mercoledì 28 novembre 2018

LOTTARE CONTRO LE AVVERSITA'? SI, MA SE NE SONO TROPPE?






LOTTARE CONTRO LE AVVERSITA'...!...SI, MA SE NE SONO TROPPE?




Arrendersi, lasciarsi andare! Dopo che si son provate tante strade per uscirne da una crisi lavorativa? Oppure personale?  O forse conflittuale? Ma quale che la crisi sia, riguarda te e la tua persona. Perché se ne parli con gli altri, amici e parenti (di cui ti fidi!), mal che vada ti prendi una dose di incoraggiamento. "Non dire così...dai che poi passa... non fare così, reagisci, forza!"
"Già"Tanto voi non siete al mio posto....Provate a mettervi nei miei panni!" Vorresti dirglielo, e poi però pensi "meglio stare zitti... magari mi limito a pensarlo tra me e me. Se no, finisce anche che si offendono!"
Magari non ne parli per niente e con nessuno! Perché "sei uno/una che se la cava"...E 
se la deve cavare da sé, perché è così che è sempre stato! "Sei li a ripeterti che ce la 
devi fare; che devi andare avanti, a testa alta...anche se intimamente la testa "è giù"con tutte quelle cose che ti portano giù giù, come in un vortice ...Non le vorresti.
Non era così fino a qualche tempo fa. Forse soltanto ieri non te lo saresti nemmeno immaginato...Ma oggi? Non funziona.  E tutti quei corsi? Ricerca la tua autostima; Cambia la tua vita; Le 10 regole del successo! Se non vinci, non vale!  Devi solo provarci! C’è un leone dentro di te, risveglialo!...:(
 Belli! Interessanti… Illuminanti… Senonché oggi neanche quelli contano per lo stato in cui ti trovi. Parole parole parole bla-bla bla-bla... L'unica domanda, potente, che passa è semplicemente”  E ora che faccio?”. Perché ti rendi conto di essere come in una trappola, una stanza con la porta blindata... che se non hai la chiave giusta, non  esci!
Un topo in trappola... Hai sempre pensato di essere una persona razionale oppure  una persona d’azione. Ora però le cose ti appaiono diversamente. Adesso, ciò che ti sta capitando è davvero troppo. Che succede? E cosa succederà, soprattutto...

Vediamo un po’ che cosa bolle in pentola…
1)     La verità è che le nostre emozioni hanno ragione e non possiamo ignorarlo né costringerle perché diventerebbero come un gatto chiuso dentro ad un sacco che se tu hai tenuto stretto non appena si apre un piccolo foro, schizza fuori e ti graffia! Eppure è proprio questo che facciamo quando abbiamo a che fare con le EMOZIONI. Le razionalizziamo...Le traduciamo in una lingua intraducibile ed impossibile, dato che il linguaggio che esse parlano non è certo quello della ragione!
2) Infatti, il secondo punto è questo: come incoraggiare o accettare questo stato 
“  emozionale” se non conosci il suo linguaggio? Ossia i modi per parlare di emozioni. D’altronde le emozioni non parlano, le emozioni si sentono: nel corpo che vibra e si tende, Nella muscolatura che si contrae; nel respiro che si accorcia e che manca; nel cuore che batte forte come un cavallo che scalpita! Quando non lo vorresti le senti nelle braccia, nelle gambe; nella testa e attraverso i muscoli della tua faccia, quando esse parlano per te agli altri che le vedono, espresse e stampate sul tuo viso.
 Parlarne, poi, agli altri? Complicatissimo! Il rischio è il conflitto, perché se taci si vede ciò che pensi e se tu esprimi, il risultato viene da sé.
3) Il terzo punto è che non è possibile affrontare le emozioni se non hai gli strumenti giusti.
Renditi  conto che non potrai mai affrontare le emozioni se non hai le chiavi giuste 
per aprire la porta"blindata" a questa dimensione emozionale fondamentale e sulla quale, in certe situazioni, non hai nessun tipo di potere... L'unico potere che hai è quello di "scoprire" che ci sono, per così dire, degli attrezzi utili per affrontarle... Come  istruzioni per l'uso. 

 4) Attrezzi per affrontare le emozioni: istruzioni per l’uso.
Prova ad immaginarti un percorso stradale nel quale, ad un certo punto, ti trovi davanti ad un semaforo rosso. Secondo il codice della strada tu hai appreso che  è un segnale di arresto. Bene, il codice emozionale stabilisce che un’emozione  “ forte “, come per esempio la rabbia, sta ad indicare un semaforo rosso. Esattamente come allo stop che ci diamo riconoscendo il colore rosso: allo stesso modo bisogna fermarsi e chiedersi "cos’è che tiene fermo il percorso? Che senso ha quel " semaforo rosso": che significato ha per me? Che tipo di messaggio mi sta veicolando la rabbia con le sue tensioni e vibrazioni del corpo, delle braccia, della faccia contratta ed arrossata “ infuriata “. Cosa bolle in pentola? 
Quello che devi chiederti è perché stai provando quella emozione. Dove ti vogliono portare queste messaggere, a quale svelamento, a quale scoperta?

