, in base all'esperienza percettivo-sensoriale fatta di percezioni,  attribuzioni , cognizioni, sentimenti ed emozioni che agisce in ogni situazione alla quale"adattarsi".Pertanto, anche l'adattamento risponde a modi strettamente soggettivi, così come la risposta allo stress.


Abbiamo bisogno di sviluppare una psicologia positiva nel nostro quotidiano che sviluppi il benessere
Mi capita sempre più frequentemente di ascoltare le persone nel corso del quotidiano; il loro modo di pensare accompagnato dall'enfasi delle loro emozioni.; nel lamento o giudizio, nell'intolleranza con cui si condisce un evento letto dal giornale o sentito per televisione. Oppure, nel racconto che si fa mentre si fa la fila in farmacia o alla cassa di un qualsiasi negozio; nei commenti o nel silenzio. E non si immagina la portata del linguaggio nella costruzione del senso con cui poi si attribuisce a cose, eventi e a persone la propria opinione che si basa puramente su quella esperienza (che prima dicevo essere soggettiva). Quanto spesso le sensazioni momentanee "globalizzano" l'attenzione che così seleziona ed esclude; così come i sentimenti, a cui viene assegnata una parte sempre più urgente e totalizzante: quanto spesso le relazioni vengono bruciate in questo modo? Certo, nessuna di queste conversazioni (intime o con gli altri), modi di esprimersi, di dire o riportare nei luoghi dove ci si incontra, al lavoro o con gli amici, è "patologica; non c'è in esse un disagio che debba richiedere una consulenza  con lo psicologo e nemmeno richiede un intervento di "cura" così come si pensa debba esserci in presenza di ansia o panico( e spesso anche con timore e senza essere ben informati più completamente sulle figure a cui affidarsi  !) ( puoi approfondire leggendo mio post "Quando affidarsi ad una buona psicoterapia" dell'11/06/13)
Possono proprio essere le quotidiane, quelle situazioni e condizioni in cui la Psicologia avanzata ed applicativa, dispone il suo intervento nell'incrementare le risorse positive, latenti e potenziali di cui siamo portatori: la nostra resilienza!

Imparare a conoscere quanto l'applicazione della psicologia positiva si riversi nel proprio quotidiano di vita, sostituendo modalità ormai ripetitive e poco efficaci dentro alle relazioni  con gli altri, con se stessi; apprendendo a mettere in atto nuove modalità per farle avanzare nella loro accresciuta abilità ad arricchirsi, dare un senso più ampio e profondo della vita.
Cosa che ci tiene sulla nostra rotta, motivati dallo scopo che ci ispira.Consapevoli del come non farci sorprendere dalla tempesta, attenti, invece, ad usarne la forza!

Alcune applicazioni, come la *Programmazione neuro-linguistica, dispongono di queste modalità: attraverso la presa di consapevolezza del linguaggio; del suo contenuto e della relazione che nei messaggi si trasmettono; nell'empatia che si sprigiona nell'avvicinarsi all'altro, sapendo cogliere il suo modo e stile mentale; nel gestire un conflitto e soprattutto, abilitandosi ad una ricerca più semplice e diretta, lasciando le zavorre del giudizio e pregiudizio.
Il *Modello Strategico favorisce la scoperta e comprensione delle tentate soluzioni che irrigidiscono schemi disfunzionali. Interessante è scoprire come funzionano gli schemi mentali con cui elaboriamo la nostra esperienza percettiva.
*Il Modello Leadership Integrale©supporta e favorisce lo sviluppo di abilità di comunicazione strategica con se stessi e gli altri; con attenzione al linguaggio"emozionale" integrato alla parola; la crescita creativa attraverso il gruppo. 





