mercoledì 16 novembre 2016

"MANGIAMO CIBO...o EMOZIONI?"


"MANGIAMO CIBO... o EMOZIONI?"


COSI' VEGETARIANA DA VOLER ESSERE UNA PIANTA (da Il Fatto Quotidiano libri attualità 16 novembre 2016)

Stamattina aprendo le news dai quotidiani, dal Fatto quotidiano, vedo un articolo di F. Musolino relativo ad  un romanzo "La vegetariana", storia di una donna che capovolge la sua vita pur di non mangiare carne. A scriverlo, la sudcoreana Han Kang che ha vinto il Man Booker Prize. 
Il libro è stato pubblicato in Italia da Adelphi e tradotto da Milena Zemira Ciccimarra.

Poco o per nulla sorprendente, vero, questo titolo ai nostri tempi in cui tanto si parla di alimentazione?
Ed inevitabilmente, ogni volta che sento parlare e scrivere di alimentazione e di cibo, io chiarisco che Noi " mangiamo con gli occhi…Oppure sentiamo l'acquolina in bocca dal profumo che ci arriva ai sensi. Emozioni
Già! Noi mangiamo con le emozioni che quel cibo ci riporta alla relazione che abbiamo stabilito da lontanissimo, nel grembo materno...al suo seno dopo e dopo ancora, quando le relazioni "a tavola" ci formano.
Ossia, siamo legati al cibo attraverso la relazione ed il legame emozionale,  dal momento che noi siamo esseri " simbolici ". O meglio: noi percepiamo oggetti, mondo e relazioni in modo simbolico. Per fare un esempio, mi piace dire: " Un cane sceglierebbe mai tra una bistecca rossa ed una bianca?" No evidentemente… Ma noi umani si! Per diversi motivi...emozionali e relazionali..."Mi piace perché"..."non mi piace perché" ...Il gusto della scelta?Il valore verso cui ci ispiriamo...La coerenza con "CHI" pensiamo di essere, della nostra IDENTITA'. 
 proprio per la nostra modalità, così variegata, di relazione per la quale ci "rappresentiamo" qualsiasi cosa ed esperienza di essa, attraverso una modalità affettiva..."Mi piace...non mi piace." 

Per tornare al romanzo "La vegetariana" ,l''autrice racconta di una donna che capovolge la sua vita pur di non mangiare carne. Yeong-hye, questo il suo nome, in breve tempo si trasforma:  da che brava moglie  (evidentemente, in un contesto culturale sudcoreano),   cambia completamente e radicalmente la sua vita: dopo aver fatto un sogno! Da lì in poi ella rifiuterà decisamente di mangiare carne,  nemmeno di cucinarla o anche toccarla: destando scalpore e indignazione sia nel marito, sia nei suoi familiari increduli. Questi ultimi, non capendo il senso della sua scelta, saranno sconcertati e travolti...

Quello che mi interessa e che mi porta a proporTi questo post, è la psicologia della scelta del rifiuto da parte della protagonista. In realtà vi è un rifiuto molto più profondo, affettivo emozionale, simbolico, perciò, di una cultura " violenta, offensiva ed indignitosa " rappresentata dal cibo, in questo caso. Di fatto, ella rifiuterà anche di truccarsi, di apparire ed essere parte di un sistema che non può più garantirle alcun valore del senso del proprio sé, della propria umanità
Cogliendo questo spunto per una riflessione interessante, nell'oggetto cibo- carne non v'è soltanto il ricorso ad una alimentazione sana, vigorosa e salutare, che nella nostra cultura attuale è largamente richiamata.(allevamenti intensivi; utilizzo massiccio di antibiotici; animali fortemente stressati etc.) in qualche momento eccessivo, se non "alla moda". Soprattutto paradossale, quando si parla così tanto di alimentazione sana, di biologico e, dall'altra, il controllo che ciascuno di noi può fare è assai relativo data la complessità di un sistema mercato che ha rotto le regole del gioco. 

Di più ancora, sviscerando il tema,il  rifiuto del cibo è il rifiuto simbolico per la protagonista a voler essere parte di una cultura crudele violenta, in cui ella, la sua umanità non può più esprimerla... Ed ecco, quindi, questa scelta estrema: la protagonista smetterà di nutrirsi come sempre ha fatto, arrivando a mangiare a stento sino a desiderare di diventare una pianta per potersi nutrire solo di aria, senza più nuocere  ad alcuno.  L'autrice "dice che questa scelta simbolica della sua protagonista in realtà riguarda la sua necessità di opporsi alle emozioni violente della nostra società: è chiaro che non possiamo nutrirci di aria e diventare piante". 
Tuttavia, è importante fare scelte anche dolorose per smettere di non potersi esprimere in tutte le necessità della propria umanità; del proprio senso di sé e di quello che in psicologia sociale e positiva viene detto" senso of control": che semplicemente vuol dire trovare senso nel poter prendersi cura e cuore della propria vita, delle scelte per migliorasi, potendo controllare gli eventi.
Ed esprimere il "senso di coerenza", un  senso profondo che ci tiene uniti ed "integri": la vera libertà! Quel senso di coerenza che A.Aaron Antonowsky, sociologo clinico,  svilupperà 
nell' 'approccio della salutogenesi*: come la possibilità per l'essere umano di saper sviluppare le risorse di sé; i fattori della salute e quando, in circostanze dolorose della malattia, di potersi riappropriare di questo senso profondo, assumendo la centralità del prendersi cura. 