5)Sentimentalizzare:la chiave giusta per comunicare con le emozioni.
Certo è che tu non potrai mai smettere di sentire che in 12 millesimi di secondo la rabbia ti potrebbe portare via come un fiume in piena! È però anche vero che oltre, ad un livello più alto, le emozioni sanno entrare in relazione, per così dire, parlano con la ragione, con le cognizioni; con i ricordi, con l’attenzione e la concentrazione:ossia con altre attività della tua vita mentale. Ecco, è in queste circostanze che possiamo diventare sentimentali: ossia guardiamo le emozioni, le osserviamo, ci facciamo delle domande su di esse; sul loro significato;sui messaggi che ci vogliono dare e quindi, in questa parolina "sentimentalizzare", c’è un mondo potenziale da esplorare e del quale prendere consapevolezza. 
Allora, se è vero che ancora quelle emozioni ti arriveranno in quei fatidici 12 millesimi  di secondo, e anche tuttavia vero, che nello stesso momento o in altri momenti, avanzerà il ricordo dei sentimenti provati . E quindi, da un’altra parte ed a un livello più alto, questa esperienza percettiva avanzerà insieme a quell’ emozione. Ed allora, il confronto tra queste due esperienze potrà ridurre l’intensità della rabbia e del risentimento.
 Apprendiamo così che emozioni e sentimenti sono il nostro patrimonio umano e relazionale che ci permette di aumentare la nostra intelligenza emotiva e relazionale: ossia la capacità di risolvere i problemi e rafforzarci attraverso le relazioni con gli altri...Nel nostro mare in tempesta. Diventando noi stessi come marinai che quel mare in tempesta, lo governano.

;) Continua a seguirmi...

mercoledì 21 novembre 2018

"Quando arriva l’inverno per fare Ben Essere, la psico*nutriment*azione".




Quando nutrirsi è meglio che mangiare
Quando ci riferiamo alla alimentazione, dobbiamo considerarla da più punti di vista: dal punto di vista nutrizionale calcoleremo il valore dei “nutrienti” contenuti nel cibo, con il Processo metabolico che li trasforma per garantire l'ENERGIA VITALE al nostro organismo. 
Oltre all'alimentazione che ci nutre e che nutre il nostro sistema immunitario, le difese del nostro Psico-Organismo sono attivate da altre fonti nutrizionali. E vediamole!

Come nutriamo il nostro Sistema "CorpoCuoreMente"
Di fatto, quando parliamo di nutrizione, dobbiamo pensare alla parola "nutrizione" in tutta la sua ampiezza e pienezza, riferendola alle Relazioni attraverso le quali facciamo esperienza della vita sin da subito, come esseri umani che si formano in grembo materno. Infatti è così che tutti noi veniamo al mondo:attraverso questo ambiente con il quale entriamo in relazione. La Relazione si attiva e prende"corpo"da subito, attraverso la prima formazione in grembo materno
Le relazioni  costituiscono i nutrienti di base, cioè fondamentali alla formazione del nostro "ESSERE": fondamenti "affettivi e cognitivi" dei quali non possiamo fare a meno. Per meglio dire, le relazioni ci nutrono e promuovono la nostra Salute emotiva e cognitiva; la nostra intelligenza emotiva.Il nostro  benessere ed equilibrio dei quali siamo potenzialmente  "portatori “sani”.
C’è, infatti, un processo del nostro sviluppo evoluto che ci dispone a realizzare il nostro potenziale: a condizione, tuttavia, che veniamo “nutriti” nei modi equilibrati, ossia che ci garantiscano lo sviluppo  delle sostanze vitali che producono ENERGIA AFFETTIVA  MOTIVAZIONALE.

In quanti modi dunque ci nutriamo? Ma, soprattutto, in QUALI modi? 
Gli stimoli che accompagnano la nostra esperienza di mondo ai quali veniamo disposti comunque nell’ arco della nostra vita, possono essere ricchi: perciò favorire i fattori del nostro stare bene, sprigionando la potenza dei potenziali messi in pratica; ma possono essere anche poveri, ossia impedirci di raggiungere la realizzazione di aree di potenziali di cui siamo portatoriPensiamo alle emozioni! Quanto esse favoriscono il nostro benessere e vitalità! Nell'approccio multidisciplinare , ossia di discipline differenti che si confrontano e collaborano, è stato dimostrato e divulgato da molti di studi che lo confermano. Molti altri studi accertano però anche il contrario!