A presto! La vostra Annamaria


Per approfondimenti cui sei interessato, puoi scrivermi al mio indirizzo mail
annamaria.agnano@gmail.com
altrimenti lascia un tuo commento iscriviti ( se non sei già iscritto) a google + clicca su commenti
inserisci semplicemente user name e una password


  Disclaimer
Le informazioni contenute in questo blog sono puramente divulgative.
Questo Blog non è da considerarsi una testata giornalistica in quanto non viene aggiornato con una frequenza costante e periodica non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n* 62
del 07 Marzo 2001. Inoltre le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e valutate di pubblico dominio. Qualora il loro utilizzo violasse diritti d’autore scrivete una mail al seguente indirizzo annamaria.agnano@gmail.com e le immagini in questione verranno immediatamente rimosse.
                                                                                                                        





lunedì 21 ottobre 2013

CINEMA E TERAPIA:COL FIATO SOSPESO



CINEMA e TERAPIA
CON IL FIATO SOSPESO "VERTIGO"- LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE-

Nelle sale cinematografiche, dal 21 al 23 Ottobre, verrà ripresentato in hd la famosa pellicola Vertigo o "La donna che visse due volte" di Alfred Hitchcock, un thriller psicologico e drammatico che voglio rivisitare con voi perché in questo film, tratto dal racconto di Pierre Boileau e Thomas Narcejac, sono trattati alcuni temi della psicologia e psicoterapia che mi interessa molto esplorare con voi, sperando di suscitare anche il vostro interesse. Vi devo subito confidare che ho una vera passione per A.Hitchcock e ritengo che le sue regie siano dei capolavori psicologici, con le sue raffinatissime abilità nel costruire vortici ed escalation di totale presa sullo spettatore. 
Lasciandovi la bella opportunità di andare a vedervi questo appassionante film, e o anche di leggervi la bella recenzione a cura di FRANCESCA DRUIDI, io passo subito alla mia lettura psicologica più ampia.
L'avvocato e poliziotto John Ferguson, Scottie per gli amici, soffre di vertigini (durante un inseguimento sui tetti dei grattacieli di San Francisco, aggrappato ad una grondaia, sospeso nel vuoto, aveva visto un collega precipitare al suolo nel tentativo di salvarlo). 

Siamo già in una condizione di risposta traumatica per lo stress subito, che lo conduce alle manifestazioni che lo accompagneranno nella trama del film a fare i conti con le sue vertigini. Nel nostro mondo terapeutico, le vertigini prendono il nome di acrofobia: da  ákron, "cima, sommità" e , phóbos, "paura", ossia avere paura delle altezze. 
La paura delle altezze è una delle più arcaiche forme di adattamento  presenti in quasi tutti gli esseri viventi. Tuttavia,  quando la soglia di adattamento viene superata, si apre un problema invalidante. Infatti, chi soffre di questa fobia teme le altezze e precisamente ciò che si verifica è  un'alterazione percettiva che porta la persona a sovrastimare le misure ; quindi, a viverlo come problema che limita la sua vita con i sintomi estremamente ansiosi che la percezione del vuoto determina – tremore, tachicardia, sudorazione, “testa vuota”, disorientamento; l’apparente “dissociazione” mentale obbligandola ,così, a rinunciare, evitando situazioni desiderate o importanti e necessarie della sua vita.
Nel film vediamo il protagonista, Scottie F. quando, smesso l'abito di poliziotto, per evitare di tornare al suo passato traumatico (questa è già una soluzione di "evitamento" rispetto all'angoscia che sente per la morte del collega), accetta di indagare per conto di un suo ex compagno di scuola, Elster; che lo incarica di pedinare sua moglie per la grave crisi di identità cui è sottoposta.L'uomo gli svelerà che la donna, Madeleine, sembra completamente prigioniera di una reincarnazione nello spirito della bisnonna, morta a 26 anni, suicida. S.F. comincerà quindi a seguirla e le vedrà fare azioni insolite e strane, come per esempio sostare davanti al quadro della bisnonna, esposto in un museo, completamente ipnotizzata. Come anche vestirsi come lei, indossarne i gioielli; pettinarsi come lei, sino a identificarsi completamente: tanto che, dopo un primo tentativo di suicidio, una seconda volta si lancerà nel vuoto da un campanile di una chiesa.