In fondo, che cosa veramente vale attualmente nella nostra vita? Quali "valori ci nutrono? Quali emozioni "mangiamo"?
 Il cibo dunque, ancora una volta,ci richiede la necessità di approfondire gli aspetti emotivi ed affettivi della nostra vita. Nasciamo "nella relazione"con l'altro, nel corso della nostra formazione nel grembo materno (quanto gli studi attuali ci mostrano la relazione tra la madre, il suo contesto relazionale ed il feto) ; poi dopo, nel gruppo famiglia contesto in cui ci formiamo. Le abitudini alimentari sono già le abitudini relazionali e del "posto" che  in esse noi occupiamo e nelle quali ci esprimiamo.E poi nei luoghi sociali che ci nutrono attraverso le relazioni...Quali e quante? 
 Quando e se, per estremo, non riusciamo più ad esprimerci, allora ci deprimiamo. 
Di che cibo dunque, vogliamo, possiamo nutrirci?

Continua a seguirmi:)

* Puoi leggere di Salutogenesi nel post:http://annamariagnano.blogspot.it/2015_09_01_archive.html

lunedì 31 ottobre 2016

LE RELAZIONI FANNO LA NOSTRA BILANCIA IMMUNITARIA"AFFETTIVA"




LE RELAZIONI FANNO LA NOSTRA BILANCIA IMMUNITARIA
"AFFETTIVA"

Le relazioni "fanno" noi e la nostra vita.E sono anche alla base del nostro organismo:oggi sappiamo,infatti, che il nostro cervello funziona tanto più e meglio proprio attraverso l’associazione di aree e la presenza di connessioni /relazioni neuronali ormonali e immunitarie. 

E la relazione é la chiave della nostra vita psico-sociale, che esprimiamo sin da subito all’interno della formazione embrionale, prenatale, quando il feto entra già dalle primissime settimane di vita "in relazione" con la madre e con le sue emozioni; quindi entro le relazioni di questa con il padre e la famiglia/ambiente esterno (parenti, amici, colleghi di lavoro, altri).
 Per poi trovarsi in relazione con la vita nella famiglia, dopo la nascita, che poi diventa vita sociale nella scuola; nei luoghi di formazione e poi dopo ancora, nelle organizzazioni lavorative e negli spazi di vita sociale, in cui esprimiamo comunque altri aspetti della nostra vita umana ed umanità. 

Pertanto, se dobbiamo preoccuparci di avere uno stile di vita in cui siano presenti la giusta alimentazione, il movimento, gli integratori giusti, dovremo anche mettere su "uno stile relazionale". Con  una vita ricca di emozioni che nutrono le nostre relazioni; per dare il senso che  i valori sprigionano oltre la nostra persona, in condivisione profonda con gli altri ed in relazione con la nostra dimensione "spirituale". Certo che si! Ebbene lo stile di vita salutare deve essere promosso anche nel campo delle relazioni,  come la stessa OMS (organizzazione mondiale della Sanità) enunciava nel lontano 1948!

Fiamma relazionale o "infiammazione" relazionale?
Le relazioni possono essere soggette ad "infiammazioni" potenti, che le possono distruggere, se le emozioni che le nutrono sono "stressogene" . Le relazioni sono il fuoco sacro della nostra vita: 
il filo d’oro che ci integra, eppure possono anche "bruciare"ed infiammarci. Ed allora ci mandano in squilibrio,ci fan perdere la ragione,quella  profonda, collegata al nostro io più profondo 
che non è solo interiore,  ma relazionato,"in relazione", con tutte le presenze della nostra vita: il compagno, i figli, gli amici, le persone a cui ci dedichiamo; a cui portiamo le nostre emozioni, attenzioni ed azioni; conoscenza e sentimenti. Ebbene, dobbiamo diventare consapevoli che le relazioni, se sono "infiammate", hanno bisogno di essere "sfiammate". Ossia nutrite nel modo giusto; movimentate nel modo giusto; espresse in un ambiente che non può essere microscopico o ansiogeno. Dobbiamo "alcalinizzarle" per usare una parola "immunologica"! (In immunologia si riferisce alla cura per rendere basica uno stato di acidosi metabolica e quindi uscire dalle infiammazioni che esso procura.)

Esse ci aprono alla vita più ampia di noi. Se ci pensiamo bene, la nostra crescita più profonda, il crescere,  ha a che fare con qualcosa che è molto più ampio di una sola relazione amorosa, filiale;lavorativa, amicale. Le contiene tutte, ma la qualità emergente è oltre ad esse!Oltre a noi stessi!
E' la nostra capacità di stare nella relazione, nutrirla e nutrirci; interagire e "tenerla".
E scoprirci attraverso essa...

Ma...come capire quando le relazioni sono infiammate?

