domenica 26 maggio 2013

RIFLESSI DI PSICOLOGIA QUOTIDIANA: MENZOGNA O VERITA'?

RIFLESSI DI PSICOLOGIA QUOTIDIANA


MENZOGNA O VERITA'?

Il mio post stavolta prende spunto da una visione del film di Akira kurosawa, Rashomon, del 1950.
Il film, che vinse il Leone d'oro al Festival di Venezia, si apre su una scena presso un tempio semidistrutto, dove tre uomini si riparano in una notte buia di pioggia scrosciante.Due di essi narrano al terzo uomo l'uccisione di un samurai da parte di un bandito che, dopo averlo fatto prigioniero, ne violenterà la moglie. 
La centralità del racconto di Kurosawa sta nelle tre diverse verità che i tre protagonisti riporteranno nella narrazione che faranno dell'assassinio.  
La prima verità è quella del bandito che racconterà di aver ucciso il samurai dopo averne posseduto la moglie:soggiogata al suo desiderio ella gli dirà di volerlo seguire, ma solo a condizione che lui uccida il marito.
La seconda verità della donna arriva dal suo racconto:dopo la violenza subita dal bandito, disperata, ella riporterà l'orrore avvertito dal  disprezzo riconosciuto negli occhi del marito; l'indegnità, sentita da lei come punizione ulteriore alla pena, la spingerà perciò, in preda ad un impulso, ad uccidere l'uomo del quale, sino a quell'evento drammatico,  si era sentita la sposa degna. Scapperà, per poi ripararsi presso il posto di polizia dove denuncerà l'accaduto.  
La terza verità sarà quella del marito che "ritornato" nel corpo di una medium, racconterà di aver visto sua moglie accondiscendere all'azione seduttiva del bandito. La donna, poi, gli annuncia che lo lascerà per seguire il bandito;mentre a quest'ultimo, ella chiederà di uccidere il marito. Il bandito, imprigionata la donna, proporrà invece allo stesso marito di ucciderla: perchè ella non merita di vivere per il tradimento e la crudeltà a lui inferti! Ma ella riesce a sfuggirgli, scappa e mentre il bandito la insegue, il samurai, rimasto solo, si uccide trafiggendosi il petto.
Il racconto dei tre personaggi viene offerto alla visione del pubblico: quindi una quarta verità quale ulteriore menzogna! Per lo spettatore, ciò che si vede dovrebbe corrispondere a ciò che è. Ma qual'è la verità?

La verità e la menzogna. Chi mente? Quale è la verità? 

La verità! La sua ricerca inesorabile, caratteristica della condizione umana, traccia le esistenze degli uomini e delle donne.
Il dramma, nel racconto che durerà tutta la notte, attraversato dal suono fragoroso della pioggia incessante, non toccherà affatto il terzo uomo: un ladro, che dopo averlo ascoltato, indifferente lascerà il tempio; mentre si udirà il pianto di un neonato abbandonato lì vicino. E quell'abbandono, che seppure per breve toccherà nuovamente lo sguardo dello spettatore (quella creatura è stata abbandonata da genitori crudeli o invece da una madre disperata che ha sperato di salvarla confidando nell'umana buona sorte?), infine sembrerà una purificazione: una sorta di liberazione dall'orrore e dalla sfiducia, verso una nuova vita che riaccende la speranza e nell'intesa finale, un fiducioso accordo dei due uomini. Uno dei due porterà con sè il neonato;l'altro, un monaco, benedirà in quel gesto una rinnovata fiducia umana. Ormai è mattina, e la pioggia si è fermata. I due si salutano.

Verità di uno dei tre e menzogna degli altri due? 
Ma chi di essi mente? 
E chi mente, mente o rappresenta ciò che lui sente, vede come verità? 
E quale la verità per lo spettatore, non è menzogna anche la sua?

Ho pensato a questo intenso film di Kurosawa semplicemente per  fare un momento di riflessione. Noi umani, ci rappresentiamo la realtà esattamente come una mappa rappresenta un territorio:ma credete che la mappa sia il territorio? No! La rappresentazione della realtà è soggettiva e percettiva, ossia il frutto di un'esperienza percettiva legata ai nostri sensi, attraverso il nostro cervello con cui entriamo in contatto e conosciamo il mondo interno ed esterno.Ciò che vediamo con gli occhi, di fatto, lo vediamo attraverso la corteccia visiva, quest'area delle vie visive poste alla base cranica.

E' dall'esperienza percettiva sensoriale, che si origina la differenza  soggettiva che ciascuno riporta come la propria visione verità. E da qui, il torto dell'altro e mia la ragione; ma se cambia la posizione, il torto e la ragione si spostano. Perciò nessuno ha torto e nessuno ha ragione; o meglio, tutti hanno la propria ragione:
- il proprio sguardo
- il punto di ascolto soggettivo; 
- le emozioni con cui filtriamo ogni cosa arriva al nostro campo percettivo.
Punti di vista soggettivi che, cambiando di volta in volta, rappresentano le cose, gli eventi, luoghi e le azioni come se questi fossero realtà.   
Ma la realtà è soltanto una rappresentazione della realtà!


A presto
La Vostra Annamaria

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