Quanto possono mal nutrirci le nostre emozioni? 
Quando producono ansia ( l'ansia è un disturbo delle emozioni), le nostre emozioni, quali rabbia e paura, sono la causa di un tipo di stress molto temuto, quello psichico: non solo esse riducono le nostre difese "psicologiche". Il danno che esse fanno è quello di influenzare il nostro sistema immunitario, disponendoci così alla malattia. Se poi realizziamo che cervello, cuore ed intestino comunicano in un Sistema di sotto-sistemi ( cervello, cuore ed intestino appunto ), allora ci rendiamo conto del circolo vizioso del malessere.
L’ansia prodotta da emozioni rabbia e/o paura arriva direttamente al nostro corpo attraverso una scorciatoia che il nostro cervello emotivo (cervello arcaico) immediatamente segnala al corpo. Procurando una risposta adrenalica (dell’adrenalina) ed ormonale cortisolica (del cortisolo) :in questa condizione, lo stress emotivo prolungato è in grado di far saltare la risposta immunitaria, perciò siamo più pronti ad ammalarci, a soccombere a queste ”tempeste emotive”.
In tali casi non vale nessuna ragione o ragionamento: senza sapere il ”perché”, noi proviamo l’emozione assoluta, in tutta la sua irruenza:un fiume in piena che allaga e dilaga e tracima! Dentro di noi e fuori nelle relazioni con gli altri!

Ma il Cuore ci preserva!
Possiamo “imparare” a trasformare la risposta emotiva dell’ansia? Ad agirla senza subirla?
Si che possiamo! La scorciatoia “strategica” della scorciatoia del cervello emotivo, sta nel ricercare la coerenza del nostro cuore. Imparare a “comunicare”, semplicemente a parlare, con il nostro cuore. Nel modo più elementare possibile!
Imparando a re-impostare il nostro RESPIRO.
Ritornare a considerare i due importanti momenti, le due fasi, della respirazione: inspirazione ed espirazione.
Concentrandoci sulla inspirazione fonda e profonda e sulla espirazione fonda e profonda, siamo in grado, anche in una manciata di secondi (opportunamente allenati!), di rientrare nella “coerenza cardiaca”. Il cuore regola il suo battito con un’onda regolare.
Concentrarsi sulla respirazione fa cambiare il nostro percorso emotivo: l’emozione riprende a comunicare con la neocorteccia, il nostro cervello nuovo evoluto. Così facendo, ci mettiamo in contatto con le ragioni e le motivazioni di quella emozione; ne esploriamo gli aspetti ”sentimentali”; ragioniamo sui nostri “sentimenti”.
 E questo è un atto completo e coerente, che fa comunicare cervello corpo e cuore: riprende il percorso evoluto che viene consegnato a ciascuno di noi quando “conosciamo”. La coscienza( consapevolezza) ce la giochiamo tutta lì in quella messa in pratica della conoscenza.

Note dell’autrice: la divulgazione è una modalità cui mi ispiro da molti anni per realizzare un Progetto di cura e sviluppo dei fattori della Salute ed Equilibrio Emozionale come base per la Salute della Persona.
Il mio ultimo libro “Nutri*Ment*Azione, il segreto della vitalità sta nelle Difese psicologiche insieme a quelle immunitarie”, scritto in collaborazione con l’Immunologo Angelo M. Di Fede, è una semplice ma anche efficace carrellata degli ultimi 3 anni di conferenze; incontri e workshop di PsicoImmunologia realizzati insieme .
Il lettore interessato al libro può richiedere info al mio ind.post: annamaria.agnano@gmail.com


mercoledì 10 ottobre 2018

RISVEGLI D'AUTUNNO


RELISIR D'AUTUNNO

 Risvegli d’autunno 

Negli anni 60 lo studioso israeliano, sociologo clinico, A.A.Antonovsky, realizzò uno studio su gruppi di donne di etnie diverse che avevano  in comune  la menopausa. Dallo studio emerse che le donne uscite indenni dall’ Olocausto non rilevavano  le manifestazioni relative alla condizione di squilibrio ormonale, tipico della menopausa, rispetto a donne che pur non avendo vissuto eventi traumatici, ne erano invece affette.

Gli studi d Antonovsky  continuarono con  i suoi  collaboratori nell’ arco di un  trentennio, mettendo in evidenza la condizione di  resilienza “ per la quale, al di là degli eventi traumatici ciò che emergeva come determinante era la differente reazione soggettiva e, nel caso delle donne della ricerca, la capacità adattiva di reggere agli sforzi che esse avevano vissuto. Dalla loro ricerca ad oggi, si è sviluppato  l’approccio salutogenico  come un Modello di promozione dello sviluppo dei fattori di Salute. Che cosa significa “sviluppo dei fattori di salute”? Che noi potenzialmente siamo capaci di adattarci  agli sforzi che l’ambiente, interno ed esterno, ci richiede, sviluppando risposte resilienti e salutari (dette COPING) a prescindere dalla situazione estrema e o rischiosa nella quale ci troviamo. Attraverso uno stile evolutivo che nell’arco di 120mila anni ha caratterizzato lo sviluppo umano, sociale in particolare.
Se dunque la menopausa rappresenta un periodo difficile e complesso, con effetti “stressors” importanti dal punto di vista dello squilibrio ormonale che essa comporta, considerando la RICERCA DEI FATTORI DI SVILUPPO DELLA SALUTE, possiamo definire che in questa condizione seppure critica, possono essere messi in campo i fattori salutogenici per i quali la risposta adattiva della donna, potrà risultare efficace e combattiva nel contrastarne  lo stress.  Come a dire che la conoscenza attuale di come il nostro organismo sia in grado di funzionare anche in situazioni estreme, ci permette di migliorare la nostra qualità di vita e risposte di adattamento in situazioni di particolare sforzo psico-fisico e relazionale.