Seguimi;)...al prossimo post

mercoledì 12 ottobre 2016

LE EMOZIONI CI INFIAMMANO ED INFIAMMANO LE RELAZIONI




Le Emozioni ci infiammano ed infiammano le relazioni!
  
Il nostro sistema immunitario, le nostre difese per intenderci, funziona procurando "incendi":come un "incendiario" che attraverso le infiammazioni  "brucia" i nemici che attaccano il nostro organismo. Grazie all'intervento di sostanze che producono proprio infiammazioni e quindi distruggono virus e batteri ,ché  oltre che colpirci potrebbero distruggerci!

La sua parola chiave è l’infiammazione, dunque: sostanzialmente le cellule immunitarie procurano degli incendi attraverso delle sostanze specifiche e quindi mettono il nemico, che è dato da batteri e virus, detto antigene,  ed è così che lo distruggono.  
Siamo immersi in un network, documentato proprio attraverso la conoscenza PNEI (sistema psiconeuroendocrinoimmunitario), che semplicemente vuol dire "che il nostro cervello, la psiche, attraverso gli ormoni, comunica con il sistema immunitario (localizzato nel nostro intestino) e passa  continue informazioni alle cellule immunitarie. Queste, a loro volta sono capaci di parlare lo stesso linguaggio "nervoso" rispondendo al nostro sistema nervoso quindi al nostro cervello, alla psiche, alle Emozioni che ne sono espressioni e funzioni importanti. E vediamo perché e come...



INFIAMMAZIONI E SALUTE PNEI

E' corretto dire che per stare bene in forma, noi abbiamo bisogno di uno stile di vita rispettoso del nostro pnei. Come? La risposta sta nello STRESS che viviamo. Infatti il giusto stress ci aiuta a mantenerci in forma!  Il cortisolo, ormone specifico dello stress, se ben dosato ci fa stare bene ed in forma: tonici e sani, intelligenti ed abili a risolvere i problemi; rapidi ad adattarci e superare gli ostacoli.  Mentre una sua quantità eccessiva ci infiamma; entriamo in condizioni di calo  delle difese immunitarie con le conseguenze di patologie severe, autoimmuni o anche tumorali. Se dunque l'infiammazione è troppa, sballa la risposta immunitaria e quindi ci ammaliamo!

LE EMOZIONI SONO LE NOSTRE DIFESE PSICHICHE DENTRO LE RELAZIONI E LE PROTEGGONO...
La stessa cosa vale per le nostre emozioni e per l’impatto che esse hanno sulle nostre relazioni. Se le emozioni che proviamo sono rabbia e paura, con tutte le loro "combinazioni"( impotenza, sfiducia, sospetto, isolamento...)allora noi ne veniamo infiammati e di conseguenza anche le nostre relazioni si "infiammano"...bruciano  e ci prosciugano... Mentre dovremmo, grazie a loro, ardere di passione e sentirci in profondo contatto con la vita.

Cosa accadrebbe se una valanga non arrivasse a valle e rimanesse slavina?
Cosa succede che ci porta a trattenere l'emozione e a farla "valangare" internamente? Vivendola immediatamente come ansia, angoscia , blocco: come una condizione da subire, stando male e riversando il malessere anche nelle relazioni con gli altri e con il mondo intero
Continua...;) Seguimi

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Studio Agnano...:)









 !

venerdì 7 ottobre 2016



CALEIDOSCOPIO: ALTRE VISIONI ...DI MALATTIA  SINDROMI E DINTORNI.



La fibromialgia: 
estratto da intervista con l'immunologo 
Dott Angelo Maria Di Fede 
in quanto sindrome, e non patologia, risulta essere l’ alterazione di alcune sostanze,per lo  più elettroliti) che vengono a mancare nelle fibrocellule muscolari. Le fibrocellule muscolari, di qualsiasi parte del nostro corpo, hanno un movimento simile allo scorrimento dell' una sull’altra. Perché questo movimento sia sempre funzionale sono necessarie vitamine, calcio e fosforo, (elettroliti in genere) che devono permettere lo scorrimento delle fibrocellule l’una sull’altra.  Queste fibrocellule sono formate da ACTINA E MIOSINA. Nel loro scorrere perpetuo gli elettroliti vengono consumati e devono essere integrati in continuazione. Se invece il sangue si impoverisce di tali elettroliti perché li utilizza per combattere lo stato di acidosi, le fibrocellule non hanno più la possibilità di contrarsi bloccandosi. La fase successiva al blocco della contrazione è la mancanza di ossigeno a valle che come conseguenza determinerà uno stato di ipossia più o meno grave  del muscolo.Se questo stato viene mantenuto per un tempo piuttosto lungo, allora viene inviato al cervello un messaggio di allarme (dolore). Dal mio punto di vista é sbagliato curare il dolore, perché è solo un campanello d’allarme che va interpretato. Se non lo facciamo  non risolviamo il problema e continuiamo a dare farmaci antidolorifici o antiinfiammatori acidificando sempre di più il sangue con conseguente riduzione degli elettroliti basici senza arrivare ad una soluzione definitiva.



