lunedì 21 ottobre 2013

CINEMA E TERAPIA:COL FIATO SOSPESO



CINEMA e TERAPIA
CON IL FIATO SOSPESO "VERTIGO"- LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE-

Nelle sale cinematografiche, dal 21 al 23 Ottobre, verrà ripresentato in hd la famosa pellicola Vertigo o "La donna che visse due volte" di Alfred Hitchcock, un thriller psicologico e drammatico che voglio rivisitare con voi perché in questo film, tratto dal racconto di Pierre Boileau e Thomas Narcejac, sono trattati alcuni temi della psicologia e psicoterapia che mi interessa molto esplorare con voi, sperando di suscitare anche il vostro interesse. Vi devo subito confidare che ho una vera passione per A.Hitchcock e ritengo che le sue regie siano dei capolavori psicologici, con le sue raffinatissime abilità nel costruire vortici ed escalation di totale presa sullo spettatore. 
Lasciandovi la bella opportunità di andare a vedervi questo appassionante film, e o anche di leggervi la bella recenzione a cura di FRANCESCA DRUIDI, io passo subito alla mia lettura psicologica più ampia.
L'avvocato e poliziotto John Ferguson, Scottie per gli amici, soffre di vertigini (durante un inseguimento sui tetti dei grattacieli di San Francisco, aggrappato ad una grondaia, sospeso nel vuoto, aveva visto un collega precipitare al suolo nel tentativo di salvarlo). 

Siamo già in una condizione di risposta traumatica per lo stress subito, che lo conduce alle manifestazioni che lo accompagneranno nella trama del film a fare i conti con le sue vertigini. Nel nostro mondo terapeutico, le vertigini prendono il nome di acrofobia: da  ákron, "cima, sommità" e , phóbos, "paura", ossia avere paura delle altezze. 
La paura delle altezze è una delle più arcaiche forme di adattamento  presenti in quasi tutti gli esseri viventi. Tuttavia,  quando la soglia di adattamento viene superata, si apre un problema invalidante. Infatti, chi soffre di questa fobia teme le altezze e precisamente ciò che si verifica è  un'alterazione percettiva che porta la persona a sovrastimare le misure ; quindi, a viverlo come problema che limita la sua vita con i sintomi estremamente ansiosi che la percezione del vuoto determina – tremore, tachicardia, sudorazione, “testa vuota”, disorientamento; l’apparente “dissociazione” mentale obbligandola ,così, a rinunciare, evitando situazioni desiderate o importanti e necessarie della sua vita.
Nel film vediamo il protagonista, Scottie F. quando, smesso l'abito di poliziotto, per evitare di tornare al suo passato traumatico (questa è già una soluzione di "evitamento" rispetto all'angoscia che sente per la morte del collega), accetta di indagare per conto di un suo ex compagno di scuola, Elster; che lo incarica di pedinare sua moglie per la grave crisi di identità cui è sottoposta.L'uomo gli svelerà che la donna, Madeleine, sembra completamente prigioniera di una reincarnazione nello spirito della bisnonna, morta a 26 anni, suicida. S.F. comincerà quindi a seguirla e le vedrà fare azioni insolite e strane, come per esempio sostare davanti al quadro della bisnonna, esposto in un museo, completamente ipnotizzata. Come anche vestirsi come lei, indossarne i gioielli; pettinarsi come lei, sino a identificarsi completamente: tanto che, dopo un primo tentativo di suicidio, una seconda volta si lancerà nel vuoto da un campanile di una chiesa.

La scena che vediamo, quella della tromba delle scale su cui la donna sale per gettarsi nel vuoto, è strepitosa (l'effetto tecnico molto sofisticato, crea una suspense altissima che vi suggerisco di provare !) Quello cui però vediamo che accade al protagonista, con il fiato sospeso, è che proprio per le vertigini di cui soffre, pur inseguendola, non potrà salire con lei sino al campanile: colto dai sintomi "vertiginosi", infatti, non potrà impedire alla donna amata (  tra i due è scoppiata la passione), di fare il gesto definitivo.
Questo secondo evento traumatico lo condurrà ad una profonda crisi depressiva: stavolta il senso di colpa lo schiaccia e  la risposta depressiva lo conduce a fermare la sua esistenza per un anno. 








Alcuni Modelli Psicologici della depressione

Nel Modello Psicodinamico, Freud, concepiva la "depressione come rabbia rivolta verso se stessi" e ne associava l'origine al lutto non elaborato per le perdite subite nell'infanzia(rifiuto da parte del genitore, o reale morte di uno o di entrambi). Nel modello cognitivista, di Aaron T.Beck, la terapia cognitivista vede nel depresso distorsioni cognitive ( cognizione è un pensiero) in aree specifiche, con errori di pensiero. La distorsione cognitiva ed il pensiero acritico sono alla base della depressione: il dott. Martin Seligman, parla di "impotenza appresa" un modello importante da lui sviluppato e portato avanti con la ricerca.
Un altro modello variante di quello cognititvo, riguarda lo "stile di attribuzione": i significati che attribuiamo ai comportamenti degli altri, ed il modo in cui spieghiamo gli eventi della vita. Nell'attribuzione di significato vi è un potenziale depressogeno(se attribuiamo significati negativi!) 
Per il Modello Comportamentale  il concetto base è che si tende a ripetere ciò che conduce a ricompense ed a evitare ciò che porta punizioni: il nostro comportamento determina le esperienze che perseguiamo e quelle che evitiamo, la qualità delle interazioni con gli altri, il corso che daremo alle azioni e la possibiltà di riuscita.
Secondo il Modello Interpersonale, la depressione è spesso causata da problemi relazionali, anche se è vero  che problemi relazionali possono essere cause della depressione: la morte di un coniuge; abusi ed abbandoni; divorzi e separazioni; sfiducia e risentimenti,isolamento; sono fenomeni che  accadono dentro alle relazioni affettive ed è questo il territorio di intervento di questo modello.
Infine voglio citare il Modello Costruttivista,ed il Modello di Terapia breve strategica ( quello a cui io stessa mi sono formata) che considerano il feedback e le tentate soluzioni che le persone trovano o con cui rispondono ai problemi che si trovano a fronteggiare: per noi terapeuti di questo modello, indagare la depressione significa cercare le tentate soluzioni personali di chi è depresso e di quelle dei loro familiari. 