Ma che cosa succede ad una donna nel periodo della menopausa?
In questa condizione è l’equilibrio ormonale che viene modificato ed in particolare, per entrare nel merito di questa condizione” estrema “, dobbiamo considerare  come sia l’assetto dell’equilibrio intestinale a essere modificato per il cambiamento degli ormoni che fino a quel momento hanno neuro-modulato l’equilibrio immunologico intestinale. Sostanzialmente, a  causare questo squilibrio è la riduzione di  serotonina che, come evidenziato dall’attuale ricerca immunologica, viene  prodotta all’85% nel nostro intestino. In particolare, sono le cellule cromaffine con la loro risposta immunitaria, a produrre questo importante neurotrasmettitore che governa il processo digestivo, con il senso della sazietà e la peristalsi intestinale, ossia il movimento che permette l’evacuazione. Il cambiamento dell’assetto ormonale provoca, quindi, stipsi ed alterazione della flora intestinale. E così come la serotonina prodotta nel cervello dall’ attività dei neuroni per il nostro equilibrio umorale, allo stesso modo, nel nostro intestino la serotonina prodotta serve a regolare l’umore intestinale.

e ricordiamoci quanto è fondamentale la serotonina prodotta dall’attività dei neuroni che comunica con quella intestinale, in una comunicazione diretta e bidirezionale che influenza l’una l’altra.
Infatti, la serotonina regola il buon umore “emotivo” ed influenza quindi la nostra “digestione emotiva” degli eventi che viviamo, influenzando il loro impatto sulla nostra vita. Possiamo dunque pensare che  la buona comunicazione tra questi due cervelli, che di regola mantiene l’ equilibrio, in questo periodo, inevitabilmente, viene  alterata per le ragioni sopra evidenziate.

Il calo del desiderio sessuale
Accade anche che viene ridotta la produzione di un altro neurotrasmettitore, la dopamina, che regola il desiderio sessuale. Capiamo dunque che il nuovo, complesso, assetto ormonale, inevitabilmente, entra nella vita della donna in modo prepotente e ne influenza la percezione del corpo  e del riconoscimento di sé. Come riconoscersi in accumuli di adipe che, in particolare, coinvolgono la percezione del corpo, di un corpo che poco desidera e che può sentirsi poco desiderabile? Una condizione trasversale dunque: al di là della vampate, delle sudorazioni che sembrano scioglierti; dei risvegli improvvisi notturni, dell’ansia che ne può emergere e la percezione  di un cambiamento che coinvolge stati emotivi e fisici, essa irrompe nella tua vita e ti travolge...

Riformulare lo stile di vita con uno STILE DI VITA verso l'EQUILIBRIO EMOZIONALE per ripristinare l’equilibrio ormonale ed influenzare i normali apporti di serotonina.   
Oggi conosciamo molto bene l’influenza dell’alimentazione e dell’integrazione per favorire il ri-equilibrio ormonale, attraverso  uno STILE DI VITA orientato, come abbiamo visto nell’articolo del Collega immunologo, Dott. Di Fede che ha dato enfasi soprattutto alla PREVENZIONE, come scelta ottimale per “affrontare” il cambiamento in modo lucido ed equilibrato.
Ed integrando/interagendo, attraversando la mia esperienza e ricerca, la PROMOZIONE DELLO STILE DI VITA EMOZIONALE risulta un'autentica INNOVAZIONE!
Dal punto di vista “EMOZIONALE”,infatti, la consapevolezza emotiva può trasformare l’ansia di un cambiamento del corpo e del Sé, in una riscoperta di energia e di vitalità: scoprire le proprie emozioni, il valore che esse esprimono; saperle riconoscere ed incanalare, è acquisire la consapevolezza emotiva. Trasformando “un fiume in piena che se incontenibile tracima, e quindi dilaga ed allaga”, in “Energia sentimentale”, creativa ed espressiva, per prendersi cura della vitalità del corpo, de respiro del Cuore, con la capacità di scegliere di saper cambiare.