IL PUNTO DI VISTA DELLO PSICOLOGO  NEL CONTESTO RELAZIONALE E PSICOSOCIALE.Dott. Annamaria Agnano

La mia ricerca e lettura del dolore fibromialgico, centrale di questa sindrome, avviene attraverso la primissima lente della comunicazione umana e della interazione, che costituiscono la base delle relazioni e che quindi  sono il contesto nel quale si sviluppa una risposta fibromialgica. Se vogliamo  leggere complessivamente ed in modo sistemico il dolore fibromialgico, dobbiamo assolutamente considerare gli aspetti relazionali che la persona vive sia con se stesso sia con gli altri, familiari ed oltre, nell'ambiente anche fisico.
Il supporto psicologico e la stessa psicoterapia non possono assolutamente ignorare lo stile e l'approccio emotivo e sentimentale che la persona ha con se stesso in relazione con gli altri; l'auto percezione, la percezione degli altri e del mondo; come comunica con se stesso e con gli altri e le aspettative quindi che sviluppa nella sua vita, personale, lavorativa e sociale. Questa è una premessa sulla quale possiamo poi andare a fare delle specificazioni.. ;) puoi leggere ancora http://annamariagnano.blogspot.it/2013/10/il-dolore-fibromialgico.html

Se vuoi saperne di più scrivi a Caleidoscopio, rubrica multidisciplinare 
ind. mail: annamaria.agnano@gmail.com 




mercoledì 5 ottobre 2016

CALEIDOSCOPIO:ALTRE VISIONI DI MALATTIA;SINDROMI E DINTORNI





 CALEIDOSCOPIO:  ALTRE VISIONI ...DI MALATTIA  SINDROMI E DINTORNI.



Un momento speciale di questo BLOG iniziato qualche post fa;)
...per Chi mi segue e che ringrazio vivamente per il percorso che insieme a me sta facendo e per Chi, nuovo, ci leggerà da questo post in poi!

In questo autunno stranamente"estivo", con i miei Collaboratori ci siamo fermati e ci siam fatti delle domande.
"A che punto siamo del BLOG? Che cosa è successo fino ad oggi? "
E fatti un po' di conti, infine, abbiamo pensato che aveva senso mettere in cantiere tutto il fantastico lavoro di psico-immunologia svolto in due anni insieme con altri colleghi medici e psicologi, nutrizionisti e biologi;pediatri ed osteopati avanzati!

 Ed ecco dunque che oggi nasce questa pagina speciale, una RUBRICA che ha il nome  CALEIDOSCOPIO: ALTRE VISIONI DI MALATTIA, SINDROMI E DINTORNI.                                                                                     
Provocatorio questo concetto: la risposta malata non è esattamente la malattia nella nostra interpretazione!Infatti, noi pensiamo che oltre ad una comunicazione di tipo network, così come viene detto in immunologia,  psiche-organismo(cervello e cervello enterico mediato da ormoni) che porta ad una patologia o a una sindrome, vi è anche una coscienza che la persona attiva interagendo con la propria psiche e con l'organismo che si ammala. È questa la direzione nella quale vogliamo andare, collegandoci proprio con la parte in gioco del tutto personale e quindi della sua coscienza e del suo cuore, dentro ad un processo patologico-stato di coscienza. Ed ecco dunque perché parliamo di risposta malata.

Primo oggetto di CALEIDOSCOPIO è riferito alla fibromialgia. Una sindrome complessa di cui, dopo 10 anni di studio e con linee guida alla mano, ne sappiamo un pò di più. In particolare, dei nostri punti di vista, dell'immunologo Angelo Maria Di Fede ed il mio.

Sei interessat*? Continua a seguirci;)
                                                                                                                        oppure puoi scrivermi:  dott.ssa Annamaria Agnano 

annamaria.agnano@gmail.com








lunedì 12 settembre 2016

DI CHE PASTA SIAMO FATTI?





DI CHE PASTA SIAMO FATTI? 

Nell’ Ottobre del 2014 partecipando ad un convegno che si teneva a Modena, presso la camera di commercio, conobbi l’immunologo e medico Kousminiano Prof. Angelo Maria Di Fede, che vi partecipava come relatore proprio con una lezione sui principi dell’immunologia. Si parlava di "cibo è salute", di alimentazione e nutrizione.
Da quel momento, attraverso la nostra collaborazione, la mia esperienza, umana e clinica, si è aperta oltre alle  conoscenze immunologiche, ad una mia visione e percezione “amplificata” relativa alla nostra vita emotivo-immunitaria. Alla luce di processi immunologici ho rafforzato intuizioni cliniche che mi facevano considerare come le nostre risposte emotive avessero una relazione formidabile con  la risposta immunitaria ed oggi,  questo è ampiamente dimostrato dalla immunologia degli ultimi vent’anni. Una disciplina che, esattamente al pari della psicologia (che si occupa della nostra psiche; del nostro mondo comportamentale e degli approcci emotivi, ma anche logici e dell’adattamento alle esperienze della vita), si occupa delle cause delle malattie. "Dentro alla Bilancia Immunitaria è scritta la risposta della salute e la risposta della malattia" (Dott. Angelo Maria Di Fede; Intervista del Febbraio 2015).
Un buon sistema immunitario è per la persona un sistema di “ dispositivi di sicurezza “ per produrre una risposta di salute.
E questo sistema  si costruisce attraverso una rete di evoluzione e di genetica; predisposta ed integrata dalle caratteristiche personali di ciascuno di noi.Siamo fatti di una pasta che noi stessi impastiamo; con l'esperienza ed il modo di "nutrirci"..non solo di cibo; di emozioni; di valori ed interessi; di movimento; di curiosità, esplorazioni e modi creativi; di modi di affrontare ciò che ci capita!