La scena che vediamo, quella della tromba delle scale su cui la donna sale per gettarsi nel vuoto, è strepitosa (l'effetto tecnico molto sofisticato, crea una suspense altissima che vi suggerisco di provare !) Quello cui però vediamo che accade al protagonista, con il fiato sospeso, è che proprio per le vertigini di cui soffre, pur inseguendola, non potrà salire con lei sino al campanile: colto dai sintomi "vertiginosi", infatti, non potrà impedire alla donna amata (  tra i due è scoppiata la passione), di fare il gesto definitivo.
Questo secondo evento traumatico lo condurrà ad una profonda crisi depressiva: stavolta il senso di colpa lo schiaccia e  la risposta depressiva lo conduce a fermare la sua esistenza per un anno. 








Alcuni Modelli Psicologici della depressione

Nel Modello Psicodinamico, Freud, concepiva la "depressione come rabbia rivolta verso se stessi" e ne associava l'origine al lutto non elaborato per le perdite subite nell'infanzia(rifiuto da parte del genitore, o reale morte di uno o di entrambi). Nel modello cognitivista, di Aaron T.Beck, la terapia cognitivista vede nel depresso distorsioni cognitive ( cognizione è un pensiero) in aree specifiche, con errori di pensiero. La distorsione cognitiva ed il pensiero acritico sono alla base della depressione: il dott. Martin Seligman, parla di "impotenza appresa" un modello importante da lui sviluppato e portato avanti con la ricerca.
Un altro modello variante di quello cognititvo, riguarda lo "stile di attribuzione": i significati che attribuiamo ai comportamenti degli altri, ed il modo in cui spieghiamo gli eventi della vita. Nell'attribuzione di significato vi è un potenziale depressogeno(se attribuiamo significati negativi!) 
Per il Modello Comportamentale  il concetto base è che si tende a ripetere ciò che conduce a ricompense ed a evitare ciò che porta punizioni: il nostro comportamento determina le esperienze che perseguiamo e quelle che evitiamo, la qualità delle interazioni con gli altri, il corso che daremo alle azioni e la possibiltà di riuscita.
Secondo il Modello Interpersonale, la depressione è spesso causata da problemi relazionali, anche se è vero  che problemi relazionali possono essere cause della depressione: la morte di un coniuge; abusi ed abbandoni; divorzi e separazioni; sfiducia e risentimenti,isolamento; sono fenomeni che  accadono dentro alle relazioni affettive ed è questo il territorio di intervento di questo modello.
Infine voglio citare il Modello Costruttivista,ed il Modello di Terapia breve strategica ( quello a cui io stessa mi sono formata) che considerano il feedback e le tentate soluzioni che le persone trovano o con cui rispondono ai problemi che si trovano a fronteggiare: per noi terapeuti di questo modello, indagare la depressione significa cercare le tentate soluzioni personali di chi è depresso e di quelle dei loro familiari. 

AUTO-PROFEZIE VERIFICANTESI E L'EFFETTO PIGMALIONE*

Una seconda, interessante attenzione alla trama del film "Vertigo" , io la pongo all'interno di una particolare lettura che Il professore rumeno, Victor I.Stoichita, autore di un saggio sul “simulacro”, componente fondamentale dell’immaginario occidentale, ha esaminato del film La donna che visse due volte, come esempio di assunzione cinematografica del mito di Pigmalione, il mito fondatore del simulacro.
«Ti ha forse istruita? Ti ha fatto provare» chiede rabbiosamente Scottie a Judy riferendosi a Elster, che avrebbe ingaggiato la donna in quanto sosia di sua moglie Madleine, proprio per poterla uccidere. In Vertigo, Elster e lo stesso Scottie si costituiscono in due momenti diversi del film i "pigmalioni" di Judy e nel finale, sarà lo stesso Scottie, nel tentativo di riportare in vita la donna amata, a farle assumere le medesime sembianze: colore dei capelli, modo di vestire, le tinte da lei usate, gli stessi gioielli: il miracolo di Judy che rinasce, si ricrea nelle sembianze dell'altra!
Rinnovando la proposta di guardarvi il film perché così potrete entrare voi stessi" nelle trame avvincenti della trama "(e credo che se anche lo avete visto, rivederlo in hd deve essere molto coinvolgente!), passo al mio compito di svelarvi il mito di Pigmalione.  
Nella Psicologia sociale, dove viene detto anche Effetto" Rosenthal"  dall'autore che lo studiò (Robert Rosenthal) nel 1966 o Auto-profezia verificantesi( Paul Watzlawick), 
Semplificando, la nostra aspettativa relativa al comportamento (di un altro) può diventare predizione: se ci aspettiamo una persona simpatica,il modo in cui la trattiamo può contribuire a renderla piacevole; se ci aspettiamo una antipatica,il nostro modo di accostarci può contribuire a renderla sgradevole. E' questa sorta di previsione attiva, che viene detta profezia autoverificantesi(P.Watzlawick).



