SPECIALE LIBERIAMOLE PAROLE
Responsabilità:
profezia, colpa o abilità di risposte creative e nuove?
Ben
ritrovati e benvenuti, Cari amici, in questo mio spazio " della
parola riscoperta o da riscoprire". Stavolta, a breve distanza
da questo luogo che ho pensato( e che Vi metto a piena disposizione, potete
utilizzarlo quando e come volete!) al fine di "togliere le zavorre"
del pregiudizio e del giudizio" che concorrono a togliere senso; a
svuotare; a snaturare la parola. Per quanto essa, la parola, possa essere bella, lieve e nutrimento del nostro vivere!
Oggi ho
pensato alla parola "responsabilità".
Cosa è diventata questa parola?! Volete seguirmi? proviamo insieme...
Ovunque, nei luoghi delle
relazioni, dal lavoro, alla vita privata; nel silenzioso dialogare con noi
stessi, piuttosto che nel peso che" l'altro ci butta addosso come macigno"; nel
giudizio sociale che condanna senza appello, essa viene confusa
ed anche strumentalizzata, nei luoghi dove a ben altro dovrebbe servire! Asservita a disegni che la
violano, "responsabilità" viene privata
della sua bellezza e potenza!
Vorrei invece riscoprirla insieme a voi, ci proviamo?
Potremmo
fare un salto nel mito e ricordarci delle abilità profetiche, i responsi, della
sacerdotessa Cassandra: Apollo, innamorato di lei, le aveva dato
il dono della
profezia in cambio del suo amore. Ella, però, lo ingannò, rifiutandosi dopo
essersi promessa ed allora, il dio la punì con una maledizione: le sue
profezie non sarebbero state mai ascoltate. Giudicata, quindi, folle portatrice di
sventure, Cassandra venne isolata da tutti!
Su questo precedente, ricorrere al mito sarebbe deleterio: se fossimo capaci di responsi profetici...
allora per noi sarebbe una vera sventura.
Rischieremmo l'isolamento, perciò lasciamo il mito e proviamo un'altra pista, quella della visione religiosa cattolica cristiana: qui, la parola responsabilità diventa senso di colpa:essa è affermazione di responsabilità intesa come segno esattamente di verità con se stessi; indica un senso di
coerenza con il proprio mondo interiore. E'assunzione di colpa, la coraggiosa affermazione di
responsabilità da parte dell’individuo.
Anche questa dimensione religiosa e del tutto privata, ci porta lontano! In questo senso, la colpa coinciderebbe con la mancanza di coerenza e quindi di disattesa della verità con se stessi e, quindi, di mancata responsabilità.Dovremmo pensare che mentire a se stessi, mancare di consapevolezza, costituisca una mancanza di verità e quindi una colpa! La complessità dello sviluppo relazionale, l'ambiente in cui cresciamo, le credenze e cultura in cui gli umani sviluppano atteggiamenti e comportamenti e gli effetti sulle capacità di stabilire relazioni sane e adeguate,ci obbliga a uscire da questa spiegazione riduttiva che esclude tutto ciò.
La consapevolezza di sé, dei propri limiti e del proprio valore, al massimo, potrebbero farci pensare a delle abilità e non a delle colpe!
E poi, cosa ci sarebbe di nuovo in una riscoperta di tale parola"responsabilità", se già questo accade nella nostra cultura attuale e nel nostro modello sociale?A prescindere dalla dimensione religiosa!Il senso di colpa, riversato nelle relazioni sociali interpersonali, è davvero diventato espressione di dolore e smarrimento. Non lo attestiamo, forse, nelle attuali situazioni dei conflitti interpersonali? L'uccisione delle donne da parte degli uomini; la distruzione di famiglie da parte di un individuo spaccato, che poi tenta di farsi fuori o ci riesce; La vendetta personale di uno attraverso la rabbia esplosa contro l'altro, nelle separazioni da guerra, dove i figli possono diventare invisibili!Quante volte succede?
Nel senso di colpa troviamo l'umiliazione e la rabbia, quindi l'odio e la vendetta, perpetrata e realizzata. Ed esposta, resa pubblica, rispetto alle coscienze incantate!
Quale scoperta sarebbe?
Quale altro nuovo senso comune possibile e vitale, dunque?
Semplicemente,
allora, io vorrei cercarla nella nostra dimensione laica di cittadini
di mondo;esseri sociali del sistema a cui apparteniamo.E quindi è così che
vorrei riconsiderarla, questa parola! Spogliandola di carichi altri e
riducendola, essenzialmente, ad un concetto di sviluppo
psico-sociale: respons-abilità intesa come abilità
di risposta ai propri potenziali di crescita. A dire che, ciascuno di
noi si porta dalla nascita, sin da subito, un patrimonio di potenziali e che, questi, possono crescere e crescono, nella forma di abilità di risposte: permettendoci di diventare, quindi, più creativi, più
innovativi ed intelligenti rispetto a quanto prima si è stati.
Anche il premio Nobel per l'economia, Amartyia Sen, sostiene la necessità dello sviluppo delle potenzialità umane, come basilare per vivere una vita completa.
In particolare, questo autore riprende un termine che in psicologia sociale si chiama "capabilità" e teorizza sullo sviluppo delle capabilità, intese come abilità in azione(come sviluppo dei potenziali e avrò modo di approfondire questa "teoria delle capabilità" in un post prossimo dedicato).
E, naturalmente,
questo di ampliare le abilità di risposta, non è solo puro esercizio individualistico: l'abilità tocca le
relazioni con gli altri. Porta scambio con gli altri, perchè ciascuno di
noi "è" nel gesto sociale, che diventa perciò "oltre me sociale". Pertanto, responsabili di sè, più
abili di sè, include un'abilità anche verso gli altri e nelle relazioni con
gli altri.
E come tutte le abilità, deve essere praticata: come quando andiamo in bicicletta. Come abbiamo appreso ad andare in bicicletta? Lo ricordate?
L'equilibrio lo abbiamo come nostra capacità naturale: è stato automatico, mentre apprendevamo a coordinare i diversi gesti dei piedi e delle mani, ritrovarci a pedalare rimanendo dritti e senza cadere! Invece, conoscenza, applicazione, metodo sono stati un processo di apprendimento.
Ed apprendere a diventare più intelligenti, lo possiamo promuovere in qualsiasi momento!Questa è una bella notizia...non pensate?
Vi
lascio ad un Vostro commento. Al contributo che vorrai scrivere.
A
presto. La Vostra AnnamariA
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