giovedì 27 giugno 2013

LE CONVERSAZIONI COMPLICATE: Quando le cose semplici...diventano complesse!




"CONVERSAZIONI COMPLICATE" 


Quando le cose semplici...diventano complesse!

  3° PARTE



Ascolta Le mie Parole in rete, Audioblog di AnnamariAgnano, clicca il link qui sotto!

  http://youtu.be/CanlPbo4JW8

I sentimenti, all'interno della propria rappresentazione della situazione, sono diventati  drammatici. Intanto, se siamo in una condizione dilemmatica, come abbiamo analizzato, essi sono cresciuti sotto la spinta doppia: da un lato, del sentire l'esigenza che essi vengano esposti, riconosciuti, ma poi, dall'altro, nascosti ed evitati; cosa che dà loro una intensificata esasperazione. Infatti, se ci pensiamo, affermare e negare nello stesso tempo, crea una sensazione di paradosso confusivo. Pertanto, da soli abbiamo aggiunto uno stato di confusione a ciò che sentivamo, così da peggiorare le cose!

Poi, dobbiamo fare i conti con il senso di colpa: cosa abbiamo sbagliato se siamo messi così? Dove abbiamo mancato se sentiamo questa sospensione- malessere-disagio? E presi, catturati dai contenuti, sui quali ci interroghiamo, come se facessimo vere e proprie inquisizioni interne, evitiamo di realizzare che in quel momento più ci facciamo domande, più rispondiamo alle domande, più ci facciamo domande se rispondiamo. Come E.Kant ci invitava a considerare, nelle domande sono implicite le risposte, così, quelle buone funzionano; ma, nello stesso modo funzionano anche quelle cattive! Si innesca così un meccanismo paradossale che ci crea una sorta di vortice nel quale il sentimento non può che essere di angoscia,con effetti appunto vorticosi.

Consideriamo che è il meccanismo in sè a costruire l'angoscia. Fermiamolo, blocchiamolo! Inchiodiamolo!

Utilizziamo il silenzio come risposta! 
Il filosofo greco, Epitteto, di cui Vi suggerisco di leggere il testo illuminante" Manuale di Epitteto" che è un "magnifico"  trattato sul senso di responsabilità, apporta rilievi interessantissimi sul senso di colpa, suggerendoci di sospendere "le certificazioni" legate ai nostri giudizi interni. 

Chiediamoci, invece, quali siano i messaggi che i nostri sentimenti ci stanno inviando!
Esattamente come un messaggero, l'emozione elaborata è un conduttore di informazioni sul nostro stato delle regole e dei valori in gioco nella situazione che stiamo vivendo con l'altra persona.  

Decidiamo, quindi, di trovare nella conversazione con l'altro, lo spazio per rendere pubblico il sentimento, dichiarandolo e scegliendo di esprimerci in prima persona" Questo è il mio punto di vista, la mia versione...che può non essere vera per te...ma ora puoi considerarlo..." (la parola considerare viene dal latino "sidus-sideris"; e "con" che vuol dire unione, ha significato di "stare con le stelle: "stare dall'alto (dell'aver studiato)" che era riferito agli àuguri, sacerdoti latini che leggevano il futuro ed avevano il compito di studiare, capire il rapporto tra le cose, scoprire la verità)!


I sentimenti,le emozioni, una volta che trovano luoghi di accesso costruttivi, cessano di essere paradossali. 
Potreste mai pensare che "arrabbiarvi" aumenti la rabbia? Dico questo perchè nella nostra cultura, esiste, riconosciuto con valore di forte credenza, che "sfogarsi" serva a stare meglio! Ed invece è esattamente il contrario...Questo è totalmente falso, per come funzioniamo e per le influenze che il linguaggio, verbale e non verbale, ha sulle nostre emozioni: infatti, più ci arrabbiamo, più aumenta la rabbia!

La rabbia è come la slavina giù per la discesa, che diventa valanga a valle! E' questo meccanismo che "condiziona" il senso che stiamo attribuendo ai fatti, alle cause ed effetti, alla persona e a quanto pensiamo che lei pensi secondo ciò che noi pensiamo!

Prendere consapevolezza di ciò, fa sì che il cambiamento diventi realistico!
E questo è di nostra totale responsabilità! Ossia, una abilità di risposta diversa ci attende!Proviamo a "cambiare la parola": responso ed abilità diventano nuovi termini della situazione.La respons/abilità è una opportunità: 
#cambio il mio sentimento perchè lo rendo pubblico all'altro;
# lo comunico come mio, del tutto personale, perchè è legato alla mia versione delle cose; 
#divento abile e determino un cambiamento del mio stare. Infatti, così sto meglio.  Ho"autenticato"( ossia reso valido, come la parola mi suggerisce, nell'unico possibile luogo con l'altro), il dialogo, che nella sua derivazione dalla parola greca, sta per conversare con l'altro.
Ecco, infine, la conversazione è diventata semplice perchè finalmente è stata portata in relazione alla conversazione con l'altro; ed era difficile e complicata, perchè tentavamo di affrontarla nel chiuso della nostra soggettività, in dialogo interno. Una logica che serviva a costruire la complessità!

Come va? Cosa pensate nel riconsiderare le cose nella visione che vi ho svelato? 
Riflettete e fatemi sapere con vostro commento!

A presto.
La Vostra AnnamariA


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