A.Aaron Antonoswsky, sociologo clinico, con lo sviluppo della Salutogenesi ci ha dimostrato che lo stato di Salute è una condizione per l’essere umano anche in condizioni estreme, riferendosi alla condizione di RESILIENZA. Alla base di essa, egli evidenziò il profondo Senso di coerenza con cui "facciamo i conti" nella nostra vita e rispetto al controllo dello stress. Vi sono evidenze scientifiche che il Senso di Coerenza è fortemente associato alla salute percepita e in particolare alla Salute Mentale, e predice lo stato di salute (Eriksson and Lindstrom, 2006; Eriksson, 2007).

Tuttavia, anche l’ambiente nel quale ci formiamo all’interno del grembo materno(a tutti noi è toccato,no?)  costituisce unitamente al patrimonio genetico di cui siamo portatori, un potenziale patrimonio” per nuove risposte adattive che vengono costruite già in questo luogo ”formativo” “d’origine”. Quindi oltre ai fattori ereditari. 
Grazie all’ ambiente nel quale ciascun essere umano si forma attraverso l’interazione con l’ambiente interno ed esterno. Disponiamo di un corredo genetico, il genoma appunto, con il quale ci costruiamo in maniera programmata. E tuttavia, l’ambiente che ci accoglie influenza profondamente le risposte adattive che andremo a produrre in modo del tutto personale. Quindi, se è vero che un determinismo genetico predispone la nostra vita, è anche vero che attraverso l’interazione con l’ambiente noi siamo in grado noi stessi di influenzarlo e determinarlo: esattamente attraverso un processo di relazione in cui siamo “attivi” perché “interattivi”.E questo sin dai primissimi momenti di formazione fetale. Sembra incredibile, vero?(poi approfondirò questo tema...! 

Siamo dunque in grado di influenzare la nostra risposta della salute attraverso condizioni che ci permettano di sviluppare i meccanismi positivi potenziali di cui disponiamo. Lo sappiamo bene con evidenza scientifica e da tempo anche: se pensiamo che nel 1948 la stessa  organizzazione mondiale di sanità (OSM) ha descritto una vera e propria performance del benessere: fondata su un corretto stile alimentare, dell’attività fisica, delle relazioni, intendendoli come salute psicofisica e spirituale. 


;)continua a seguirmi. 
E scrivimi se hai quesiti, curiosità da approfondire; un tema che vorresti sviluppare e lo andremo ad affrontare insieme, grazie a questi tuoi spunti :)
annamaria.agnano@gmail.com

Puoi anche seguirmi in facebook, con un "mi piace" saremo in contatto diretto :)

sabato 21 maggio 2016

A PROPOSITO DI ATTACCHI DI PANICO...VOGLIAMO DIRLA TUTTA?



A PROPOSITO DI ATTACCHI DI PANICO...VOGLIAMO DIRLA TUTTA?



Qualche giorno fa una persona che  soffre di attacchi di panico mi ha contattata per un parere.

Dall'idea che si è fatta attraverso le diverse informazioni, evidentemente prive di valore scientifico, mi riporta" che il suo disturbo è profondamente radicato  nel passato e pertanto, le richiederebbe una lunga cura".
E' per questo che penso utile entrare nel vivo del tema per fare chiarezza, dopo aver condiviso che avrei reso pubblico il mio contributo terapeutico.

Cosa succede a chi soffre di attacchi di panico?
Chi soffre di attacchi di panico, e sono tanti che ne sono afflitti, sa che prevedibilmente o in situazioni del tutto imprevedibili, d'improvviso, si sente come avvolto in un turbinio progressivo che lo prende fisicamente: dal cuore che batte a mille, inarrestabile; il respiro corto in gola con la sensazione di soffocare; la testa leggera, come se fosse vuota; il sudore che" dapprima come sensazione di calore alla testa, poi diventa gelido coi brividi a fior di pelle" e in quel momento la sensazione riportata è quella di impazzire e perdere il controllo o anche di morire."Pochi secondi che durano un'eternità "è il tempo che essi lasciano, insieme alla sensazione di spossatezza ed angoscia...