La Ricerca del Dott.Robert Rosenthal sull'autorealizzazione delle previsioni 
interpersonali.*
"Nel 1966, negli Stati Uniti, Robert Rosenthal e la psicologa, Leonore Jacobson fecero una ricerca sul "fenomeno delle aspettative degli insegnanti verso i loro alunni".
I due studiosi vollero valutare l'effetto delle aspettative del docente, conducendo una ricerca in cui i docenti erano portati a credere, all'inizio dell'anno scolastico, che da alcuni dei loro allievi potevano aspettarsi un forte miglioramento durante l'anno, basandosi su test cui gli allievi erano stati sottoposti alla fine del corso precedente: in realtà, gli studenti che erano stati definiti come «allievi da cui ci si poteva aspettare un forte miglioramento», erano stati scelti sulla base della semplice casualità.I due studiosi volevano validare la tesi che "all’interno di una classe scolastica i bambini che hanno un profitto più alto sono quelli da cui l’insegnante si aspetta un maggiore sviluppo intellettuale".
 "A distanza di alcuni mesi dall’inizio dell'esperimento, gli insegnanti  indicarono che  lo sviluppo cognitivo di quegli allievi fosse progredito in misura maggiore rispetto agli altri alunni. Di fatto, la differenza tra i bambini del gruppo sperimentale e il gruppo di controllo esisteva soltanto nella mente dell’insegnante".
Il concetto principale della ricerca è quello di «profezia che si auto-adempie» e cioè: la predizione fatta da una persona sul comportamento di un'altra persona finisce, in un modo o nell'altro, per realizzarsi.

Quando è successo anche a voi di trovarvi in una situazione di una vostra auto-profezia verificantesi? Eravate in una situazione nuova, oppure vi avevano parlato di una persona  che ancora non conoscevate e voi vi siete fatti quella certa aspettativa che poi, nella realtà, è avvenuta per davvero. Oppure voi stessi siete stati designati da un'autoprofezia di altri...?

Me lo raccontate? Vi aspetto! 
Attendo un tuo contributo anche sulle emozioni provate attraverso "VERTIGO"!

A presto. La Vostra AnnamariA
iscriviti ( se non sei già iscritto) a google + clicca su commenti
inserisci semplicemente user name e una password

oppure manda una e-mail al mio ind. posta elettronica 
annamaria.agnano@gmail.com
e ti risponderò






Bibliografie che vi suggerisco; siti e fonti da cui  da cui ho tratto spunti ed informazioni: 
Michael D.Yapko- Rompere gli schemi della depressione-  (ed Ponte alle Grazie)
L'effetto Pigmalione  di Emanuela Bagetto
www.movieplayer.it

Disclaimer
Le informazioni contenute in questo blog sono puramente divulgative.
Questo Blog non è da considerarsi una testata giornalistica in quanto non viene aggiornato con una frequenza costante e periodica non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n* 62
del 07 Marzo 2001. Inoltre le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e valutate di pubblico dominio. Qualora il loro utilizzo violasse diritti d’autore scrivete una mail al seguente indirizzo annamaria.agnano@gmail.com e le immagini in questione verranno immediatamente rimosse.

giovedì 10 ottobre 2013

IL DOLORE FIBROMIALGICO




IL DOLORE FIBROMIALGICO


L'approccio multimodale nella diagnosi di fibromialgia appare, oggi, una scelta strategica, dal momento che aumenta le possibilità di interventi terapeutici interessanti e promettenti per questa patologia che, negli ultimi 10 anni, è stata meglio osservata e per questo è più conosciuta.