Articolo scritto per RELISIR MAGAZINE...Ed io aggiungo: NON SOLO CAPELLI!


venerdì 5 ottobre 2018

Perchè cerchi la chiave sotto al lampione se poi, a chi ti chiede dove l’hai persa dici " là, dove c’è buio…"



 Perché cerchi la chiave sotto al lampione se poi, a chi ti chiede dove l’hai persa, dici " là, dove c’è buio…"




Quante volte ci si ritrova sempre là, "a stare" in quello che si ripete…che non si vorrebbe…con gli stessi stati d’animo a ciò che si sente…Confermando le sensazioni e le  idee  sull’ impossibilità di cambiare…

Cristalli di vite riflesse, sentendosi "all'angolo" ogni volta nel "ripetere" se stessi con l'altro; le proprie risorse"arrestate"; l'incapacità di alzare lo sguardo da dove si sta, ripiegati su se stessi facendo, pensando ripetizioni; tentando di uscirne, ma, di fatto, rientrando ancora meglio in una performance "alla rinuncia" di sè; 
Ma è davvero impossibile svoltare l'angolo? 
Sottrarsi  allo sguardo dell'altro ; di "chi" sembra decidere chi non si può essere o diventare? E chi invece essere, e per sempre!
Ma siamo certi che quello sguardo esterno non sia il medesimo che si ricerca di sè? Rinnovato nell'essere sempre uguale a se stesso "di sé profeti" di ciò che si ri-verificherà, ancora ed ancora ed ancora!
Perché cerchi la chiave sotto al lampione? Se poi a chi ti chiede dove l'hai smarrita rispondi" altrove, dovè c'è buio!"

Cosa succede se gli schemi intrappolano le nostre "potenzialità" di crescere?

Gli schemi intrappolano l'anima e la coscienza più alta di noi; l'universo che ci portiamo dentro come "scrigno" di preziosi, con la sua chiave che c'è, ma non è lì dove si pensa; perché essa è nascosta. Bisogna ricercarla e senza smarrirsi. E se ci si perde? Fermarsi e attendere! Perché chi si ferma, avanza...                                          
E' l'intuizione che ci sposta da dove siamo radicati, e però l'intuizione è invenzione, una differenza, la differenza del noi. Nell'andare oltre le profezie, oltre i pregiudizi, anche quelli confortevoli che rassicurano e proteggono.

Sono pensieri rigidi su di sè e sugli altri; sensazioni ripetitive che orientano lo sguardo "cieco" che va dentro sé a ricercare ogni volta riflessi, cristalli che desertificano. Sono i modi di dire che diventano poi, modi d'essere e di sentirsi di non essere.
Ricercando gli specchi nell'altro ed in essi, riconoscendosi, ripiegare sulla rinuncia a sé eppoi cedere alla sconfitta.

Il Linguaggio ci forma e per-forma" modellandoci, o come statue o come forme fluide e plastiche nelle mani degli artisti che possiamo essere!
Sono fatto così; è sempre così che mi vanno le cose.Non posso farlo...E' impossibile. E' il mio carattere. Ho sempre fatto così...
Gli altri mi criticano...Vorrei farlo ma...Ci provo ma è inutile. Non posso cambiare... il cambiamento è difficile...Ci vuole fortuna...Gli altri non mi apprezzano...Non ho stima di me... Sono un insicuro/a
Quanti altri modi di pensarsi e raccontarsi, di porsi e disporsi verso sé e gli altri e il mondo?Quanti altri ne potremmo scavare?

Trasformarsi attraverso il linguaggio che trasforma certezze e certificazioni; un' operazione possibile?

Ne riparliamo, con approfondimenti prossimi.

Il mio ind: annamaria.agnano @gmail.com.: per approfondimenti e contatto
scrivimi che ti rispondo;)



mercoledì 3 ottobre 2018

QUANDO IL LINGUAGGIO CHE USIAMO CI USA... Se i modi di dire diventano i nostri modi di essere, che fare?





QUANDO IL LINGUAGGIO CHE USIAMO CI USA... 
SE I MODI DI DIRE DIVENTANO I NOSTRI MODI DI ESSERE, CHE FARE?


Dico che è troppo presto, ma poi che è troppo tardi...Non ho più tempo...Ho tutto il tempo davanti...Son troppo vecchio... sono troppo giovane...Non riesco, non ce la faccio...Se mi vuoi bene fai come ti dico...Fallo per me... Lo faccio per te...Mi fai soffrire...Ti amo da morire...Non ci voglio pensare...Ci devo pensare bene...Come posso decidere...Basta, decido!
E giù...Quanti e quali? Prova a pensarci!



Il linguaggio è la condizione nella quale ci formiamo dai tempi in cui, tutti noi, siamo nel grembo materno. Un ambiente che attraversiamo evolvendoci, crescendo nella forma e sostanza, nutriti attraverso il cordone ombelicale; oggi, sappiamo con le  emozioni materne trasferite alle quali ci adattiamo meglio o peggio, sviluppando la nostra prima impronta, l'IMPRINTING, al come reagiremo allo stress una  volta adulti; prima ancora che negli anni della formazione. Così come la ricerca scientifica ha dimostrato, e gli studi attuali vanno
 in questa direzione, la possibilità di modificare il nostro percorso genetico attraverso uno stile di vita appreso e preso, ovverosia praticato nel quotidiano e in uno stile di vitam che ci permetta di influenzare il nostro percorso tracciato, evolvendolo;  in modo da modificare ciò che è scritto attraverso i nostri comportamenti, gli atteggiamenti e l'approccio stesso entro uno STILE DI VITA scelto e riformulato. 
Il nostro DNA non definisce il nostro destino, le scelte di vita che faremo o le emozioni che proveremo. Il linguaggio però lo fa: ci forma e per-forma, costruendo per noi i presupposti di tutte le scelte, di tutte le decisioni, di tutte le emozioni che influenzeranno il nostro stare in relazione a noi stessi, con gli altri, con il mondo.


