mercoledì 5 giugno 2013

RIFLESSI DI PSICOLOGIA QUOTIDIANA:UNA NUOVA ECONOMIA UMANA SOCIALE



RIFLESSI DI PSICOLOGIA QUOTIDIANA

Una nuova economia che si basi sulla fiducia o ritornare ad avere fiducia in una economia "umana sociale"?

Cari Amici,
Stamane sentivo un tema radiofonico che riportava di un libro scritto da un economista che parla di  "economia olistica" in riferimento ad una nuova economia possibile che ci salverà dai disastri provocati da quella attuale. L'autore sostiene un approccio economico che si basi sui rapporti umani e sull'uomo sociale: l'unico uomo possibile rispetto all'homo economicus che sempre più ha spinto verso un individuo ormai "fuori" dal sistema.


In sostanza l'autore parte dalla Teoria dei giochi proposta da Albert Tucher, matematico, che nel 1950 propose il dilemma dei prigionieri, appunto per spiegare la teoria.
Il dilemma dei prigionieri, tuttavia è stato ampiamente utilizzato nella psicologia di approccio costruttivista. In particolare, Paul Watzlawick nel 1976 così lo presentò in versione originale:
IL DILEMMA NOTO COME:

«IL DILEMMA DEI PRIGIONIERI»


Un giudice istruttore sta trattenendo due uomini sospetti di rapina a mano armata.

Le prove sono insuffi­cienti per portare il caso davanti al tribunale.

Egli fa por­tare perciò i due uomini in due celle separate, in modo che non possano comunicare in alcun modo, e spiega a ognuno di loro, separatamente, che per farli condannare ha bisogno di una confessione.

Se nessuno dei due con­fessa, può accusarli soltanto del possesso illegale di armi da fuoco, un'imputazione che comporta sei mesi di reclu­sione.

Se entrambi confessano, riceveranno la condanna minima prevista per la rapina a mano armata, cioè due anni.

Tuttavia, se a confessare è soltanto uno dei due, questi sarà considerato testimone di Stato e verrà liberato, mentre l'altro riceverà vent'anni, il massimo della pena prevista dalla legge. In queste circostanze insolite cosa possono fare i due indiziati?



La risposta sembra semplice: dal momento che sei mesi di prigione sono senz' altro il male minore in paragone ai due anni -per non parlare dei venti -la logica detta loro di non confessare.

Ma giunti a questa conclusione... nella solitudine delle loro celle separate sorge nella loro mente un dubbio: "E se il mio compagno che certamente capirà cosa sto pensando, approfitta della situazione e confessa? "
Da questo dubbio che avanza... 
Voi che cosa fareste se foste in quella cella? Come rispondereste al "dubbio che avanza"?

 Volete provare a rispondervi e a rispondermi?
Vi aspetto domani, quando andremo a sentire le vostre risposte, che potrete inviarmi sottoforma di commento.

La vostra AnnamariA

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