 Gli studi sulle cause molteplici di questa patologia evidenziano per lo più cause legate ad eventi stressanti (traumi psicologici e fisici, lutti, malattia). 

* Una parte di studi considera le alterazioni dei mediatori chimici  (neurotrasmettitori e sostanze ormonali);
* studi diversi, invece, pongono attenzione alle alterazioni del sonno e quindi della muscolatura (infatti la fibromialgia interessa i muscoli e le loro  inserzioni sulle strutture articolari, provocando dolore diffuso, affaticamento  ed alterazione del sonno), in seguito a ripetuti microtraumi  per i quali si  verificherebbe una diminuzione di sopportazione del dolore. 
   
Dal punto di vista dello psicologo, 
si apre sia la via del supporto psicologico, sia quella della psicoterapia, due soluzioni che possono contribuire positivamente ed in modi diversi, ad affrontare il dolore fibromialgico.  E' proprio in questa visione specialistica che, in particolare, ho voluto approfondire l'aspetto del dolore specifico.

Infatti, per noi diventa interessante la reazione della persona al dolore e nel momento in cui le viene fatta la diagnosi : per i meccanismi di autopercezione degli eventi traumatici, infatti,si possono produrre risposte circolari, per cui la risposta al dolore potrebbe aumentare il dolore stesso. Come pure, provocare risposte depressive quali effetti della propria percezione di sé rispetto alla malattia; relativamente agli altri con cui si relaziona ( che a loro volta reagiscono, stabilendo così intrecci tra reazioni diverse). 

Perché, come spesso accade in qualsiasi situazione-evento che possa provocare un impatto sulla percezione di se stessi, come lo è una diagnosi fibromialgica, l'effetto sulla persona diventa circolare e quindi, può diventare causa; dentro ad una sorta di circuito reattivo che tende a stabilire risposte di aumentato dolore e di disagio, se non di conflitto con gli altri quando chi le sta intorno, tende a sottovalutare o a sdrammatizzare il dolore comunicato.

Gli interventi psicologici sono orientati 
al supporto alla persona in rapporto al cambiamento di vita percepito rispetto alla malattia (in rapporto al proprio corpo, alle persone con cui essa vive; al proprio lavoro, alle relazioni nei luoghi e spazi lavorativi). Lo scopo è di rafforzare i coping cognititvi, ossia modalità innovative per affrontare la condizione  di malattia percepita.

La psicoterapia affronta più direttamente il dolore e gli aspetti depressivi della sindrome fibromialgica.
Sulla base dell'approccio che lo psicoterapeuta segue, il dolore può diventare una risorsa. La persona viene guidata a riformularlo, a prenderne conoscenza e ad entrarvi in contatto, per ricercare, attraverso un'elaborazione precisa, risorse resilienti, ossia una trasformazione dell'esperienza dolorosa.
La terapia breve strategica si apre come uno spazio immediatamente interessante per fornire strumenti di rapido cambiamento, intervenendo sulla percezione stessa dell'esperienza dolorosa e sulle dinamiche relazionali in gioco.
Si possono praticare Tecniche guidate di rilassamento (training autogeno) e di gestione del dolore  attraverso interventi di visualizzazione creativa ( supportate da Tecniche di Programmazione neuro-linguistica) che in altra fase ed anche sui casi specifici, costituiscono interventi guidati di modalità innovative. L' obiettivo terapeutico da definire e condividere con la persona in tali situazioni è la pratica delle tecniche apprese in AUTO-GESTIONE.

Questa soluzione può avere due effetti positivi: l'apprendimento di uno strumento che interviene efficacemente sul dolore, ma al tempo stesso, l'invio di un secondo messaggio che può modificare la percezione di poter reagire e prendersi cura di sé, riprendendo le redini della propria condizione di vita. 
Questa risposta attiva può influire positivamente ed indirettamente sugli effetti depressivi possibili; ed influenzare in generale lo stato di benessere.
Nel caso, tuttavia, in cui siano presenti aspetti depressivi, essi possono essere affrontati anche in relazione ai contesti e situazioni familiari, con interventi mirati.