Quanto il linguaggio sotto forma di parola influenza il nostro modo di stare in relazione con noi stessi e con gli altri? 
Quanto influenza e condiziona i nostri sentimenti, il modo di sentirsi sicuri o insicuri; di farcela o non farcela in situazioni che, prima di ogni altra cosa, immaginiamo nella nostra testa, ossia rispetto alle quali esprimiamo la nostra "comunicazione interiore"; con domande e risposte che ci poniamo e che ci diamo; costruendo certezze che "certificano"le nostre scelte, permettendoci di andare avanti o fermarci; provare a farcela o rinunciare; accogliere gli errori ed imparare da essi; oppure fermarsi ad essi e rinunciare per sempre.
E dunque, finalmente un dubbio interessante si prospetta alla nostra vita: siamo davvero  sicuri che il linguaggio interiore, familiare, ereditato ed acquisito, possa restare per sempre immodificato dentro di noi? Oppure possiamo cambiarlo? E che il nuovo dialogo trasformi ciò che abbiamo intessuto e tessuto su noi stessi, sulle nostre capacità e adeguatezza; sicurezze e fallimenti...

IL METAMODELLO

Smettere di "parlarsi addosso" e riappropriarci del linguaggio efficace per volgere la nostra vita. Questo è il Metamodello: una importante tecnica "strategica" che ci consente di accedere ad un linguaggio più profondo, di relazione, ossia rispetto al quale re-impostare la relazione con noi stessi; rendendo nuove le vecchie aspettative, verso prospettive innovative perché da esse si rinnovi la nostra identità. Un processo, quello della nostra identità, che evidentemente non è statico, ma dinamico e che percorre la nostra esperienza di vita con l'esperienza promossa attraverso i sensi; verso una costante condizione di presenza, attuale; con una rinnovata capacità di superare le etichette delle parole; i preformati e presupposti e quindi i pregiudizi che categorizzano il nostro modo di essere. Per determinare chi possiamo diventare attraverso il linguaggio rinnovato e più profondo con cui esprimere il potenziale, trasformandolo in possenza: un potere prodigioso da esplorare!




Vuoi saperne di più? Ti interessa approfondire?
Scrivimi al mio ind: annamaria.agnano@gmail.com


mercoledì 19 settembre 2018



NEWS DA STUDIO AGNANO 
il 23 SETTEMBRE PARTECIPIAMO A Verde VIVO 2018:
l' iniziativa della CEAS di MIRANDOLA cui partecipo con la mia Associazione PSICOIMMUNOLOGIA. ITALIANA aps.DIFENDIAMOLASALUTE.
LO SPAZIO E' RISERVATO ALLE EMOZIONI attraverso il TOUR dei SENSI "ANNUSA, GUSTA E SENTI: che cosa c'è di buono?"
Io, INSIEME al pasticciere Tiziano Busuoli, l'agricoltore Enrico Giovannelli e l'archeologo Paolo Campagnoli, realizzeremo
i LABORATORI DEI SENSI. Il nostro " TOUR dei SENSI" nello spazio dedicato a bambini e ragazzini che partecipano maneggiando materie vive (dalla pasta madre e dal cioccolato di Tiziano;alla farina del grano di Enrico e Paolo...con la mia "guida emozionale;) in momenti di attività&gioco in GRUPPO:)
Eppoi la CONFERENZA INTERATTIVA con le FAMIGLIE " IL CIBO TRA TRADIZIONE E RELAZIONE" Il buono è anche bello? E il gusto è anche quello giusto? E le Emozioni in Salute sono collegate al nostro modo di nutrirci? http://www.unioneareanord.mo.it/…/eventi-ce…/verde-vivo-2018
UNIONEAREANORD.MO.IT
La realizzazione dell'area dedicata del CEAS è stata possibile grazie al contributo della Regione Emilia Romagna (DGR 1796/2012)

mercoledì 1 agosto 2018

BENESSERE IN VACANZA O STRESS DA VACANZA?



BENESSERE IN VACANZA O STRESS DA VACANZA?

Perché mai le vacanze possono diventare fonte di malessere e stress?                           

Questo mio articolo che ti appresti a leggere è presente su RELISIR MAGAZINE. Lo condivido volentieri sul mio blog...E buona lettura a chi si è lasciato ispirare dal titolo.

