venerdì 13 settembre 2013

SPECIALE LIBERIAMOLE PAROLE
ERRORE

Il mio post precedente "LIBERIAMOLE PAROLE" ha dato spazio alla parola responsabilità (post dell'8 Settembre). Strettamente ad essa connessa è l'altra parole"errore" cui vorrei dedicare questo spazio libero.
Dal lat. error -oris, errore trova la sua derivazione da errare «vagare; sbagliare» . L'andar vagando... peregrinazione, vagabondaggio.
Che esperienza o ricordo avete voi degli errori? Come venivano pesati nella vostra vita da bambini e a scuola, da adolescenti? 

Quanto questa parola-suono implica un disagio nella nostra cultura "occidentale"? Che lo contrappone a "perfetto" in quanto "corretto", assimilando questo alla persona che, infine diventa il suo errore/sbaglio e, al suo opposto, perfetta se l'errore manca. Pensiamo soltanto all'errore scolastico; al monito del "non devi sbagliare"; in cui lo sbaglio è penalizzato. Pertanto, davvero ne è derivata un'accezione negativa ed evitante. 
Sapete(?) che la mente concentrata sull'errore, il cui presupposto è dato dal "non devo sbagliare", in effetti apre la via allo sbaglio:perchè la mente guida il percorso verso l'errore. Noi la consideriamo "autoprofezia verificantesi": a dire che la concentrazione in negativo, costruisce un percorso ansiogeno che, quindi, riduce le capacità di concentrazione ed attenzione, favorendo, al contrario ed esattamente, l'obiettivo paradossale dello"sbagliare".
Nel provare paura di sbagliare, con tutte le conseguenze ed effetti a cui ciò porta, di fatto si sbaglia.
E chiediamoci cosa succede quando l'errore nel lavoro, deve passare al giudizio di un capo, dei colleghi; dei clienti;o quando ancora, l'atteggiamento ed approccio presente nel luogo, la filosofia e le convinzioni, il clima in cui si è, determinano paura e timore. Ambienti in cui troviamo la cultura della colpa perchè si è sbagliato, cosa che finisce di essere generalizzata alla persona stessa, ancora!Se hai sbagliato, allora sei sbagliato o sbagliata...  A monte di questa affermazione, che ha stabilito un legame tra il mio errore e la mia persona; il mio comportamento percepito all'esterno, ma anche  dall'interno, passa all'identità e diventa io errato/sbagliato.
 Quante volte avete trovato nel percorso scolastico insegnanti e maestri che Vi hanno trasmesso il senso di disagio rispetto all'errore, che invece meritava una valutazione!
E nel lavoro, quante volte il giudizio soggettivo prevale e diventa auto-colpevolezza? E così,quello degli altri, del proprio capo-titolare; referente responsabile di settore-area!

Ebbene, collegandomi al senso riscoperto di responsabilità, vorrei ancora  ri-esplorare nella rinnovata parola errore, la possibilità che l'errore sia ben oltre che un vagare, quanto un elemento vitale dell'abilità stessa: tra un'abilità precedente ed una successiva, l'errore è naturale, perchè lo è l'imperfezione stessa! L'errore avviene quando le informazioni di una fase di conoscenza, in cui siamo immessi, non sono ancora ben coordinate.
Dunque, nell'apprendimento dell'abilità è implicito il fallimento, la caduta, l'insuccesso: l'abilità coincide con la perfezione solo per la rapidità con cui si recupera il passo falso, lo squilibrio. L'errore, quindi, è nel percorso stesso verso l'abilità, ne è parte!
Ed all'allievo che chiedeva al maestro di trasmettergli la sua capacità di mantenere sempre l'equilibrio, senza mai cadere, la risposta di Ciosan..."non vedi la mia caduta perchè al tuo sguardo è rapida la mia ripresa".

Al prossimo approfondimento 

Dalla Vostra
AnnamariA 

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