RIFLESSI DI PSICOLOGIA QUOTIDIANA
Quando affidarsi ad una” buona psicoterapia"
Chiedere aiuto oggi non è sicuramente semplice, anzi
può diventare molto complicato, per chi soffra di un disturbo psichico o disagio psicologico che limita e
condiziona la sua persona, la vita e le relazioni.
Infatti, lo scenario delle professioni di aiuto si presenta
intricato, in quanto, con la liberalizzazione
delle professioni, diventa necessario equipaggiarsi per distinguere tra le differenti
figure e professionalità attuali capaci di dare risposte adeguate!
Qual è la
differenza tra queste figure e cosa deve sapere chi soffre di disturbi d’ ansia, o del sonno, piuttosto che sia afflitto da disturbi
psicosomatici, o ancora che si ritrovi a vivere con il panico! Chi si senta
depresso o ancora sia nel pieno di un
conflitto relazionale; quando non si trovi a fronteggiare un conflitto
lavorativo.
Occorre da subito
sapere che la figura del counselor è diversa da quella dello psicologo e dello
psicoterapeuta.
Nel nostro scenario italiano, così come regolato, il counseling è un approccio all'ascolto della persona che nella professione psicologo è stato e viene praticato come prassi psicologica.
In un qualsiasi momento di vita la persona può trovarsi a provare confusione o indecisione relative ad una scelta da fare; oppure a decidere un cambiamento. In tutte e due le situazioni, laddove la percezione della persona è di non avere le necessarie risorse, si ricorre al counseling.
In tal caso, il counseling implica l'ascolto: non viene fatta una cura psicoterapeutica, caso in cui si
rendono necessarie competenze ed abilità specialistiche specifiche; e nemmeno una diagnosi di un disturbo.
Attualmente la pratica del couseling viene fatta anche senza una laurea in psicologia, da operatori che attraverso un percorso li porta a sviluppare tecniche di ascolto attivo utili per affiancare la persona.
Lo psicologo è un
professionista laureato ed abilitato
ad esercitare la professione, iscritto all’Albo degli psicologi: è in grado di
fare una diagnosi attraverso strumenti psico-diagnostici;di usare parola e
tecniche riconducibili alla teoria di sua formazione.
Pertanto è in grado di praticare il counseling; ma non di fare psicoterapia.
Lo psicoterapeuta è
un laureato e specializzato con una formazione quadriennale, abilitato quindi
all’uso di metodologie e strumenti terapeutici specifici, relativi alla scuola
di formazione di provenienza, sul Modello delle psicoterapie, quali quella
psicoanalitica, cognitivo comportamentale; sistemica; breve strategica. Non
prescrive farmaci e tuttavia, in alcuni
casi, opera unitamente con lo psichiatra combinando la psicoterapia con la
psicofarmacologia.
Sulla base della formazione e dell'approccio psicoterapeutico,uno psicoterapeuta può essere in grado di affiancare percorsi di counseling; coaching e training di cambiamento orientato allo sviluppo di abilità.
Il luogo spazio di
una psicoterapia efficace: come riconoscerla. Lo spazio
terapeutico prevede una alleanza terapeutica, uno spazio
conoscitivo, un orientamento terapeutico comunicato e condiviso; dopo di che,
sulla base del modello di riferimento esplicitato, (oggi e' normativamente previsto
che lo psicoterapeuta proceda per un consenso informato, specificandolo oltre
al segreto professionale già garantito in virtu' del codice deontologico che lo
ispira e regolamenta). La persona viene guidata attraverso un protocollo
indicato dal terapeuta, sulla cui base vengono definiti veri e propri obiettivi
con:
# una buona messa a fuoco del disturbo;
# delle sue
caratteristiche e di come si evidenzi e viene vissuto;
# attraverso domande
guidate che conducono entro un percorso rivisitato del problema.
Nel
ripercorrerlo, per esempio nell’approccio strategico breve, la persona viene
guidata con una modalità di dialogo
volta a districare risposte verso un percorso sempre più in sintonia con la sua
rappresentazione percettivo-sensoriale elaborata, e sin dalle prime sedute, ci
si potrebbe stupire nel sentire che il terapeuta sembra sapere esattamente come
stanno le cose!
La scoperta e' un altro elemento fondamentale ed anche un momento
verità, ossia non semplicemente ascolto del terapeuta in quanto "fonte"
veritiera; certo,ci si dovrà affidare alla sua conoscenza in quanto esperto!
Ed
oltre, tuttavia, in una fase del percorso, una psicoterapia efficace permette
di poter esplorare, misurando se stessi con quegli attrezzi che il terapeuta dispone,
per muovere un'esperienza concreta o predisporre ad essa, come a misurarsi con
essa e con se stessi"integrati"da quelle modalita' innovative
terapeutiche.
Conoscersi, quindi, attraverso un'esperienza correttiva e nuova
rispetto a quella precedente, per scoprirsi e riscoprirsi attraverso nuove
risorse, mai conosciute sin a quell’esperienza di sé rinnovati.
Questa esperienza innovativa sarebbe una "ristrutturazione". Il risultato
sarebbe esattamente come per la ristrutturazione di una casa di cui vengono
conservate le parti buone ed aggiunte altre nuove, che valorizzano il tutto in
una bella e solida struttura nuova ed integrata! Arrivati a questo punto della terapia, lo
psicoterapeuta guida alla ripetizione di queste modalita' nuove per favorire il mantenimento del risultato
conseguito, sino ad abilitare un nuovo
confronto tra la idea o rappresentazione di sè passata e la nuova attuale;
raggiungere la consapevolezza di aver superato una rigidità relativa al disturbo
ed ai suoi effetti di disagio, con la sensazione che le cose non sono piu' come
si pensava prima.
Come se si fossero
cambiati gli occhi!
Spesso accade che la persona lo dichiari apertamente,
usando il tempo imperfetto” sentivo che non ne sarei mai uscito”. Oppure
confrontandosi con se stesso di ieri rispetto a quanto, oggi, sta sperimentando
di sé, in modo del tutto differente.
Qualche giorno fa, un giovane uomo arrivato con un quadro d’ansia
severo, dopo alcune sedute, riportava questa rappresentazione del suo vissuto
attuale” mi sono guardato come se fossi
dall’esterno, come avessi un terzo occhio e mi sono quasi preso in giro da solo
per come in quel momento e da quella posizione, trovassi assurdo quelle
sensazioni che prima mi avevano intrappolato, gettandomi nella più totale
depressione!”
La fase della "visione"
E siamo in una fase finale del lavoro terapeutico, con la super-visione del terapeuta,quando si
arriva a consolidare e a cognitivizzare l’esperienza esplorativa praticata:# a rileggere il lavoro svolto,
#a rivederlo come da spettatori/spettatrici di
un film del quale si è stati
protagonisti,# ma anche co-registi nell'intreccio del tempo-spazio terapeutico.*
Il linguaggio con se stessi ora fluisce, gli strumenti
vengono padroneggiati. La visione si è allargata.
Ci si sente oltre! E lo
sguardo è più disponibile ad andare a cercare, a correggere e a confermare il
nuovo, ad incorporarlo. Sino a sentirselo come sempre più familiare...
Una familiarità che, naturalmente, dovrà essere misurata nel tempo attraverso la fase del controllo.
Un tempo di controllo stabilito e definito per monitorare il mantenimento ed il risultato raggiunti.
Il vero viaggio di scoperta
non è vedere nuovi mondi,
ma cambiare occhi.
Marcel Proust
non è vedere nuovi mondi,
ma cambiare occhi.
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