Cosa si nasconde dietro all'attacco di panico?
Sicuramente, dietro ad esso, vi è una sorta di trappola mentale. Sappiamo dalle teorie che hanno studiato questo tipo di manifestazione patologica che vi sono due approcci orientati a definirne le cause. Secondo il punto di vista biologista, sostanzialmente, si crede che la paura patologica riconduca ai fattori ereditari;l'altro approccio, quello ambientalista, sposta l'attenzione ai fattori dell'ambiente sociale e familiare entro cui l'individuo si sviluppa e dove, quindi, si creano le condizioni che portano alla patologia del panico.Una cosa è certa : quando parliamo di attacchi di panico ci riferiamo a dinamiche sia psicologiche, biologiche e fisiologiche che compongono insieme la nostra vita di relazione sia con noi stessi, sia con gli altri e più in generale, con il mondo. L'unitarietà è il tratto distintivo della persona:oggi, grazie ad uno sguardo terapeutico ed anche preventivo  "multidisciplinare", che tende ad avanzare sempre più, siamo tutti d'accordo sul termine olismo, antico eppure attualissimo! Infatti possiamo dire di aver ben superato il dualismo mente corpo. Almeno da un punto di vista "concettuale".

La paura immaginata. 
Indagandone le cause, gli studi evidenziano che la paura non è radicata nel passato, quanto, invece, relativa al futuro: o attraverso un'immagine o una fantasia proiettate nel futuro, ciò che terrorizza è qualcosa che non ha a che fare con nulla di realmente tangibile. Tant'è che spessissimo chi è accanto alla persona che ne soffre, tende proprio a "enfatizzare" che" non è  nulla ...non ti succede niente, è solo nella tua testa, è la paura!"La razionalizzazione è d'altra parte uno degli atteggiamenti più diffusi. E d'altronde, non si pensa affatto che ciò che si teme, anche se fantasticato o immaginato, in realtà agisce proprio come se fosse reale. 

Una componente determinante dell'attacco di panico è che vi siano due modalità presenti e tipiche: da un lato che le situazioni temute vengono evitate; dall'altro, che la persona che le teme in effetti cerca di controllare ciò che teme.Ed inoltre che intorno alla persona si predispongano vere e proprie reti di supporto ed aiuto A dire, cioè, che le reazioni di panico hanno un impatto relazionale sociale forte e coinvolgente.

Quindi ciò che caratterizza questo tipo di disturbo è che tutto ciò che si teme è fantasticato e proiettato.E' nella percezione di un  futuro spaventoso che la mente rimane intrappolata. 
Al contrario del disturbo post-traumatico da stress, PTSD, dove il trauma agisce proprio come il passato che irrompe nel presente, con le manifestazioni di paura ed orrore legate al passato, per l'appunto! In tal caso ciò che deve essere attivata è una terapia che agisca sul trauma e sul suo superamento. (http://annamariagnano.blogspot.it/2015/11/quando-quel-trauma-cattura-il-presente.html;
http://annamariagnano.blogspot.it/2015/11/la-meditazione-puo-essere-un-linguaggio.html


OLTRE IL FARMACO...LA PSICOTERAPIA

LA TERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE una delle più diffuse, lavora sulle reazioni e permette alla persona di "desensibilizzarsi" alle situazioni e fobie temute proprio aumentando e rafforzando le reazioni ad esse.
Ciò che però dobbiamo tener ben presente è che la paura,in quanto esperienza vissuta, è percepita, ossia corrisponde alla "percezione" che la persona sente, senza conoscerne i motivi.Di fatto non sa  perché ha paura!  E perciò, lavorare sulle reazioni serve sì, ma da un punto di vista puramente razionale e cognitivo. Senza tuttavia incidere sull'esperienza emozionale percepita.

LA TERAPIA STRATEGICA. 

Ciò che invece va considerato è un differente tipo di soluzione: che tenga conto della paura "sentita" che avvolge e travolge, senza che la persona lo sappia...prima di sapere perché, ella  ha paura". 
Una terapia che intervenga su questo meccanismo complesso. Facendolo, tuttavia, in modi "correttivi": ossia, mettendo la persona in condizioni di "vivere" praticamente e nel suo quotidiano, un'esperienza correttiva e concreta" che diventa così, una nuova esperienza dei sensi in cui successivamente potersi riconoscere.  
Questa tipologia di intervento è relativa alla terapia breve strategica (Centro Terapia Strategica)  ed al suo fondatore Giorgio Nardone,che presso il CTS ha accolto migliaia di pazienti che hanno utilizzato con successo i modelli terapeutici messi a punto.Il Cts è anche una scuola di formazione ben quotata. 

Il protocollo seguito dura un ciclo di sedute, 10, e prevede che sin dalle prime sedute, la persona sperimenti attraverso una pratica prescritta, un serie di scoperte  che progressivamente diventano un'esperienza consapevole, attraverso cui "ristrutturare" e "riformulare" la condizione panicante iniziale.

Continua a seguirmi;) 
I temi che tratto sono sia direttamente collegati alla psicoterapia breve(G.Nardone; Watzlawick; M.J.Erikson; Pnl clinica; Terapia della Narrazione di M. Withe);sia al counseling, con lo sviluppo dei fattori psico-fisici e relazionali attraverso l' approccio "Salutogenico" e della Psicologia Sociale e Positiva.


