martedì 7 maggio 2013

CAMBIAMENTO ED EMOZIONI




RIFLESSI DI PSICOLOGIA QUOTIDIANA

Cambiamento ed emozioni: subirle o imparare ad usarle

Oggi il tema del mio post è diverso anche se in linea con le motivazioni che mi spingono nella scelta dei temi da proporVi. E riguarda il tema del cambiamento, sebbene in modo spero originale!

La riflessione che voglio fare è sul fatto che nella nostra cultura non conosciamo il linguaggio sentimentale, oppure lo conosciamo poco?
Non disponiamo di un codice sentimentale che ci permetta di dare espressione ai sentimenti, alle emozioni e più largamente, nella nostra formazione non esiste nessun progetto pedagogico che, considerandola un campo potenziale di sviluppo del bambino e della persona, ne permetta l'apprendimento.                                                                

Il nostro modello culturale per più di una generazione ha infatti "represso" le emozioni, come modalità che la persona nel suo evolversi doveva superare, data l'attribuzione negativa assegnata alla sfera emozionale; al massimo, emozioni e sentimenti, tra letteratura ed opinionismi, era ascrivibile al mondo femminile.Tanto da giustificare che proprio perchè "emotive", le donne potevano essere più competenti ed abili, per esempio, nella cura alla famiglia, piuttosto che nelle professioni di assistenza. Pensate che da una recente indagine, emerge che nelle professioni mediche, il ruolo dell'anestesista è sempre più occupato da donne. Ruoli di alta responsabilità, tuttavia ancora coerenti con un profilo di assistenza!

E' certo che le relazioni interpersonali e la stessa vita individuale sono pienamemte attraversate dalla dimensione sentimentale ed emozionale, sebbene essa sia ignorata o poco conosciuta. Nel corso della vita quotidiana proviamo emozioni positive e negative, avvertendo come attraenti le prime ed evitanti queste ultime, conferendo ad esse interpretazioni basate sul criteri piacevolezza-spiacevolezza.

Uno dei più grossolani pre-giudizi è stato quello di avere definito le emozioni come una dimensione delle donne e dei bambini, come prima sopra evidenziavo; mentre le emozioni  trovano sede in una area del nostro cervello, detta limbica, ed il luogo, precisamente l'amigdala, è la loro sede originale, la parte primitiva del nostro cervello.Le connessioni tra quest'area e la neocorteccia (la parte più evoluta del cervello che ci permette abilità cognitive complesse),  generano l'esperienza emozionale complessa che ben conosciamo come capacità di provare sentimenti sui nostri sentimenti ed emozioni.

Sappiamo dagli studi che la dimensione emozionale è largamente impegnata negli stati di sonno-veglia dell'attività del sonno, detta onirica. Sappiamo anche che emozioni come la rabbia, l'ansia, la paura possono, per così dire, "distrarci dai nostri stati di concentrazione:infatti, le emozioni partendo dall'amigdala, unitamente alle sensazioni si incontrano in un'area del nostro cervello che viene chiamata corteccia pre-frontale. Sede più evoluta del nostro cervello dove si trova la cosiddetta "memoria del lavoro": i neuroscienziati la definiscono tale, riferendola alla abilità di ritenere tutte le informazioni utili a conseguire ciò in cui siamo impegnati.

Le emozioni nel nostro modello culturale, sono campo privilegiato per gli artisti: a loro viene riconosciuto ampia espressività. Lo spessore artistico e creativo valorizza l'espressione emozionale, riservandole una dimensione straordinaria.
Eppure, nel nostro mondo quotidiano, nel chiuso della relazione con noi stessi o aprendoci nei rapporti con gli altri e con il  mondo, noi esprimiamo la dimensione  delle emozioni a più livelli ben strutturati per aree neurologiche e fisiologiche; mediati attraverso segnali micro-comportamentali del nostro viso e macro-comportamentali del linguaggio del corpo; nonchè dell'esperienza linguistica di accesso per la quale usiamo le parole che corrispondono ad esse: rabbia; irritazione; paura ed ansia; umiliazione e vergogna; colpa e pena; solitudine e frustrazione; gioia e gratitudine; illusione e curiosità; passione ed ammirazione; orgoglio ed ambizione;fiducia e sicurezza etc. Conoscete queste parole... questi suoni ci arrivano familiari, vero? Tutti le abbiamo provate: sappiamo che le prime sono negative e si subiscono! Le altre invece ci piacciono. Ci sentiamo forti nel  sentirle!

Mai, tuttavia, potremmo immaginare, dal punto di vista della più profonda conoscenza di esse, che una  pienezza emozionale aumenta la nostra salute, il nostro benessere.Le abilità emozionali ci mettono in un contatto empatico con gli altri, aumentando la nostra capacità di ascolto e di espressione dei nostri bisogni. Aumentare le capacità della dimensione emozionale ci permette di diventare auto-consapevoli: sapere, ossia, di più su se stessi, conoscere i propri sentimenti e che impatto essi hanno sulla nostra vita. Ci permette anche di conoscere meglio limiti e abilità; e ci guida ad una percezione di fiducia di noi e del valore che abbiamo; permettendoci anche di esprimere il nostro punto di vista, con un senso aumentato di sicurezza di noi e dei nostri mezzi.

Sviluppare il nostro campo emozionale ci fa dominare le paure e controllare l'ansia, trovare la calma per esprimerci, senza perdersi di coraggio ed affrontando situazioni anche complesse; anche gestendo conflitti con gli altri.Che ha anche un effetto sullo sviluppo della nostra capacità a voler spingere e promuovere il cambiamento.

Sviluppare le nostre emozioni aumenta la nostra leadership, ossia il potere che sprigioniamo nella relazione con noi stessi e con gli altri, mostrandoci come esempi coerenti per gli altri, ispirandoli ed esprimendo energia positiva.
Favorire lo sviluppo emozionale ci rende più intelligenti nelle relazioni sociali, facendoci co-operare e lavorare in gruppo, esprimendoci creativamente.  

Nel nostro percorso di vita relazionale abbiamo bisogno di esprimerci nella rete sociale, contesto in cui aumenta la nostra capacità decisionale. Pertanto, le abilità emozionali ci spingono a: saperci muovere nel rispetto dei giusti equilibri, saper rispettare le persone senza entrare in competizione, ma interagendo con esse. 
Le nostre emozioni abilitate ci ispirano a migliorarci e ad avere attenzione a risolvere i problemi verso questa finalità; così come a pensare alla nostra vita in equilibrio tra affetti, impegno sociale e lavorativo.
Una sana vita emozionale infine, e questo supera tutto quanto descritto, ci aiuta a reggere e contrastare positivamente lo stress!
Coltivare le nostre emozioni, far crescere questa energia, produce Eustress, ovvero lo stress che noi definiamo "buono": sapete che questo stress migliora il nostro stato di salute e benessere, rendendoci più longevi?

Tuttavia, la notizia più confortante ed entusiasmante 
è che quest'area emozionale si abilita: la possiamo allenare come quando si va in palestra ad allenare i muscoli. Prendersene cura,  sebbene sia un modo semplice di dire, ci consente che siano poi le emozioni a curarsi di noi, della vita con noi stessi e con gli altri.



Al prossimo post parleremo della "Palestra delle Emozioni”.




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