Estate! Da sempre il tempo delle vacanze, quando si è soliti, per lo più, fare le ferie. Che sia per partire verso un viaggio o ritornare nei posti confortevoli di sempre; al mare ai monti o ai laghi. Forse l’attesa è stata lunga; le 2 settimane, o 3, che attendono le nostre vacanze di per sé rappresentano il momento più bello di tutto un anno di lavoro e di impegni. Eppure, il rischio di stressarsi al rientro è molto alto: senza  entrare nei dettagli, ma semplicemente riferendo la comune e diffusa condizione di stress dopo la vacanza, dobbiamo pensare che diversi motivi possono portare a questo effetto: per le donne in famiglia, la cura dei figli; come pure il tempo breve delle 2 settimane; le condizioni di viaggio con i rischi connessi e le ore impiegate per il viaggio stesso. E tuttavia, gli aspetti più interessanti implicati come cause dello stress, inevitabilmente hanno a che fare con gli atteggiamenti e comportamenti umani, ed in particolare, con le aspettative che ciascuno di noi ha rispetto a qualsiasi cosa percepita come più o meno importante; rispetto al valore che attribuiamo alle cose ed alle situazioni. Perciò, nel contesto della vacanza,  quello che dovremo ricercare è il significato ed il valore che diamo ad essa.

Tu che cosa ti aspetti dalle tue vacanze?
È fondamentale prima  di dedicarsi a questo periodo che attende normalmente ciascuno di noi, per godere e  vivere il benessere  vacanziero, chiedersi “che cosa mi aspetto” dal mio viaggio o dalle vacanze che intendo fare da sola/o  o con la famiglia; oppure con gli amici;  diretti verso un viaggio d’avventura o su di un’ isola con resort; o anche, al posto confortevole al quale si ritorna ogni volta per i luoghi conosciuti  da sempre, le persone che si ritrovano e il relax garantito.

Che cosa succede se non ci facciamo questa domanda importante?
È assai probabile che se non hai chiaro che cosa aspettarti, le vacanze di per sé saranno motivo di stress. 
Le aspettative  alimentano la nostra energia affettiva ed emozionale; ci permettono di costruire un’esperienza immaginata ed anticipata dell’evento che vivremo poi realisticamente. Pertanto, esse ci motivano, poiché creano nei nostri percorsi mentali una rappresentazione, ossia un’immagine che carichiamo di energia. Costruirsi quindi una rappresentazione, significa farsi una serie di immagini mentali  come sequenze e scene di un film, collegate al viaggio, alla vacanza e all’esperienza desiderata. La rappresentazione  può essere già essa fonte di stress, quando non coincide realisticamente con quella che sarà l’esperienza effettiva della vacanza. O almeno, è assai raro che ciò che si è immaginato, poi, di fatto accade!

Come funzionano le aspettative nella nostra vita?
Da sempre, nella nostra esperienza di umani ed esseri sociali, con gli altri, in tutte le situazioni che viviamo, siamo in relazione: con noi stessi, gli altri, il mondo. E questo influenza il nostro atteggiamento, la nostra percezione; il nostro approccio mentale e produce una specifica e soggettiva modalità di risposta agli stimoli che continuamente ci arrivano dall’ambiente esterno ed interno. Influenzando anche il modo di agire o reagire con maggiore o minore impiego di energia,  e con una risposta stress più o meno elevata.

Un’ emozione in allerta
La delusione… È senz’altro l’emozione più immediata che proviamo quando le aspettative non si sono realizzate rispetto alla situazione attesa: ossia, se ciò che abbiamo immaginato non accade (immagini  proprio come scene che sono state filmate nel corso del desiderio; la costruzione mentale intorno a ciò che abbiamo desiderato); se quel film immaginato non trova nella pratica l’esatta realizzazione. Perciò, se la distanza tra ciò che è atteso e ciò che realisticamente si realizza è ampia, allora la delusione sarà forte.       
E’ questa emozione che produce lo stato di frustrazione, che  a sua volta, se non elaborato, genera una  condizione di stress più duratura. Sarà questa stessa condizione di stress a generare l’alterazione dell’ormone stress, meglio conosciuto come il cortisolo. Oggi, inoltre, la ricerca più avanzata ci ha mostrato e dimostrato come funziona la comunicazione tra emozioni, ormoni e sistema immunitario; come la risposta immunitaria viene alterata in situazioni di stress prolungato, provocando l’insorgenza di disturbi e patologie che nel tempo possono complicarsi ed aggravarsi.