L'attuale visione multimodale, infine, propone altre 
misure integrative che prevedono unitamente alla modificazione dello stile di vita, con attenzione allo stile alimentare, lo stretching; il movimento fisico quotidiano (la semplice camminata all'aperto è quello più economico e va incontro anche alle persone che più faticano a praticarlo!), combinati in un mix ed opportunamente integrati che potranno così approdare ad una terapia strategica più strutturata ed orientata a migliorare e ridurre la patologia, per aumentare la qualità della vita della persona.



Ti interessa un approfondimento personale? Scrivimi al mio ind.mail
annamaria.agnano@gmail.com e riceverai mia risposta.

 Dott. AnnamariAgnano





iscriviti ( se non sei già iscritto) a google + clicca su commenti

inserisci semplicemente user name e una password

scrivimi la tua parola nello spazio commenti

oppure manda una e-mail annamaria.agnano@gmail.com


Disclaimer
Le informazioni contenute in questo blog sono puramente divulgative.
Questo Blog non è da considerarsi una testata giornalistica in quanto non viene aggiornato con una frequenza costante e periodica non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n* 62
del 07 Marzo 2001. Inoltre le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e valutate di pubblico dominio. Qualora il loro utilizzo violasse diritti d’autore scrivete una mail al seguente indirizzo annamaria.agnano@gmail.com e le immagini in questione verranno immediatamente rimosse.






martedì 8 ottobre 2013

CONSAPEVOLEZZA EMOTIVA,... RISCOPRIRE LA FELICITA' (VIDEO)

CONSAPEVOLEZZA EMOTIVA
Riscoprire la Felicità...


Siete interessati a scoprire di più sulla Consapevolezza Emotiva e Riscoperta della Felicità? 
Vuoi saperne di più? Seguimi cliccando il video 

La consapevolezza emotiva è la capacità di riconoscere i sentimenti quando essi si presentano; e  quindi implica anche che riconoscendo sentimenti ed emozioni, siamo in grado di gestirli e governarli(che non vuol dire affatto "controllarli evitandoli!"). E questa autoconsapevolezza, diventa anche mantenere la propria rotta, la motivazione, rispetto a ciò che desideriamo. Saper conoscere e riconoscere, rispettare e ben utilizzare queste risorse emozionali, ci mette anche in grado di saperlo fare con quelle degli altri con cui relazioniamo. 
Infine, cosa ci aspettiamo dalla felicità? Che ci baci sulla fronte o diventa interessante e possibile disporsi ad essa? Mettersi felici...alla ricerca?



Sei soddisfatto di questo argomento? E ti piacerebbe approfondirlo?
Ti aspetto al prossimo video 
A presto dalla

Vostra AnnamariAgnano 

E' gradito un tuo commento
iscriviti ( se non sei già iscritto) a google + clicca su commenti
inserisci user name e una password
rilascia il tuo commento in libertà e ti risponderò
oppure manda una e-mail annamaria.agnano@gmail.com




Ai sensi del D.lgs n.196 del 30.06.03 (Codice Privacy) si precisa che le informazioni
contenute in questo messaggio sono riservate e ad uso esclusivo del destinatario.
Qualora il messaggio in parola Le fosse pervenuto per errore, La preghiamo di eliminarlo
senza copiarlo e di non inoltrarlo a terzi, dandocene gentilmente comunicazione.


Disclaimer
Le informazioni contenute in questo blog sono puramente divulgative.
Questo Blog non è da considerarsi una testata giornalistica in quanto non viene aggiornato con una frequenza costante e periodica non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n* 62
del 07 Marzo 2001. Inoltre le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e valutate di pubblico dominio. Qualora il loro utilizzo violasse diritti d’autore scrivete una mail al seguente indirizzo annamaria.agnano@gmail.com e le immagini in questione verranno immediatamente rimosse.