venerdì 5 ottobre 2018

Perchè cerchi la chiave sotto al lampione se poi, a chi ti chiede dove l’hai persa dici " là, dove c’è buio…"



 Perché cerchi la chiave sotto al lampione se poi, a chi ti chiede dove l’hai persa, dici " là, dove c’è buio…"




Quante volte ci si ritrova sempre là, "a stare" in quello che si ripete…che non si vorrebbe…con gli stessi stati d’animo a ciò che si sente…Confermando le sensazioni e le  idee  sull’ impossibilità di cambiare…

Cristalli di vite riflesse, sentendosi "all'angolo" ogni volta nel "ripetere" se stessi con l'altro; le proprie risorse"arrestate"; l'incapacità di alzare lo sguardo da dove si sta, ripiegati su se stessi facendo, pensando ripetizioni; tentando di uscirne, ma, di fatto, rientrando ancora meglio in una performance "alla rinuncia" di sè; 
Ma è davvero impossibile svoltare l'angolo? 
Sottrarsi  allo sguardo dell'altro ; di "chi" sembra decidere chi non si può essere o diventare? E chi invece essere, e per sempre!
Ma siamo certi che quello sguardo esterno non sia il medesimo che si ricerca di sè? Rinnovato nell'essere sempre uguale a se stesso "di sé profeti" di ciò che si ri-verificherà, ancora ed ancora ed ancora!
Perché cerchi la chiave sotto al lampione? Se poi a chi ti chiede dove l'hai smarrita rispondi" altrove, dovè c'è buio!"

Cosa succede se gli schemi intrappolano le nostre "potenzialità" di crescere?

Gli schemi intrappolano l'anima e la coscienza più alta di noi; l'universo che ci portiamo dentro come "scrigno" di preziosi, con la sua chiave che c'è, ma non è lì dove si pensa; perché essa è nascosta. Bisogna ricercarla e senza smarrirsi. E se ci si perde? Fermarsi e attendere! Perché chi si ferma, avanza...                                          
E' l'intuizione che ci sposta da dove siamo radicati, e però l'intuizione è invenzione, una differenza, la differenza del noi. Nell'andare oltre le profezie, oltre i pregiudizi, anche quelli confortevoli che rassicurano e proteggono.

Sono pensieri rigidi su di sè e sugli altri; sensazioni ripetitive che orientano lo sguardo "cieco" che va dentro sé a ricercare ogni volta riflessi, cristalli che desertificano. Sono i modi di dire che diventano poi, modi d'essere e di sentirsi di non essere.
Ricercando gli specchi nell'altro ed in essi, riconoscendosi, ripiegare sulla rinuncia a sé eppoi cedere alla sconfitta.

Il Linguaggio ci forma e per-forma" modellandoci, o come statue o come forme fluide e plastiche nelle mani degli artisti che possiamo essere!
Sono fatto così; è sempre così che mi vanno le cose.Non posso farlo...E' impossibile. E' il mio carattere. Ho sempre fatto così...
Gli altri mi criticano...Vorrei farlo ma...Ci provo ma è inutile. Non posso cambiare... il cambiamento è difficile...Ci vuole fortuna...Gli altri non mi apprezzano...Non ho stima di me... Sono un insicuro/a
Quanti altri modi di pensarsi e raccontarsi, di porsi e disporsi verso sé e gli altri e il mondo?Quanti altri ne potremmo scavare?

Trasformarsi attraverso il linguaggio che trasforma certezze e certificazioni; un' operazione possibile?

Ne riparliamo, con approfondimenti prossimi.

Il mio ind: annamaria.agnano @gmail.com.: per approfondimenti e contatto
scrivimi che ti rispondo;)



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