Come allenarsi per non cadere nella trappola?                                                                     Frammentare le aspettative e progettare diversi obiettivi di vacanza. Se cominciamo a riconsiderare la vacanza come un progetto vacanza in un arco di tempo dell’anno; costruendo  diversi modi di realizzare la  vacanza (con w.end; gite; un’attività sportiva; un hobby), sino ad arrivare alla vacanza quotidiana: ossia i 10 minuti al giorno, da considerare come  un momento prezioso in cui concedersi lo svago, l’ozio, il relax. Il segreto  della piccola cosa quotidiana che tiene e trattiene il nostro equilibrio. La piccola vacanza al giorno ci mette in condizioni di benessere: costruisce la condizione psicofisica ed energetica ottimale ed attiva l’ ormone ossitocina. Questo ormone, anche detto dell’amore(1), ci mette in uno stato di puro piacere. Prendersi perciò la piccola vacanza di 10 minuti al giorno può promuovere la nostra salute, dandoci il piccolo piacere SEMPRE!

Cambia la tua aspettativa.                                                                                                                      Cambiare la percezione conseguentemente al cambiamento delle aspettative, significa cambiare l’esperienza stessa della vacanza e permettersi quindi di godere, in un periodo più diluito e spalmato del nostro tempo di vita, molteplici piccole esperienze di vacanza, senza dover attendere l’unico momento così agognato ed atteso che, inevitabilmente, è destinato al fallimento. Ed alle sue conseguenze.

Nota 1 : Questo ormone viene anche detto della maternità, o dell’amore, come lo ha definito Michel Odent, famoso medico ostetrico, poiché particolarmente presente al momento del parto, sia per favorire la nascita, sia per stimolare la montata lattea e far partire l’allattamento. L’ ossitocina regola tutti gli aspetti del comportamento riproduttivo femminile e maschile: influenza il desiderio sessuale, incide sull’ovulazione e sull’attività degli spermatozoi, viene secreto durante i rapporti sessuali,  governa l’orgasmo.                                                                                                                                               



mercoledì 2 maggio 2018

PER FARE L' ALBERO CI VUOLE IL SEME...LA RELAZIONE TRA GRAVIDANZA; NASCITA E LA CRESCITA DEI FIGLI



PER FARE L' ALBERO CI VUOLE IL SEME...

LA RELAZIONE TRA GRAVIDANZA; NASCITA E LA CRESCITA DEI FIGLI

Il tema della RELAZIONE nell'esperienza della Maternità e Paternità è quanto mai vivo ed attuale. Una Conferenza Interattiva che vuole trovare alcune risposte. In un contesto di collaborazione con il  Centro ESSERCI che ha portato la Comunicazione Non Violenta di Rosenberg  in un piccolo ma universale luogo, Villa Cella di Reggio Emilia; nella mattina di un sabato di Maggio, il 19, INSIEME con Simonetta Tagliavini, Pediatra ed Omeopata,
vogliamo tessere un filo con alcune domande in cerca di risposte...
Nasce un Figlio o nasce una Relazione?
E si è Padri dopo o già da subito, già dal "grembo relazionale"?
E come la Coppia si trasforma, IN RELAZIONE? 
Ed ancora..."che cosa chiedono i piccoli ai loro adulti?"


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lunedì 2 aprile 2018

LE SENSAZIONI...IL NOSTRO RADAR DEL SENSO




LE SENSAZIONI...IL NOSTRO RADAR DEL
SENSO

Affrontare una scelta, risolvere un problema; prendere una decisione per un  cambiamento in un rapporto, nel lavoro rispetto  ad un conflitto che viviamo con qualcuno a cui teniamo o invece temiamo, ma anche più semplicemente, la scelta di un cibo al ristorante o di un’ attività fisica da praticare!

Tutta la nostra esperienza, bella o brutta a cui in questo momento, volendolo, possiamo ripensare, è attraversata ed attraversa la sensazione che da essa ci arriva.

In tutte queste situazioni, le sensazioni sono il radar dal quale “captiamo” ogni cosa. Esse diventano il riferimento per trarre significati, per farci un’idea, per capire o prendere contatto con cose e situazioni, con gli altri e noi stessi.

Se ci pensi bene, qualsiasi cosa di noi parte da una sensazione, gradevole oppure repulsiva, attraente o disturbante, promettente o sfiduciante.

Quella sensazione diventa quindi un “faro” per l'esperienza che faremo oppure no; per le azioni che intraprenderemo; dei significati che le cose avranno o non avranno; dell’impatto che ne seguirà.
Anche l’impatto come l’esito positivo o negativo delle cose, viene incorporato nel nostro ”modo” di dare senso, rispetto alle nostre credenze e convinzioni, giudizi con i quali interpretiamo i fatti e le circostanze,  successo o fallimento ottenuti.

Le sensazioni spingono l’esperienza percettiva e poi su questa, costruiamo i modi di dare attenzione, importanza e senso.
E’ così che ci  “rappresentiamo” e costruiamo le rappresentazioni, come registi che girano sequenze di film; é così che  diventiamo “programmati” e le storie, con i film che in esse abbiamo girato, le rappresentazioni, diventano per noi la realtà. E' così che crediamo che esse siano il mondo.


 Che ne pensi? Quali sono le sensazioni che guidano la tua esperienza?
Scrivimi al mio ind post
annamaria.agnano@gmail.com