Chi ha necessità di approfondire, semplicemente invia richiesta al mio ind mail:
annamaria.agnano@gmail.com
dott. Annamaria Agnano,Psicologa, Psicoterapeuta 
Iscritta all'Albo degli Psicologi dell'Emilia Romagna n°2783

martedì 26 aprile 2016









EVENTO FORMATIVO


UN APPROCCIO METODOLOGICO INNOVATIVO PER AFFRONTARE L'EVENTO PIU' NATURALE DELLA VITA...


Quanto lo stile di vita, l’alimentazione, la relazione di coppia possono influire sul nascituro? Quale peso ha la salute psico-fisico-immunologica della madre in attesa? Quali possono essere gli approcci più corretti da adottare in gravidanza? A queste e tante altre domande si darà una risposta nella full immersion di due giorni, in programma presso il Best Western Hotel di Campogalliano, venerdì 6 e sabato 7 maggio. 
Rivisitare la gravidanza nel suo sistema di relazioni entro un approccio multidisciplinare, dell’immunologia,ginecologia e psicologia.


Una formula intensiva rivolta  agli addetti ai lavori ed anche ai futuri addetti ai   lavori: 
mamma e papà!

La finalità è quella di mettere   insieme l’intera esperienza   anatomo-funzionaleemotiva   e relazionale che tocca la gravidanza. 






La formazione   del nascituro come esperienza“OLISTICA”nell’abbraccio di   discipline che si integrano perfettamente, di volta in volta, nel passaggio dai primissimi mesi di gestazione, sino al parto e da lì in poi! 
Individualità distinte integrate in una unità inscindibile.

Lo stile di vita e la salute psico-fisico-immunologica della madre in attesa


Microbiota e sistema difese materno:gettare le basi per quello del nascituro
 Docente: Dott. Angelo M.Di Fede, Immunologo ed Allergologo ;Medico Kousminiano
Dott. Prof. Angelo M. Di Fede, vive e svolge la professione libera a Parma. E’ medico chirurgo. Immunologo ed allergologo . Lunga, di 40 anni, la sua pratica di immunologia e medicine integrate e di medicina scolastica. E’ anche medico kousminiano. Conferenziere ; tiene seminari ed è docente di corsi e workshop.  E’ Presidente dell’Ass. PsicoImmunologia Italiana.

Alimentazione e formazione del nascituro

Docente: Dott.ssa Daniela Gherardini, ginecologa ed omeopata; esperta di dietologia Kousmine
Dott. Daniela Gherardini. Vive e lavora come libera professionista a Modena. E’ medico chirurgo; specializzata in ostetricia e ginecologia, esperta in Cam therapies. Specializzata in omeopatia con qualifica LFHomopathy  of United Kingdom ed in omotossicologia e medicine integrate; dietologia con metodo Kousmine. E’ docente di Sanum terapia.  Collabora con Ass. PsicoImmunologia Italiana tenendo corsi e workshop

La Comunicazione a tre: “nutrire” il rapporto a “3” sin dalla gestazione.  Le relazioni in stato di gravidanza

Docente: Dott ssa Annamaria Agnano Psicologa e Psicoterapeuta, esperta in terapia breve strategica
Dott. Annamaria Agnano, vive ed esercita da libera professionista a Modena. E’ sociologa, psicologa e psicoterapeuta, con approccio di terapia breve strategica; con formazione in Pnl applicata alla clinica. Formatrice e consulente, si occupa di psicologia dello stress; psico-salute e benessere con corsi e workshop. Fondatrice dell’ass. PsicoImmunologia Italiana. Studia la relazione tra stress ed emozioni con il sistema immunitario.



E dopo il parto...
I Docenti intervongono in intrecci disciplinari integrati sulla vita in poi dal dopo-parto: 
Alimentazione tra allattamento/disvezzamento;
Costruire un buon sistema di difese
Nutrire le relazioni nel nuovo sistema“dalla coppia in poi...”
Il cambiamento nelle relazioni e la loro salute “psico-sociale”nelle interazioni asse cervello-intestino intestino-cervello (PNEI): le difese psicologiche ed immunitarie insieme

Per scoprire e saperne di più... 

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Ne parlano anche: le riviste Maire Claire e Star bene...con interviste agli specialisti di PsicoImmunologia Italiana DifendiAMO La Salute:)

giovedì 31 marzo 2016




E' POSSIBILE IL CAMBIAMENTO, POSSIAMO CAMBIARE ?