AUTO-PROFEZIE VERIFICANTESI E L'EFFETTO PIGMALIONE*

Una seconda, interessante attenzione alla trama del film "Vertigo" , io la pongo all'interno di una particolare lettura che Il professore rumeno, Victor I.Stoichita, autore di un saggio sul “simulacro”, componente fondamentale dell’immaginario occidentale, ha esaminato del film La donna che visse due volte, come esempio di assunzione cinematografica del mito di Pigmalione, il mito fondatore del simulacro.
«Ti ha forse istruita? Ti ha fatto provare» chiede rabbiosamente Scottie a Judy riferendosi a Elster, che avrebbe ingaggiato la donna in quanto sosia di sua moglie Madleine, proprio per poterla uccidere. In Vertigo, Elster e lo stesso Scottie si costituiscono in due momenti diversi del film i "pigmalioni" di Judy e nel finale, sarà lo stesso Scottie, nel tentativo di riportare in vita la donna amata, a farle assumere le medesime sembianze: colore dei capelli, modo di vestire, le tinte da lei usate, gli stessi gioielli: il miracolo di Judy che rinasce, si ricrea nelle sembianze dell'altra!
Rinnovando la proposta di guardarvi il film perché così potrete entrare voi stessi" nelle trame avvincenti della trama "(e credo che se anche lo avete visto, rivederlo in hd deve essere molto coinvolgente!), passo al mio compito di svelarvi il mito di Pigmalione.  
Nella Psicologia sociale, dove viene detto anche Effetto" Rosenthal"  dall'autore che lo studiò (Robert Rosenthal) nel 1966 o Auto-profezia verificantesi( Paul Watzlawick), 
Semplificando, la nostra aspettativa relativa al comportamento (di un altro) può diventare predizione: se ci aspettiamo una persona simpatica,il modo in cui la trattiamo può contribuire a renderla piacevole; se ci aspettiamo una antipatica,il nostro modo di accostarci può contribuire a renderla sgradevole. E' questa sorta di previsione attiva, che viene detta profezia autoverificantesi(P.Watzlawick).



La Ricerca del Dott.Robert Rosenthal sull'autorealizzazione delle previsioni 
interpersonali.*
"Nel 1966, negli Stati Uniti, Robert Rosenthal e la psicologa, Leonore Jacobson fecero una ricerca sul "fenomeno delle aspettative degli insegnanti verso i loro alunni".
I due studiosi vollero valutare l'effetto delle aspettative del docente, conducendo una ricerca in cui i docenti erano portati a credere, all'inizio dell'anno scolastico, che da alcuni dei loro allievi potevano aspettarsi un forte miglioramento durante l'anno, basandosi su test cui gli allievi erano stati sottoposti alla fine del corso precedente: in realtà, gli studenti che erano stati definiti come «allievi da cui ci si poteva aspettare un forte miglioramento», erano stati scelti sulla base della semplice casualità.I due studiosi volevano validare la tesi che "all’interno di una classe scolastica i bambini che hanno un profitto più alto sono quelli da cui l’insegnante si aspetta un maggiore sviluppo intellettuale".
 "A distanza di alcuni mesi dall’inizio dell'esperimento, gli insegnanti  indicarono che  lo sviluppo cognitivo di quegli allievi fosse progredito in misura maggiore rispetto agli altri alunni. Di fatto, la differenza tra i bambini del gruppo sperimentale e il gruppo di controllo esisteva soltanto nella mente dell’insegnante".
Il concetto principale della ricerca è quello di «profezia che si auto-adempie» e cioè: la predizione fatta da una persona sul comportamento di un'altra persona finisce, in un modo o nell'altro, per realizzarsi.

Quando è successo anche a voi di trovarvi in una situazione di una vostra auto-profezia verificantesi? Eravate in una situazione nuova, oppure vi avevano parlato di una persona  che ancora non conoscevate e voi vi siete fatti quella certa aspettativa che poi, nella realtà, è avvenuta per davvero. Oppure voi stessi siete stati designati da un'autoprofezia di altri...?

Me lo raccontate? Vi aspetto! 
Attendo un tuo contributo anche sulle emozioni provate attraverso "VERTIGO"!

A presto. La Vostra AnnamariA
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Bibliografie che vi suggerisco; siti e fonti da cui  da cui ho tratto spunti ed informazioni: 
Michael D.Yapko- Rompere gli schemi della depressione-  (ed Ponte alle Grazie)
L'effetto Pigmalione  di Emanuela Bagetto
www.movieplayer.it

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