SI! SE CAMBIA LA MENTE...
Sembra uno slogan, un gioco, una fantasia...Ma vogliamo capirci fin in fondo sul cambiamento? Se ci pensiamo bene, in ogni sistema vivente, il cambiamento è continuo: nascita, crescita e morte e trasformazione, in un ciclo continuo e permanente!Avviene nostro malgrado: vogliamo parlare delle rughe? Grande tema, quello, che tocca non solo più la donna, anche gli uomini oggi amano" ritoccare" parti di sé per tenerli "giovani"...Potremmo parlare anche di questo...senonché sorvolo perché mi interessa approfondire una parolina"magica" CAMBIO-MENTE che nel cambiamento viene "giocata". Nostro "bengrado"ci sono cose che possiamo controllare della nostra vita. Che "posso cambiare io"? Lavoro, relazione, luogo, casa, amici?  Ti è capitato? Dolore, paura, ansia e... quel "cambiamento che continuo a rimandare..."Ti capita?
Se il cambiamento lo affronto in modo intenzionale, allora inevitabilmente devo rivisitare i luoghi della mia vita"mentale, affettiva e percettiva", nei quali ogni giorno dalla mattina alla sera; solo o in compagnia; di giorno e ... di notte anche, io abito.Tempi e spazi di vita in cui l'energia si impegna...In quale modo? Quali dialoghi interni; pensieri e sentimenti ci abitano dentro e verso gli altri? 
La nostra intera esistenza, vitalità e progresso sono "tenuti" dalle domande che ci facciamo...Di quale qualità sono fatte le nostre domande? E sono "un' opportunita" per le nostre aree di sviluppo? E' importante che siano "opportune": se non lo sono, allora vuol dire che non abbiamo introdotto la" password"corretta. 
E quelle non opportune non è solo che non passano, in realtà passano e fanno girare a vuoto la nostra "capabilità"(parola che non esiste in lingua italiana senonché, ma che, in sostanza, significa essere capaci di avere e sviluppare abilità); mentre invece alimentano paura ed ansia e lo stesso" ruminio". Cos'é il ruminio se non la "ripetizione", quell'andare a vuoto di sé nel desiderio di un cambiamento, mentre si continuano a fare esattamente le stesse cose, fatti, sguardi e domande, a sé stessi e agli altri intorno o dentro...Quante volte ci si parla dentro sugli altri...sul giudizio che viene dato; sulle aspettative cui non rispondono. Per arrivare inesorabilmente al malessere e allo stress
Eppure stress e cambiamento sono processi che quotidianamente il nostro organismo intelligente ed evoluto attraversa. E' nel cambiamento stesso che ci viene sollecitato uno stress"adattivo", proprio per raggiungere quel cambiamento; inevitabile, perché scritto nel percorso evolutivo che ci attraversa  e  che noi stessi attraversiamo..
Come stanno allora le cose? E soprattutto come devono stare?Dobbiamo continuare a chiederci se cambiare è possibile? O diventa utile ed "opportuno"pensare che se il cambiamento è "naturale" e senza sforzi che non possiamo non reggere, allora la domanda corretta è "è possibile cambiare mente"ossia domande le sguardi; modi di percepire sé e gli altri; richieste ed aspettative?Emozioni e sentimenti? 

Parliamone;)... E continua a seguirmi:)

Puoi scrivermi al mio ind annamaria.agnano@gmail.com


mercoledì 24 febbraio 2016

LA PAURA... CHE FA PAURA?





LA PAURA ...CHE FA PAURA?


Se qualcuno ti chiedesse di attraversare una autostrada bendandoti gli occhi in mezzo alle macchine lanciate, per lo meno gli daresti del folle. O no?
Gli risponderesti che” non ci pensi nemmeno per sogno”, semplicemente perché alla sola idea provi paura per la tua vita...Non è forse così?

La paura è il meccanismo più primordiale che ci ha permesso di proteggerci dai pericoli e salvaguardare la nostra esistenza sul pianeta, sino a qui!

Quando la proviamo, immediatamente non sappiamo perché e cosa ci fa paura, quanto invece la “sentiamo” grazie ad alcuni segnali d’allerta familiari. Il termine che li definisce è “allostatici”, cioè fattori di perdita dell’equilibrio, che avvertiamo con  il battito cardiaco aumentato, il respiro corto... alla gola; la secchezza della bocca, sudorazione delle mani, e quando più forte, la sensazione di svenire.Questo stato viene prodotto in presenza di una scarica di adrenalina che attraverso ciò che ha colpito il nostro occhio o orecchio, viene comunicato all’area limbica,  il nostro "centro emozionale": da qui il talamo riceve i segnali e li passa direttamente all’amigdala (in greco questa parola sta per mandorla). In tutte le situazioni "pericolose" è lei che si accende: attraverso una fitta comunicazione dall’ipotalamo all' l'ipofisi e da questa alle ghiandole surrenali, avviene il rilascio di un ormone, cortisolo,  il nostro "007" che ci "eccita" per combattere o fuggire dalla situazione "pericolosa"che in quel momento siamo chiamati a sostenere. 

Dopodiché, la fitta rete di connessioni tra aree amigdala e talamo; talamo e corteccia con amigdala, produce diversi neurotrasmettitori, dalla dopamina, alla noradrenalina che con l’adrenalina  ci permettono di mettere  a fuoco, di selezionare i fattori dl pericolo che corriamo e di sentirci ”forti” per reggere a quella situazione.

Quindi, di produrre risposte rapide ed intelligenti per resistere a quella particolare sfida che il cervello pensante ed emozionale insieme riconoscono, sebbene subito, l’esperienza percettiva della paura corrisponda ad un sequestro a tutti gli effetti della nostra capacità di ragionare “lucidamente”!
In 12 millesimi  di secondo, la paura sequestra la mente pensante e il corpo, ci paralizza prima ancora di sapere perché e da quale pericolo essa ci protegge.

...continua a leggermi;-)




puoi voler approfondire...scrivimi all'ind. mail annamaria.agnano@gmail.com